…a chi non ha rispetto, a chi è falso, è vile… e non ha stile. A chi non va mai in fondo alle scelte che fa (se ne fa), a chi è custode del ghetto in cui sta. Perché come sempre è una questione di stile, di chi ce l’ha, di chi non ce l’ha.
…a chi non ha rispetto, a chi è falso, è vile… e non ha stile. A chi non va mai in fondo alle scelte che fa (se ne fa), a chi è custode del ghetto in cui sta. Perché come sempre è una questione di stile, di chi ce l’ha, di chi non ce l’ha.
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Scusami Eddy, non ho visto la tua firma nell’ultimo numero del Mucchio, non mi dire che sei andato via!
Sì, l’ho lasciato. Non solo “Il Mucchio”, anche “Extra”.
Ciao Eddy,
puoi liberamente darmi del deficiente o cose simili, so bene che esistono problemi maggiori a ‘sto schifo di mondo, ma questa notizia mi ha rovinato il Natale. Non starò a chiedertene qui i motivi (se prenderò “coraggio” magari in pvt), ma posso ben immaginare come questa volta sia stata ancora più “difficile” rispetto alla precedente, e per uno che ti segue abbastanza fedelmente da 30 anni, credimi, non è un bel modo di chiudere l’anno.
Tantissimi auguri di buone feste, a te e anche a tutti gli altri partecipanti al blog. Cercherò di capire dove ritrovarti in futuro oltre a questo bel luogo che mi/ci sta ospitando.
Be’… dai… sì, ci sono calamità peggiori delle dimissioni di un vecchio giornalista da un giornale nel quale non si riconosceva più. Scelta che al vecchio giornalista di cui sopra non ha pesato per nulla. Pesante era ormai diventato, semmai, continuare a scriverci.
Mi spiace veramente tanto, sopratutto per Extra.
Anche non sapendo, non conoscendo e quindi non comprendendo…bastano solo le parole che hai usato per darti ragione a prescindere…è una questione anche di stile! have a good time
Facci sempre sapere dove possiamo trovarti, Maestro.
Intanto buon Natale.
Su “Blow Up”. Giornale al quale, pur con qualche pausa, collaboro sin da un mitologico numero zero datato 1997 e (se la memoria non mi inganna) distribuito gratuitamente nei negozi di dischi. Giornale dove nessuno si è mai permesso di dirmi che su un mio pezzo si poteva “lavorare”.
Che a Eddy non piacesse più il Mucchio s’era capito da alcuni suoi commenti. I rapporti finiscono, no? E, lo dico sommessamente dal basso del mio scantinato, neppure a me piace più, infatti ho smesso di comprarlo regolarmente e dal 2013 smetterò del tutto. Come spesso capita in queste faccende è difficile capire se sia cambiata troppo la rivista o se sia cambiato troppo io. Rimango affezionato a quello di fine anni 80, ma probabilmente è solo nostalgia.
oh ragazzi, ma che cazzo sta succedendo?!?
boh, fatemi sapere… tutti pazzi proprio… ciao.
Ovviamente massimo rispetto per la decisione che hai preso e per le motivazioni, sia che tu decida di condividerle o meno. Nella sostanza e’ un lavoro perso, e già questo e’ sofferenza vera.
