C’è un pensiero molesto che un po’ mi sciupa il godimento, che sarebbe se no senza limiti, che da qualche giorno sta regalandomi quello che per l’uomo nato Malcolm John Rebennack dovrebbe essere, se non ho sbagliato i conti, il ventiseiesimo album in studio da solista. E il pensiero suddetto è il seguente: che non poteva darsi conferma più eclatante, nel primo quarto di 2012, di come il rock non goda di una salute esattamente splendida del fatto che i due dischi nettamente più memorabili (a parte il Decemberists che però è un live) li abbiano spediti nei negozi il settantasettenne Leonard Cohen e il settantunenne Dr. John. Che poi, a essere pignoli, sono il primo un cantautore e il secondo uno inclassificabile – se non alla voce “New Orleans” – ma che di solito negli scaffali finisce nella sezione “rhythm’n’blues classico”. E però, insomma, ci siamo capiti. Dove sono i giovani leoni e che ne sarà di questa musica quando i vecchi, inevitabilmente, prenderanno congedo? Dove diavolo è chi dovrebbe raccogliere la fiaccola? Prova a impugnare il vessillo delle generazioni presunte in ascesa Dan Auerback, che proprio di primissimo pelo non è manco lui, visto che a breve festeggerà il trentatreesimo compleanno, e nondimeno il debutto con i suoi Black Keys lo diede alle stampe fresco ventitreenne. Ce ne fossero tanti altri così! Da produttore si era già dato parecchio da fare (una quindicina i titoli in curriculum e fra questi gli ultimi due – in tutti i sensi – Nathaniel Mayer e il pregevole esordio di Jessica Lay Mayfield) e tuttavia niente poteva fare prevedere un exploit del livello di “Locked Down”: che con una regia meno centrata e brillante non sarebbe venuto il mezzo – o forse intero – capolavoro che è.
Non posso affermare di avere seguito con particolare attenzione le avventure del Night Tripper in questo secolo seminuovo. Quanto ho ascoltato mi è però sempre piaciuto. Quanto ho ascoltato mi aveva fatto venire voglia di frequentare più assiduamente quest’uomo e ogni volta mi aveva indotto a riprendere in mano i suoi classici: “Gris- Gris”, “Gumbo”, “In The Right Place”… Manca nella mia collezione, e mi sa che a questo punto devo assolutamente rimediare, un altro LP di quei favolosi primi ’70 e di ottima fama che si chiama “Desitively Bonnaroo” e che dal 2002 battezza un festival a Manchester, non Inghilterra bensì Tennessee. Il Dottore è ospite ovviamente immancabile ed era lì che Auerbach si proponeva. Non so se gliel’abbia messa così, ma secondo me il piano era quello di diventare per Dr. John ciò che Rick Rubin fu per Johnny Cash. Rubin non reinventò l’Uomo in Nero. Gli ricordò piuttosto chi era stato e lo mise nella condizione di tornare a esserlo. “Locked Down” fa esattamente lo stesso aggiornando al XXI secolo l’inimitabile pastiche di funky e rock’n’roll, psichedelia ed errebì, jazz, blues e misticismo vudù di “Gris-Gris” e immediati successori. Lucidandone i suoni senza levigarli e per rendere l’idea si potrebbe dire che, fosse un programma televisivo, questa sarebbe la versione in HD. Disco strepitoso nel riassumere un suono e una carriera aggiungendo nel contempo un qualche ineffabile di più: la battuta che è quella dell’hip hop nell’infervorarsi di gospel di Kingdom Of Izzness e nella sferzante funkadelia di Eleggua, un tocco Gnarls Barkley (ma alle prese con Tom Waits!) in Big Shot. Quando la traccia omonima è Jimi Hendrix ce l’avesse fatta a darsi sul serio al funk, Getaway sono i Little Feat, The Band e i Grateful Dead che sfilano a una parata carnascialesca e You Lie… be’, sì, la si riascolterebbe volentieri giusto dai Black Keys. Più indimenticabile di tutto il resto è Revolution: Sun Ra, Duke Ellington e Mulatu Astatke riuniti chez Stax.
Mi hai incuriosito con questa recensione Eddy. El Camino dei Black Keys è un gran disco, se poi il Dr. John torna alla forma dei primi dischi…
Se i primi album di Dr. John ti piacciono è impossibile che non ti piaccia anche “Locked Down”. Che riesce a essere insieme – e molto del merito di questo è della produzione – “moderno” e fuori dal tempo.
