Non si esce vivi dagli anni ’80 (6)

E finalmente un po’ di America.

19 commenti

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19 risposte a “Non si esce vivi dagli anni ’80 (6)

  1. posilliposonica

    Uno degli esordi piu’ superbi degli anni ottanta a stelle e strisce.
    Non sono diventati un fenomeno di massa, ma il riconoscimento
    della loro grandezza e’ oggi riconosciuta da critica e pubblico.
    Peccato che il secondo album (Hallowed Ground) sia stato meno
    ascoltato: meno diretto,piu’ introspettivo,ancora piu’ rurale ma
    altrettanto indimenticabile.

  2. david mariotti

    Non saprei davvero quale scegliere tra i primi due dischi dei Violent Femmes. L’omonimo contiene canzoni intramontabili ed è più frizzante; Hallowed ground testimonia di una band che non voleva sedersi sugli allori.
    Tu che ne dici?

  3. Andrea Peviani

    Fa impressione l’immagine di te giovanissimo che sfogli le tue collezioni di riviste internazionali per scrivere queste due paginette. Il problema di internet non e’ tutto troppo facile, ma l’idea che non serve niente di proprio per conoscere la musica. Ricordatevi di questo quando giudicate il nuovo Mucchio migliore di quello degli anni ’80: essere senza Stefani e’ un risultato notevole, ma non basta. L’avevate gia’ raggiunto 25 anni fa, ed e’ uno dei motivi che rese Velvet la miglior rivista italiana di sempre. Scusami, non c’entra niente, ma ho letto le vaccate che girano su Facebook in questi giorni e sono un po’ intossicato…

    • Io ho vissuto le due epoche e dire che sono felice che si siano materializzati il pc, il dtp e Internet sarebbe a dir poco un eufemismo. Quando cominciai, mettere insieme notizie su nomi appena apparsi alla ribalta – o più in generale su chiunque non fosse già materia da enciclopedie – era una fatica pazzesca (anche con dei costi pazzeschi) e oltretutto costantemente a rischio di sfondone. Non tornerei indietro per nulla al mondo, nemmeno per riprendermi i ventidue anni che avevo quando scrissi questo pezzo.

      • Andrea Peviani

        E’ bello risponderti dal treno con l’Iphone, per cui certo che non vogliamo tornare indietro. Pero’ quello che sei oggi lo devi anche alla fatica dei tuoi primi anni, e sono abbastanza certo che la prossima generazione non avra’ un Cilia. I tuoi dischi, le tue riviste, la tua roba in generale: ecco questo nell’Ipod e nell’Iphone secondo me non ci sta… Pero’ una classe di bambini zompa e canta i Ramones… Per cui qualcosa ci sara’ ancora (grazie!)

      • E non abbiamo nemmeno menzionato quanto fosse, oltre che costoso, spesso difficilissimo recuperare le discografie sulle quali arrivavi in ritardo. Una roba da incubo, altro che eMule o Torrent o Amazon o iTunes. A me andava di lusso che, oltre ad abitare in una grande città, potevo spesso usufruire delle collezioni imponenti di alcuni amici.

  4. stefano piredda

    E comunque è troppo vero che la prossima generazione non avrà un Cilìa.
    La scuola è un buon punto di vista. credimi…

    • Per mia forma mentale tendo sempre ad avere fiducia in chi arriva dopo, a dargli una possibilità. Nondimeno devo prendere atto che sono ormai diversi anni che nel panorama della critica italiana non si affaccia una firma nuova di spicco e che, quando salta fuori qualcuno che pare promettente, finisci di norma per scoprire che è più vicino ai trenta (quando non li ha già superati) che ai venti. A discolpa delle giovani generazioni posso dire che si trovano di fronte al problema opposto rispetto a quello che dovevo gestire io: io diventavo matto per scovare le informazioni, a loro tocca uscire pazzi per selezionarle. Per uno che comincia (e che oltretutto si trova a dovere recuperare alcuni altri decenni di musica) secondo me è peggio la seconda che ho detto.

  5. stefano piredda

    E infatti. Troppa roba tra cui districarsi.
    E pure troppa pappa pronta.
    I miei colleghi del Liceo mi dicono che devono combattere un sacco contro la pratica di pescare su internet le versioni di latino tradotte.
    Un bravo professore non si fa prendere per il culo, certo.
    Ma i ragazzi fanno così. E lo fanno quasi tutti.
    Una tristezza.

  6. stefano piredda

    Ti aiuto io: un fondatore di riviste musicali!

  7. giorgiovinyl

    Anche per noi appassionati era un’impresa trovare i dischi… mi ricordo di quanto aspettai per mettere le mani su Happy Nightmare Baby degli Opal… c’era più gusto però…

  8. Giancarlo Turra

    Ti godevi di più le cose, per il semplice motivo che faticavi come un mulo per cercarle. E quando ti si materializzavano in mano dopo averne lette meraviglie, era un’epifania. Figurarsi metterle sullo stereo, gesto che a volte assumeva toni da rituale iniziatico (“mi piacerà? mi piace ! mamma mia che roba favolosa! il mio mondo si è appena ribaltato…”)

  9. giorgiovinyl

    Per non parlare che molti dischi si compravano a scatola chiusa dopo la recensione del proprio critico di riferimento, altro che download… anzi tu Eddy eri estremamente affidabile da altri critici ne ho preso pacchi…

  10. Giancarlo Turra

    Pat Thomas – “It’s a Long, Long Way to Ohama Nebraska…” 😀

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