È stata una settimana terribile per la musica soul. Ieri ci ha lasciati Etta James. Però aveva una certa età, si sapeva da tempo che era gravemente malata ed è fantastico che si sia congedata con il suo album più bello e di maggior successo (“The Dreamer”) da diversi decenni in qua. Martedì se n’era andato Johnny Otis, il bianco più nero che sia mai esistito. Però aveva la bellezza di novant’anni, ha avuto una vita stupenda e attiva fin quasi all’ultimo e insomma non è il caso di indossare gli abiti del lutto quanto piuttosto di levare al cielo un ideale calice e celebrarne il genio, in particolare di talent scout e pure Etta James l’aveva scoperta lui. A me è dispiaciuto soprattutto che lunedì sia scomparso Jimmy Castor, che qualche anno in più poteva durare (ne aveva settantuno, sessantotto oppure sessantaquattro a seconda della fonte cui si decide di prestar fede) e della cui dipartita non si sono accorti in molti. Peccato, ma peccato davvero. Perché Castor, che ha traversato la storia della black music dall’era del doo wop a quella della disco raccogliendo per strada un discreto numero di hit, è stato un grande. In particolare nel suo periodo più funk, la prima metà dei ’70, quando regalò al mondo una serie di canzoni spettacolarmente sudate, salaci e spassose. Ecco, a me piace ricordarlo così…
Ciao Eddy, sono un lettore del Mucchio, e ti seguo con piacere vista la tua competenza in materia di black music, ma non solo…
Non conosco molto bene Jimmy Castor, per cui la prima cosa che mi viene da chiederti è di stilare una mini-lista, di almeno 3 titoli, per approfondirlo.
Ho letto che viene dal mondo del doowop, cosa interessante, quindi magari almeno un titolo di quella era è ben accetto.
In più, mi chiedevo se secondo te tra i grandi dimenticati del soul c’è anche Joe Tex, ho un amico che spesso fa dj-set con rarità in vinile soul, rn’b soprattutto del periodo ’50-’60 e mi dice sempre che secondo lui Joe Tex meritava una visibilità maggiore di quella che ha avuto.
Concordi?
Joe Tex è un grandissimo, certamente non dimenticato ma altrettanto certamente un po’ sottovalutato. Forse anche perché morì troppo giovane e non ha potuto dunque regalarci un qualche spettacolare ritorno alla Solomon Burke, alla Al Green, alla Howard Tate.
Per quanto riguarda Jimmy Castor, non vanta album che possano dirsi imperdibili in toto. C’è in compenso una sua raccolta – questa: http://www.allmusic.com/album/the-everything-man-the-best-of-the-jimmy-castor-bunch-r230683/review – che è assolutamente superlativa, con dentro più o meno tutte le hit e non solo quelle.
La raccolta è davvero fenomenale, sì. Quest’estate la proposi a un amico – grande appassionato di Americana, ma non troppo di soul ed r & b – come ascolto di andata e ritorno sulla via per un concerto di Joe Ely, la scorsa estate. A parte farsi stramazzare dalle risate, se lo è procurato il giorno dopo o quasi…