Non si esce vivi dagli anni ’80 (3)

La volta che credevo fosse il futuro del rock’n’roll e invece era un calesse.

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13 risposte a “Non si esce vivi dagli anni ’80 (3)

  1. Andrea Peviani

    Rabbrividiamo… Questo l’avevo mancato di poco (il mio primo Mucchio e’ di inizio ’84) ma ricordo bene le recensioni di album e singoli. Effettivamente eri stato un po’ imbarazzante, ma ricordo che ti eri pentito quasi subito. Di quelle band del rock anni ’80 gli Alarm erano effettivamente l’anello più debole. D’altra parte era facile e anche giusto esaltarsi per quelle canzoni adolescenziali piene di Clash-Dylan-Springsteen; era anche la prima volta che ci trovavamo con queste riprese che da li’ in poi ciclicamente si sarebbero ripresentate. Per la nostra generazione anche i dischi oggettivamente meno validi come questi portano comunque il ricordo di tempi in cui alla musica si dava grande valore. Mentre, per dire, coi Libertines o altri “ripetenti” della lezione Clash, finiti i 2-3 giri di eccitazione automatica, subentra la noia per la vanità di certi esercizi di coolness. Per questo non trovo giusto il destino critico che ha relegato i buoni vecchi Alarm a macchietta e stereotipo anni ’80 mentre a un cazzone come Pete Doherty non pochi continuano a riconoscere uno status da Artista e Voce di una generazione. Comunque dopo essere decaduto allo stato di cammello ti sei subito ripreso nel cammino verso lo stato di Venerato Maestro!

    • Non offenderei mai un’intera generazione eleggendo Pete Doherty a sua Voce e però, oggettivamente, le canzoni dei Libertines sono altra e superiore cosa, mediamente, rispetto al repertorio degli Alarm. Comunque sì: rabbrividiamo. Ma tanto tanto.

  2. posilliposonica

    Anche per loro come per i Big Country fu l’uscita del secondo album
    a spegnere ogni speranza/illusione.Per i gallesi fu Strenght per gli
    scozzesi Steeltown: entrambi indifendibili. O no ?

  3. david mariotti

    Col senno del poi si può dire che ti lasciasti prendere un pò la mano, ma in parte lo trovo ancora comprensibile. I Clash si stavano disgregando e c’era una gran voglia che venisse fuori qualcuno pronto a raccoglierne l’eredità barricadera. Gli Alarm si presentarono con un pugno di canzoni un minimo acerbe ma ancor oggi più che dignitose -penso a The stand o a Lie of the land- alla luce delle quali si poteva prospettare una carriera certo ben più fortunata e di maggior spessore artistico di quel che fu. Chi avrebbe potuto immaginare che il meglio l’avevano già dato con quell’EP?

  4. stefano piredda

    Erano terrificanti, gli Alarm. Ma poi hai fatto e scritto altro…

    (senti, non c’entra una cippa, sono giorni che ci penso, potrei andare a controllare ma non ne ho il tempo e insomma: fosti tu, sul Mucchio anni Ottanta, ad occuparti dei Woodentops di Rolo McGinty? Ecco, parlando di anni Ottanta, perché ricordarsi di ‘sti poveri diavoli di Alarm quando uno si può ricordare dei Woodentops?)

  5. david mariotti

    La passione sincera, la buona fede e la giovane età sono delle attenuanti delle quali si deve tener conto in casi come questo. Immagino che all’epoca di quell’articolo tu fossi innamorato perso del rock’n’roll e poco più che ventenne. Se non ci si entusiasma -a volte anche oltre misura- a quell’età, allora quando?
    Pensa te che quando uscì Cut the crap la felicità di avere tra le mani un nuovo disco dei Clash fu per me talmente tanta che mi sembrò quasi bello come London calling.

  6. Giancarlo Turra (Devoto come Howard)

    Confermo che fu Eddy a occuparsi dei Woodentops, agli inizi. Con un articolo sui suiin della nuova Uk, assieme a Housemartins e Easterhouse. Vado a memoria, ma credo di non sbagliare.

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