Da questa parte, quella comoda dei lettori, e’ un altro piccolo dispiacere da accettare. A me spiace in particolare per Extra, che rispetto al Mucchio aveva la tua impronta fortissima, oltre a quella di Guglielmi. Il Mucchio era già in grave crisi d’identità e senza di te diminuisce di brutto la voglia di continuare a sostenerlo. Tra l’altro in diversi commenti avevi scritto che consideravi il Mucchio attuale molto meglio di quello degli anni ’80 a cui molti di noi sono più legati. Per tutto questo, capisco quanto deve esserti costato. Anche perché stavolta, purtroppo, non penso che spunterà in edicola un nuovo Velvet…
Dal punto di vista della ricchezza di contenuti e, mediamente, anche della qualità della scrittura, continuo a considerare il giornale attuale migliore di quello di metà anni ’80. C’è però un piccolo problema: che non è più “Il Mucchio”, se non di nome. Quello spirito guascone e ribaldo che lo rendeva unico (e che non va assolutamente confuso con la cialtronaggine di chi ben sappiamo) è andato del tutto smarrito. Per carità: secondo me. Mai preteso di avere la verità in tasca e non comincerò ora, a cinquant’anni suonati. Però a me di scrivere in un posto dove ti si chiede di cambiare una recensione (va da sé: mi sono rifiutato) perché – cito letteralmente – non trasmette “un messaggio corretto” non andava proprio più. Ergo…
Ciao VM, ho aperto Extra ieri pomeriggio (giorno di ferie!) e ho letto le parole di Guglielmi e mi sono detto, ecco, ci siamo di nuovo. Ed infatti vedo ora qui sul blog che è successo di nuovo.
Mi dispiace perchè come avrai capito eri una delle ragioni per cui leggevo ancora il mucchio, ora ci penserò su visto che la linea attuale non è che mi soddisfi più di tanto.
Un saluto e un abbraccio.
PS Certo che come ambiente il giornalismo musicale è secondo solo all’estrema sinistra per scazzi e scissioni
Ormai ad accomunarci all’estrema sinistra non sono solo più scazzi e scissioni ma pure i numeri. Io comunque avevo e credo di continuare ad avere, dentro al “Mucchio”, un sacco di amici. Amici veri. Gente bella.
Non ho idea di cosa abbia scritto Guglielmi su “Extra”, visto che non ho ancora avuto modo di ritirare l’ultimo numero. Parole di miele, I suppose, ma il tempo delle parole è finito.
A memoria non ricordo ma nulla di tragico, anzi parla di una scelta dettatat da motivi tuoi personali che per quanto dolorosa rispetta, se così ben ricordo.
Certo che con tutto il bene letterario che ti voglio passare a blow up a 47 anni la vedo dura, non lo diferivo neppure da giovane. Farò comuqnue un tentativo.
Blow Up, I suppose.
Così mi tocca comperare Blow Up !!!
Oh… c’è di peggio nella vita, eh? 😉
Ciao Eddy e’ vero c’e’ Di Peggio nella vita pero’ con il mucchio che sta morendo o sta diventando qualcos’altro forse qualcosa sta morendo anche in alcuni Di noi per carita’ una quota infinitesimale in questo paese assurdo che per anni hanno seguito e sostenuto il giornal…per quanto mi riguarda aggiungo che quando iniziai a leggerlo nel 1986 vedevo in tutti voi che parlavate Di questa musica “strana” eppure bellissima quasi degli Eroi e quando si hanno degli Eroi un po’ li si idealizza…no ? E’ come con I grandi musicisti fanno grande musica percio’ si pensa che siano perfetti poi magari nella vita possono essere degli stronzi…fatte le debite proporzioni e’ un po’ quello che e’ successo al mucchio pensavamo a voi come cavalieri senza macchia e senza paura Ed invece stefani spara veleno su tutti Uno come te “limitato” tanto da essere costretto a lasciare …non Lo so un po’ Di tristezza alla fine ti viene….ma su blow up farai anche recensioni ? Un saluto E complimenti perche’ insieme a bertoncelli rimani il piu’ grande
ma qual’era la recensione incriminata? o su cos’era? (se si puo’ sapere)
Sufjan Stevens, il box natalizio.
perdona l’insistenza: e quale sarebbe stato il messaggio non corretto? Robe da manicomio.
(da giornalista – che lavora in tutt’altro campo, e decisamente con minor successo – credo di poterti capire. Mi è capitato in passato un episodio del genere. Sono cose difficili da ingoiare. Complimenti per il coraggio e la coerenza… Leggo Uncut e in maniera discontinua il Mucchio – da un bel po’ senza molto entusiasmo, a dire il vero – o Blow Up. Un problema di scelta in meno, senza troppi traumi: dal 2013 vita nuova, solo Blow up. Con tanti auguri al Mucchio di continuare a esistere e prosperare, ci mancherebbe).
