Quando aprii questo blog avevo naturalmente già l’idea di affiancare a materiali nuovi ed esclusivi tanti altri tratti dai miei archivi. Davo però per scontato che non avrei ripreso nulla dell’era 1983-1990, quella pre-pc, e non solo per una questione di comodità ma anche perché convinto che la qualità di quegli scritti sia, nel contesto di una… ahem… carriera trentennale, inferiore (e non di poco) alla media successiva. Mi faceva tornare sui miei passi l’incredibile reazione suscitata dalla recensione di una riedizione “Deluxe” di “The Crossing”. Ammetterò di avere ricavato un certo perverso divertimento dalla riesumazione di roba anche discretamente imbarazzante (qualcosa però non era malaccio, via). Siamo in ogni caso agli sgoccioli, considerato che non merita recuperare rubriche e/o recensioni e visto che per nulla al mondo ritirerei fuori alcuni articoli (a memoria direi tre) che furono funestati da refusi il cui ricordo tuttora mi provoca travasi di bile.
Sembri irremovibile, ma ci provo lo stesso: qualche recupero di pagine dei singoli sarebbe molto gradito, e non penso solo da noi che ti seguiamo da allora. Ovviamente con l’esclusione di Brian Adams… Pero’ in quella brevità di spazio ti esprimevi alla grande, anche se poi hai dato il meglio nelle monografie e negli approfondimenti. Inoltre, rispetto agli articoli monotematici, quelle pagine oggi sarebbero un tuffo nel bello (e brutto) degli anni ’80. Insomma, sarebbe la ciliegina su questa serie, nello spirito del modo non previsto con cui l’hai fatta nascere.
Veramente alle pagine dei singoli manco ci avevo pensato (e, per dirla alla X-Factor, per me è un NO). Piuttosto a “Bassifondi”, ma non avrebbe avuto senso riprenderne qualcuno nel contesto di una serie di articoli praticamente tutta dedicata a quella che allora era attualità stringente.
A volte ti vorrei un po’ più Mara Maionchi…. Lei sì che avrebbe capito che in quel ragazzaccio irriverente c’era l’X(tra) Factor….
Vai con gli anni Novanta !
p.s. qualche settimana fa ho riletto un tuo Bassifondi seconda meta’ anni Ottanta dedicato (quasi) interamente ai Love.Credimi, un gioiello che non si svalutera’ mai !
Nonché, per quel che vale, uno dei capisaldi della mia educazione sentimentale (è grazie a quel pezzo che ho scoperto “Forever Changes”, nell’età delle scoperte decisive). Appoggio entusiasticamente la mozione Bassifondi e Cheap Thrills, E grazie del blog e di tutto il resto, Maestro.
Antonio
Al tempo della recensione Eddy non conoscevi ancora Stelltown, l’L.P. che fece seguito a The Crossing, io li acquistai entrambi a 33 giri e non so se il 2° disco sia all’altezza del primo fatto sta che io sporadicamente li ascolto ancora e mi piacciono entrambi .
“The Crossing” ancora ancora, ma “Steeltown” non ce l’ho più da secoli e oggi non credo che ce la farei a riascoltarlo.
Beh, io i numeri del Mucchio di quegli anni ce li ho ancora tutti in una libreria in garage e quindi al limite mi faccio le scale, ma davvero le recensioni dei singoli erano veramente irresistibili.
Quella di “More Than I Can Bear” dei Matt Bianco, fatta di una sola parola, poi meriterebbe di essere inserita nelle antologie e fatta leggere nelle scuole di ogni ordine e grado.
A mia memoria uno dei più funestati da refusi era sui Dire Straits (che sadico, che sono… eeeeh?)
Un insuperabile record mondiale. Il che mi regala comunque una scusa per non riprendere un pezzo che, anche con zero errori di stampa, mi metterebbe in un imbarazzo mortale.
Il loro primo disco era buono davvero. Il resto, beh…