Parlavo con un amico prima del conerto dei Meat Puppets – no, Maestro, non quello là: un altro – del fatto che le nove leve, una volta, possedevano la bruciante urgenza che rendeva i vecchi rockers dei tromboni artritici. A un certo punto, però, la tendenza si è invertita, verso la fine degli Ottanta: i vecchi han preso a risfoderare artigli e far dischi grandiosi; i nuovi nomi, soprattutto nell’ultimo decennio, vengono al mondo già vecchi, stanchi, risaputi. Fatte le dovute eccezioni, ovviamente. Ma la tendenza resta quella: sono smaliziati, si vestono bene, ma gli manca la voglia di mangiarsi il vecchio mondo e risputarlo fuori come lui vorrebbe che fosse; quel marchio di fabbrica delle band giovani. Forse è il mondo a non essere più lo stesso.
Se fai un attimo mente locale ti renderai conto che, verso la fine degli ’80, quelli che erano considerati grandi vecchi erano in realtà ancora lungi dai cinquant’anni. Non dico che oggi verrebbero considerati giovani ma quasi.
Verissimo, oggi sarebbero un grupo nella norma. I Radiohead oggi han la stessa età dei Pink Floyd sbeffeggiati dal punk. Avevo infatti in mente un rapporto giovani/vecchi in chiave – per cosi dire – “settantasettina”. Che poi sappiamo tuti come è andata a finire, e come va a finire regolarmente: che chi nasce anarchico muore prete ecc. ecc. Oggi, di anarchici in giro non ne vedi però molti: forse non “servono” più, o non c’è più niente da strapazzare per farlo rinascere?
Ecco, poi mi meraviglio se mi sveglio con l’emicrania…
Che fortunatamente non è contagiosa, cazzarola.
In altre parole: quando nacque cohen sulla germania incombeva la notte dei lunghi coltelli. Mentre toccava a dr john, mussolini ci portava in guerra contro il resto del mondo. Che detta così fa ancora più impressione, mi sa.
Maestro, secondo te si potrebbe metterla così, che anche il rock, come la letteratura, è in una tremebonda fase postmoderna: senza centro, senza idee forti, dominato dal “pastiche”, da un pluralismo infinito di proposte che non vanno bellamente, e consapevolmente, verso alcuna direzione precisa?
…e grazie per le belle parole su dr. John: me lo sto godendo da ieri. Leggo che nel corso del 2012 altri supergiovani ci regaleranno il loro disco d’esordio: dead can dance, neil young, patti smith, forse bob dylan e i rolling stones. Son preoccupato, ma pure contento.
Se anche uno solo di tutti i nomi che citi fa un disco del livello di “Locked Down” c’è da stappare la proverbiale bottiglia.
Concordo. Ho sentito Locked down da poco e mi sembra proprio un bel disco anche se non scomoderei la parola capolavoro. Un paio di soli di chitarra mi son sembrati straorrdinari però, la quintessenza del r&r.
Il rock è entrato nel post-moderno (leggi: pastiche consapevole e ironico) con il glam. Almeno per come la vedo io. Oggi mi sa che siamo in pieno nell’epoca del “tempo orizzontale”, per come la spiega Reynolds: non ci is muove può per cerchi concentrici di ricorsi storici, ma c’è un movimento confuso e zig-zagante su un piano.
Secondo me il glam di consapevolmente ironico non aveva poi tantissimo. Lo si è visto così a posteriori.
I Roxy/Bolan/Bowie, però…
Caro Maestro, lei ha colto nel segno: Locked Down é un capolavoro assoluto. Il Dottore e il giovane hipster hanno trovato la formula del funk 2.0 mettendo in infusione il voodoo di Gris Gris e Babylon nel blues al cromo della band di Akron. Riff acuminati, groove mozzafiato e le McCrary Sisters come background vocalist gli ingredienti essenziali della pozione. DA FONK GOES ON FOREVER!!! MammoFunk.
Caro Eddy, a proposito di Gris-Gris mi è venuto in mente soprattutto McFarlane Gregory Anthony Mackey in arte Exuma. Sarà possibile leggere una sua retrospettiva in futuro su queste pagine? Grazie e complimenti per il blog
Una retrospettiva magari no. Un “culto” molto probabilmente sì. Grazie a te che mi segui.
Quando escono lp così ti viene voglia di chiuderti in casa e non uscire prima di una settimana!! Per me vale Gris Gris e Gumbo,il suono è perfetto e le canzoni,beh Revolution,God’s Sure Good,You lie e Getaway sono grandi!
Oltre a quelli citati,quali altri album mi consigli,visto che non ho poi molto?Grazie e buona estate.
A me piace molto anche “In The Right Place”. E, nella discografia più recente, “N’awlinz”