Come ho appena scritto nella mia bacheca di Facebook, siccome a tirarla fuori adesso avrebbe un effetto da arma “fine di mondo”, e visto che non è mia intenzione fare guerra a Stemax e non la farò se non costretto da suoi eventuali comportamenti scorretti, per ora la recensione incriminata resta nei miei capaci archivi. Un giorno ne uscirà ma, auspicabilmente, quando il polverone si sarà posato.
Questa “separazione” mi fa venire in mente quella di L. Bangs quando fu allontanato da Rolling Stone per “mancanza di rispetto verso i musicisti”. Ovviamente quello era un altro caso (nessuno è stato cacciato, qui, a quanto pare), ma la mia impressione è che Il Mucchio si stia dando la zappa sui piedi, e probabilmente continuerà fino a quando non ci sarà un cambiamento drastico a livello contenutistico. Sono l’unico qui a pensare che Blow Up sia un milione di anni avanti?
Ma non poteva recensirlo qualcun altro sto box delle balle??? Adesso per leggerti devo prendere Blow Up? Se c’è una rivista che non mi piace…
Oh, mica ero volontario… Mi è stato chiesto.
Beati monoculi in terra caecorum…
Fanno tenerezza (ormai) le riviste italiane di musica.Blow Up ha SIB ( e ora Eddy).Ecco la differenza.
Riproverò anch’io a farmi piacere Blow Up, ma temo di sapere già che finirò per acquistare solo Uncut e continuerò solo con Extra (che alla fine è meglio così sia per i soldi che per il tempo).
Ma dopo aver dato sfogo al lato cinico, vorrei anche esprimere quello romantico. Perchè niente mi toglie dalla testa che Il Mucchio dopo l’uscita di Stefani abbia perso l’occasione storica di diventare l’Uncut italiano. Se Guglielmi avesse preso la direzione e la Federico fosse rimasta capo-redattore; se si fosse optato per una formula diversa (semplificando: 60% Extra e 40% Mucchio); se con questa impostazione si fosse fatta campagna acquisti di qualche penna più carismatica rispetto a molte firme valide ma poco autorevoli: es. Blatto, Meattelli, Callieri, Cerbone, Vites, il ritorno di Zambo…; se si fosse lavorato da subito su internet (con un sito normale, invece di annunciare il futuro Sito Più Figo dell’Universo, che forse arriverà nel 2013…); se si fosse capito che nessuno tra Stefani, Guglielmi e Daniela Federico ha mai saputo fare delle copertine degne di questo nome e si fosse trovato qualcuno di buon senso in grado di valorizzare degnamente i contenuti; se così facendo si fossero guadagnati lettori di altri giornali (magari con qualche chiusura di testate bollite) e conquistati lettori nuovi (e riconquistati lettori vecchi) che non leggono nulla; se così facendo si fosse attratta una fettina degli investimenti pubblicitari attratti da Rolling Stone e XL… Pur nelle ristrettezze del mercato attuale, credo che un mensile di grande qualità e con firme di alto livello alle quali ci si affeziona avrebbe potuto surclassare la concorrenza e raggiungere numeri interessanti in tempi rapidi. Per lo meno sarebbe stato interessante provarci, molto più sensato del nonsense degli ultimi 18-20 mesi… Invece vedo che per non pagare un articolo al mese a Bertoncelli si dà spazio ad un paio di decine di (per me) volonterosi anonimi; che la firma del futuro è questa Durastanti che a me non sembra veramente niente di ché; ogni mese le 2 pagine più inutili all over the world (L’indispensabile… Ma per piacere…); e adesso che ci si è permessi di mettere in discussione la firma più autorevole in assoluto.
