Iggy Pop – Après (Vente Privée)

Sessantacinque anni compiuti da poco, Iggy Pop ha un problema: non ha ancora scelto cosa fare da grande e alla sua età è un bel cazzo di problema, trattandosi sostanzialmente di decidere che ricordo lasciare di sé. E mi chiedo se sia più ignobile seguitare a scondinzolare per palchi recitando per la milionesima volta I Wanna Be Your Dog (in mezzo al pubblico non si butta più dacché alla Carnegie Hall si schiantò in platea; ma cristo! ti lanci fra gli spettatori della Carnegie Hall e ti aspetti che quei coglioni ti prendano al volo?), oppure incautamente rammentare à tout le monde, e lo scrivo apposta in francese, lo iato qualitativo fra la produzione Stooges (tre-capolavori-tre; il quarto Stooges è come Scaruffi: non esiste) e la media di una discografia da solista con dentro ben poco di indimenticabile. Dopo un inizio esaltante (ma “The Idiot” e “Lust For Life” sono album di David Bowie quasi nella stessa misura in cui sono di Iggy), perennemente irrisolta fra il certamente comprensibile ma velleitario desiderio di forgiare nuove No Fun, nuove TV Eye, nuove Search And Destroy e l’ansia di distanziarsi da quel cliché. Ora corteggiando la new wave, ora un punk che senza di lui si fa fatica a immaginare, ora il metal. Non credo sia un caso: post-’77 l’unico disco grande sul serio del Nostro è “Brick By Brick”, in cui per una volta non faceva il verso né a se stesso né ad altri e, restando miracolosamente 100% Iggy, era Pop (power) come non mai.

Per quanto non il primo tentativo dell’uomo nato James Newell Osterberg di reinventarsi artista “adulto”, nel 2009 “Preliminaires” aveva lasciato di sasso gli astanti con il suo mischiare jazz tradizionale e chanson, scampoli di Brasile e inchini ideali a Leonard Cohen. Diciamo che si era stati benevoli nei suoi confronti. Diciamo che se n’era apprezzato il coraggio e lo si era archiviato in fretta. Ma dopo i preliminari, si sa, in genere si passa all’atto vero e proprio. Qui direttamente a un aborto di album con l’unico pregio di non durare che ventotto minuti. Fresco di sponsorizzazione very punk (testimonial per Paco Rabanne, pensa te), l’artefice ha pensato bene di convocare la stampa per denunciare, indignato, che la Virgin/EMI “Après” non gliel’ha voluto stampare e che è a ragione di ciò che, non potendo contare su una distribuzione fisica, il lavoro è disponibile solo in download. Caro Iggy, era probabilmente gente che ti vuole bene quella che ha provato a impedire l’uscita di questo obbrobrio. L’ha fatto per non esporti al ridicolo, non certo perché al botteghino (quand’è che hai avuto l’ultimo hit? ieri di mai?) sarebbe stato un flop. E invece tu, testardo, ce l’hai voluto infliggere a ogni costo (vabbé: sette euro) questo pugno di cover per la più parte cantate in un francese imbarazzante (è una pronuncia da Fiorello ad affondare l’unica che si sarebbe se no salvata, il classico di Brassens Les passantes) e appoggiate a un jazzetto da balera. Chissenefrega di ascoltare La javanaise fatta uguale a Gainsbourg ma peggio! O l’ennesima, immota Everybody’s Talkin’. O una Only The Lonely che cerca il confronto con Sinatra e naturalmente lo perde dieci a zero. Pensate sia il peggio? Vi dico soltanto che fa pure La vie en rose. E anche Michelle e a quel punto l’avvocato si alza (magari non si sarà capito, ma per me Iggy Pop resta nonostante tutto un eroe) e si gioca la carta della disperazione: l’infermità mentale.

11 commenti

Archiviato in recensioni

11 risposte a “Iggy Pop – Après (Vente Privée)

  1. Anonimo

    Dura la vita….

  2. Buon vecchio Eddy…. Quanno ce vo’ ce vo’

  3. david mariotti

    American Caesar mi sembra più o meno sullo stesso livello di Brick by brick, non ti pare?

    • Anonimo

      Sono d’accordo. Non è male, American Caesar.

    • Secondo me no, non è della caratura di “Brick By Brick”, né a livello di scrittura né soprattutto di sonorità, che tornano un po’ ad appiattirsi sul solito cliché. Il che non toglie che, dopo i tre titoli di punta che ho citato, resti una delle prove migliori dell’Iggy solista.

  4. Giancarlo Turra

    Nella foto, mi ha fatto venire in mente come sarebbe Vladimir Luxuria tra 20 anni… o Jennifer Aniston tra 30… se non ci fosse la chirurgia estetica, ecco. Comunque, intevento da applausi del Maestro, altroché.

  5. Chango

    Bellissimo e strugente…un Capolavoro.
    L’articolo naturalmente!

  6. Massimo Borgognone

    Bellissimo e struggente…Turra!

  7. Anonimo

    veramente io l’ho visto dal vivo con gli Stooges poco dopo la poco felice serata della Carnagie Hall, e si butta e come! aveva dichiarato che avrebbe smesso ma non c’è riuscito (per fortuna del rock’n’roll)

  8. Francesco

    Questo me l’ero perso, l’articolo voglio dire. Sublime, è così che ti vogliamo tutti VM, pena fine ma intinta nel curaro.
    Concordo appieno anche con la rapida disanima di una carriera post stooges della quale, a parte the idost e lust for life (ma anche qui, insomma..) se ne può fare a meno e allocare meglio le scarse risorse monetarie.

  9. Anonimo

    UHm grazie a dio le vie dell’iguana non sono mai finite, ma che deve fare un 65enne.. no va bene cosi mooolto bene .. mercy ,, Mr Pop

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