Kool And Together – Original Recordings 1970-77 (Heavy Light)

Provvede Brett Koshkin in un articolo che occupa sei pagine e mezza dell’ottimo libretto a narrare la piccola saga di questo gruppo a conduzione famigliare di Victoria, cittadina al centro del nulla più nulla che ci sia (a due ore di macchina da qualunque altro luogo abitato di una qualche rilevanza, ci informa Koshkin) nel Texas meridionale. Stupirsi se della pur discretamente lunga – ahem – carriera di padre e figli (ebbene sì) nessuna eco si propagava oltre Houston, Austin o San Antonio? Fintanto che non era finita da un pezzo e qualche dj, messe le mani su un 45 giri ustionante come da titolo, Sittin’ On A Red Hot Stove, non cominciava a farne salire le quotazioni (roba da centinaia di dollari oramai) aprendo nel contempo una caccia agli autori in stile “Chi l’ha visto?”. I risultati dell’indagine sono ora di pubblico dominio ed è un bell’ascoltare per chi di Hendrix, di Sly Stone, di James Brown, del primo Curtis Mayfield solista (il più rock) o dei Black Merda (per entrare in zona “culti”) non ne ha mai abbastanza. Troverà qui una dose generosa (diciannove brani, sessantaquattro minuti) per alimentare il suo vizietto. Roba buona, talvolta buonissima e oltre al brano summenzionato citerei almeno un’ultrapsichedelica If You Can, una languida Magic Words e una Get Your Feet Off The Ground che (fatte le debite proporzioni) sistema Sylvester Stewart alla testa dei Led Zeppelin.

3 commenti

Archiviato in ristampe

3 risposte a “Kool And Together – Original Recordings 1970-77 (Heavy Light)

  1. Robymrt

    ..conduzione famigliare..hahaha…Grazie Eddy!

  2. stefano piredda

    A proposito di ristampe, o venerato maestro….
    E’ uscita quella di WHO’S LANDING IN MY HANGAR degli Human Switchboard, un mio vecchio pallino.
    Ne parlerà qualcuno (ne perlerebbe qualcuno), secondo te?
    Giusto perché erano grandi e magari c’è in giro qualcuno che non li ha mai ascoltati…
    Un saluto.

    • Io pensavo di scriverne già prima che uscisse la ristampa, proprio per sottolineare come fra i grandi classici underground USA di quegli anni solo lo Human Switchboard (una volta riediti i Pylon) mancasse ancora all’appello. A maggior ragione dovrei allora scriverne adesso. Lo farò senz’altro e anche abbastanza a breve, devo solo decidere dove.

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