E’ vero, purtroppo oggi sarebbe demenziale fondare una nuova rivista…
Ma è ancora più demenziale che nonostante Il Mucchio, Blow Up, Rumore, Buscadero, Jam, Rolling Stone, XL, Rockerilla, Classic Rock, Play Music, Suono, Raro, ecc… se ne senta tanto il bisogno!
Tranne che su Claudia Durastanti, che ha la mia stima di lettore (e dico “di lettore” perché non solo non la conosco di persona ma nemmeno ci ho mai scambiato una telefonata o una mail), sono d’accordo quasi anche sulle virgole. E mi fa specie che un osservatore esterno, un comune appassionato abbia le idee molto più chiare sulle strade che avrebbe dovuto imboccare il giornale in una nuova era rivelatasi per niente aurea che non la proprietà del giornale stesso. Sì, sarebbe stato interessante almeno PROVARCI.
Ovviamente non entro nel merito della questione, per rispetto verso Eddy (e comunque lui sa benissimo come la penso). Però, ecco, diciamo che invidio tutte le certezze di Andrea Peviani riguardo al Mucchio. Era così semplice: bastava richiamare Zambellini, tornare a dedicare una copertina sì e una no a Springsteen, autoconvincersi che si era ancora nel 1982 e dare il benservito a questa manica di “volonterosi anonimi” per diventare l’Uncut italiano. Però.
Zambellini per quanto mi riguarda (e con tutto il rispetto: è comunque un genuino appassionato e una firma a cui molti sono rimasti affezionati) rientrava nel “quasi”. Per il resto… non mi pare che Andrea abbia caldeggiato un ritorno all’epoca in cui Springsteen andava in copertina ogni 3 x 2 e per certo nei “volonterosi anonimi” non includeva nessuna delle firme storiche. Anche io ho sempre pensato (sbagliando? può darsi, non c’è la controprova; mentre invece la controprova che l’attuale linea editoriale non funzioni purtroppo c’è e lo sappiamo tutti) che bisognasse andare in direzione “Uncut”. Un modello per i contenuti e – piaccia o non piaccia – pure per le copertine. O saranno per caso coglioni da quelle parti a non mettere praticamente mai in copertina nessuno che sia più giovane di Nick Cave o Paul Weller? Qui – di nuovo: con tutto il rispetto – ci si mettono i Blue Willa (bravi, per carità; non è questo a essere in discussione) in un mese in cui avevi la copertina fatta e perfetta, servita su un piatto d’argento: Joe Strummer. Si ha la presunzione immensa – in Italia; nel 2012; vendendo quello che sappiamo – di fare tendenza. Ma per favore…
Che mi dispiaccia dell’abbandono, già sa il diretto interessato.
Ma non credo che una copertina come quella a Blue Willa, non certo un gruppo che cavalca l’onda, possa fare tendenza. Quel che fa semplicemente tendenza è ben altro oggigiorno. Nel caso specifico vedo solo il tentativo di portare avanti proposte di valore con un certo coraggio, in sintonia con uno spirito di selezione e scoperta ragionata che dovrebbe essere l’obiettivo primario di una rivista come il Mucchio, senza che ciò ovviamente infici la celebrazione del miglior passato. Almeno per come la vedo io, ma è anche vero che il mondo è bello perché vario. Un saluto a tutti!
Bordone, stravedo per la tua ironia (ovviamente per me staresti nel Dream team). Pero’ il punto e’ proprio questo: che fare quello che sognavo io NON e’ per niente semplice! Porsi quel tipo di modello alto vuol dire farsi un mazzo così per perseguirlo, senza certezze sui risultati. Uncut e Mojo non sono Classic Rock o Buscadero. Un’impostazione orientata al nuovo per me illude di avere una rivista viva, in realtà finisce con l’essere irrilevante. I Fine before you came in copertina dopo che hai fatto l’appello a salvare il Mucchio con gli abbonamenti sono un nonsense, che Nicoletta Magalotti nell’85 in confronto sembrava Madonna…
Di uno Springsteen in copertina ogni 3×2 non ce n’è davvero bisogno (ci pensa Jam ed è tutto dire) ma di un Uncut italiano si, dato che quello che potrebbe esserlo esce ogni sei mesi.
La Magalotti ! Pure lei e il suo gruppo (i Violet Eves) mi sono visto…e ho pagato pure per quello strazio !
Qualche mese dopo mi rifeci con gli interessi: CCCP – Fedeli alla Linea !
Correva l’anno 1986.
Penso che il Mucchio attuale a un lettore giovane possa piacere e anche parecchio. Purtroppo io sono un lettore anzianotto, influenzato dalle molteplici identità “mucchiesche” che si sono succedute negli anni, e non ci trovo più nulla in sintonia con i miei gusti. Quelli prettamente musicali c’entrano poco a dire il vero, mi riferisco in maggior misura ad aspetti stilistici e contenutistici d’altro genere, oltre che a un certo guazzabuglio grafico che non aiuta certamente. Mi ritrovo quasi a rimpiangere la cialtronaggine di chi ben sappiamo: almeno lui dava un senso di scazzo morale latente che condiva la pietanza. Sulle firme non sono molto d’accordo con Peviani, Bertoncelli si poteva trattenere, certo, ma Zambellini era dinosauro già vent’anni fa e gli altri collaboratori attuali mi sembrano in gamba e, cosa che non guasta, scrivono in un buon italiano. Insomma, come ho accennato in un post precedente, probabilmente sono io che sono ormai fuori target. In tutta franchezza, spero che il Mucchio Selvaggio possa tirare avanti ancora a lungo anche senza la mia fedeltà. Diciamo che mi limiterò a qualche fugace amplesso in ricordo dei vecchi tempi.
Definire Mauro Zambellini, in tal contesto, “dinosauro” è, più o meno, dargli del vecchio rincoglionito. Certo, ognuno è libero di dire (quasi) tutto quello che gli aggrada ma un po’ di rispetto anche per i gusti degli altri dovrebbe sempre guidare le nostre esternazioni…Ma soprattutto niente è più stupido che il creare categorie di merito in base alla modernità della musica, E di chi ne parla.
Ognuno ha le sue firme preferite, ci mancherebbe. Su Zambellini credo che pesi il legame col Buscadero e il fatto che i suoi gusti musicali non si siano evoluti da almeno 20 anni. Ma scrive benissimo, con grande personalità, e quando scrive di certi artisti e’ il n. 1. Nella rivista dei miei sogni sarebbe tra le prime scelte: farebbe delle monografie formato Extra eccellenti, recensirebbe roba ignorata dalle firme evolute tipo James Maddock e Israel Nash Gripka, e ci metterebbe quel pizzico di autorefenzialita’ che nei migliori ha sempre fatto la differenza…
A entrambi. Innanzitutto non mi pare che “dinosauro” sia una grave offesa. Semplicemente vuol dire che i suoi gusti sono, come dire?, umilmente demodè. E’ pur vero non sono troppo aggiornato sui suoi ultimi lavori, perciò forse dovrei ritirare il termine, o quantomeno contestualizzarlo. Diciamo allora che già un paio di decenni fa era abbastanza sbilanciato sul versante Classic Rock. Sul fatto che scrivesse bene, ok. Ma mica quelli che ci sono ora scrivono male, tutt’altro. Le monografie di Bordone, Brunialti, Vignola o Guglielmi su Extra mi paiono più che buone. E quelle di Cilìa pure, ovvio. Comunque non volevo certo mancare di rispetto nei confronti di Zambellini, ci mancherebbe. Me ne scuso, se così è parso.
Pur non comprando da tempo il Mucchio mi dispiace si sia rotto il sodalizio tra Guglielmi ed Eddy, mi dispiace per l’Extra che ne risentirà. Blow Up proprio non se ne parla, in passato lo ho pure comprato, ma ora non riesco a digerirlo. Vedo che tutti parlate di Uncut… ma non è Mojo la referenza? Devo cambiare abbonamento?
Io continuo a comprare anche “Mojo” e non mi è ancora capitato di rimpiangere i soldi. Però ormai è da un pezzo che gli preferisco “Uncut”.
Che un’impostazione legata al nuovo finisca coll’essere “irrilevante” è un ragionamento che non condivido e che, onestamente, mi fa specie. Dobbiamo restare ibernati ai decenni musicali precedenti, per essere rilevanti? Veramente? Tra l’altro mi pare paradossale scrivere una cosa del genere parlando di Eddy, che ha costruito negli anni la sua meritatissima autorevolezza proprio facendo scoprire un sacco di musica. Nuova.
Su, Damir, non prendiamoci in giro, ché se no va a finire che ci sveglieremo una mattina e scopriremo di vivere anche noi nel paese delle fate ignoranti e delle fiabe, dove tutto è un’opinione, matematica compresa e dunque – per dire – 23 diviso 11 fa 1 e 130 diviso dieci fa dieci. Su “Uncut” e Mojo” di nomi nuovi ce ne sono a bizzeffe, ma sono valutati per quello che valgono e ricevono spazio in proporzione. E in copertina ci va chi fa vendere qualche copia, perché da che mondo è mondo chi fa dischi li fa per venderli e chi fa giornali idem. La gente come me e te passa ogni dannata giornata che iddio manda in terra ascoltando dischi e ha ben presente una verità innegabile: che non esiste musica nuova, solo musicisti nuovi. Qualcuno valido, la massima parte no. Le chiacchiere stanno a zero: ossia più o meno al livello delle vendite attuali del “Mucchio”.
Ho appena avuto la tua amicizia su FB, e vado a scoprire questa cosa del tuo abbandono del Mucchio. Lavoro e bagordi natalizi mi avevano tenuto lontano dalle letture (Mucchio di dicembre compreso; ma dov’è che Guglielmi ti accusa di autoreferenzialità?); è un’altra mazzata alla mia ventennale frequentazione del giornale. Avevo già mal digerito la direzione affidata alla Federico, e il regicidio di Max, che con tutti i suoi difetti gli volevo – da semplice lettore – un gran bene. Al momento mi vengono in mente i salti di gioia che feci nel 2000 (mi pare) quando rientrasti nel gruppo del giornale. Avevo sempre goduto a leggere i tuoi pezzi e trovarti fisso sul mio giornale di riferimento fu una gran soddisfazione. Non so quante volte ho letto i tuoi pezzi a gente che non sapeva manco chi era l’artista recensito, e quanti dischi ho comperato solo sulla base della tua recensione (che poi a volte i dischi in questione mi facessero dormire è un altro discorso: la tua maledetta passione per il rap e il r&B moderno…). Blow Up non l’ho mai comperata. Non credo comincerò adesso, che oramai sono troppo vecchio per ricominciare a comperare le riviste musicali. Il Mucchio – soprattutto senza la tua firma – oramai è solo abitudine. Mi dispiace pure perché stimo Guglielmi, Bordone, la Raugei, e anche Vignola tutto sommato. Negli anni ci siamo persi Denti, Zambellini, Mongardini, Tettamanti e pareva tutto digeribile. Che non ci scriva più tu invece mi pare un colpo mortale. Magari ripensarci? Ho detto una cazzata eh?
No, dai, darmi dell’appassionato di r&b moderno proprio non si può. Per tutto il resto: grazie.
Mi riferivo alla tua passione per D’Angelo, comperato a scatola chiusa e con cui ho fatto delle epiche dormite… Dimenticavo: a me il libretto Giunti su Springsteen ancora oggi sembra uno dei testi migliori sul boss. E si che ne ho letti parecchi di molto più corposi.
Il sottoscritto è talmente dinosauro che legge il Mucchio dal 1978, n.11 in copertina Dylan. Sottoscrivo al 100% tutto quello che dice Eddy.La cosa che purtroppo è venuta a mancare negli ultimi anni nella rivista è l’anima: leggere articoli scritti con autorevolezza ma anche con la passione del fan (cosa che a Cilia non è mai venuta meno). Purtroppo rimane solo Blow up che compro da più di 10 anni e mi è sempre apparso un polpettone indigeribile, spesso, nel caso di artisti nuovi, quando arrivo alla fine della recensione non ho ancora capito se si sta parlando di musica nera o country. Con affetto.
Se le vendite attuali del Mucchio sono zero, lo sono pure quelle di Blow Up: non è che porti sfiga?
…tornando seri e battute stupide a parte (ma te la sei cercata, e lo sai) una impostazione alla Mojo o Uncut è una forma di resistenza più residuale che culturale. Secondo me, eh. Ma così come io non spaccio per verità assoluta questa mia convinzione, mi pare anche che chi la pensa all’opposto non debba cadere in questo errore. Sta di fatto che la scelta è tra tentare di intercettare nuovi lettori – non è detto che ci si riesca – e tentare disperatamente di tenersi legati quelli dei quarant’anni in su – ma anche questo non ha la sicurezza matematica di poter funzionare, perché poi questi ultimi si stufano. Alla decima copertina su Paul Weller, pure il fan più incallito ha un mancamento. Senza contare che se provi a fare Mojo o Uncut senza averne il peso politico nei rapporti con gli artisti sarai sempre uno che fa il temino a casa, per quanto splendido e scritto da dio, perché sei senza fonti di prima mano. E dalla casa bisogna tentare di uscire, per vedere quello che succede nel mondo.
Posso anche essere d’accordo che in questa fase storica non esistano musiche nuove ma solo musicisti nuovi; ma la soluzione qual è, tapparsi sdegnati tra le proprie quattro mura e parlare solo di quanto si stava meglio quando si stava meglio? No, grazie. Non fa per me. E come me ce ne sono molti altri, lì in giro nelle strade.
Damir, non e’ presunzione di verità assoluta constatare un fatto oggettivo. In GB, con un mercato musicale 10 volte il nostro, i giornali sono: Mojo, Uncut, Q, The Word, Record Collector, Classic Rock, più NME settimanale. Noi abbiamo (prendiamo un bel respiro e ripartiamo con la litania): Mucchio, Blow Up, Rumore, Buscadero, Jam, Suono, Rolling Stone, XL, Rockerilla, Classic Rock, Play Music, Raro… Se vogliamo raccontare che e’ il segno della nostra vivacità culturale e della nostra capacita’ di dare spazio alla pluralità di pensiero, ci prendiamo in giro ( così come facciamo in generale in politica). La realtà e’ che da decenni la stampa musicale vive nel suo mondo di tirature sempre piu’ ridotte, e allora chiedo a te, alla Federico, SIB e a chi si sente un avanzato operatore della cultura e della comunicazione: chi e’ che se ne sta arroccato sulle sue posizioni, voi o Allan Jones? Aspetta, e’ vero: ho dimenticato The Wire. E forse il problema e’ che vi illudete in Italia di poter fare quello…
Che io porti sfiga è naturalmente del tutto possibile. Nel caso che, la prossima volta che dovrà renumerarmi per il lavoro fatto, Stefano Isidoro Bianchi ritardi anche di un solo giorno il pagamento (cosa mai accaduta; che io sappia mai nessuno su questa terra è stato mai pagato da Stefano Isidoro Bianchi con un singolo giorno di ritardo) non mancherò di fartelo sapere. Vorrà allora dire che si sarà purtroppo allargato il circolo di coloro che se la tirano da imprenditori ma non hanno i soldi (li avrebbero anche avuti ma…ops!.. sono spariti) per fare gli imprenditori. E, sfortunatamente, nemmeno la serietà di smettere allora di giocare a fare gli imprenditori. Chiaramente: dopo avere pagato i propri debiti.
I nuovi lettori possono essere intercettati solamente andando a frequentare i luoghi – IL luogo: l’unico – che gli under 30 frequentano. Vogliamo fare due chiacchiere sull’inesistente sito del “Mucchio”? O rimandiamo a quando finalmente sarà on line il sito più fico del mondo e non scapperà più da ridere (o da piangere) aprendolo e leggendo cose tipo “Ultimo numero del 2011 per Fuori dal Mucchio”? Altra domanda: fra l'”Uncut” eventualmente dei poveri e l'”XL” certamente dei pezzenti, chi avrebbe avuto qualche chance in più?
Io non mi chiudo sdegnato tra le mie quattro mura. Io mi entusiasmo ancora. Spesso. Ma fra entusiasmarmi per un Jonathan Wilson e spacciarlo per una novità ne corre.
Forse può tornare utile, nel contesto di questa polemica, il parere di chi, come me, è stato un acquirente discontinuo del Mucchio, che conosce solo superficialmente le dinamiche che hanno portato a quello che sappiamo. Insomma, quasi un esterno: un lettore, in altre parole, con un tempo limitato sia per l’ascolto della musica che per la lettura delle riviste (penso siamo in tanti in questa condizione, no?).
Ecco, quello che penso da un bel po’ è stato espresso nelle grandi linee dagli interventi di peviani e cilìa: mi pareva veramente “uncool” dirlo, ma adesso posso: non mi va più di spendere 6 euro per una copertina con Blue willa o Fine before you came (per inciso, lo ammetto: non so chi siano).
Preferisco addirittura spendere qualche euro in più e prendere Uncut (e non è davvero per il cd omaggio di cui il più delle volte non so che farmene: c’è internet e i pezzi segnalati me li posso ascoltare su Youtube).
La sensazione fastidiosa che a volte ho avuto è quella di una rivista da cerchio magico, un po’ autoreferenziale, escludente (non era l’intenzione degli autori, sicuramente, ma tant’è). Fatta come pensando al target degli agguerritissimi che frequentano il Forum. Prendetela come un’opinione sicuramente superficiale, ma che magari può essere comune a quella di tanti altri (silent majority?) che potrebbero acquistare ma non lo fanno più, o solo di rado (quando c’è una copertina interessante).
E poi: quel forum davvero non si può leggere: sono mesi e mesi di contumelie, di faide, di volgarità gratuite: scusate, ma mette tristezza. Da far scappar via la gente, soprattutto l’internauta che come primo approccio alla rivista si trova ‘sta roba agghiacciante.
Perdonate l’intrusione.
Vivo la stessa situazione di Giuliano (acquirente saltuario) e devo dire che il mio giudizio è simile: sembra un circolo per pochi adepti, che quasi ti guardano male se non conosci i Fine Before You Came (ammetto anch’io di ignorarne l’esistenza), e non sembra la politica più sensata per aumentare, o anche solo mantenere, il numero di lettori.
A Peviani mi permetto di far notare che nella sua lista manca Classix (ma anche Classix Metal), che continua a campare egregiamente nonostante i tempi più che grami per l’editoria in generale e quella musicale in particolare. Semplice dimenticanza o cosciente esclusione?
Ad ogni buon conto, Eddy, perché non cogli l’occasione per dedicarti per un po’ a un LP, invece che a tanti 7″? Raccogli il materiale e pubblica un libro; è il momento giusto.
Era una lista coi puntini perché sapevo di dimenticare qualcosa. Aggiungiamole, ma chiediamoci cosa significa “campare egregiamente”. Quanto vendono? 5000 copie? Meno? Hanno senso 10-12 riviste da 5000 copie, tenendo fuori Xl e Rolling Stone che hanno dietro editori e raccolta pubblicitaria?
Sull’argomento aggiungo il caso di un’altra testata dell’editore Coniglio (lo stesso di Classix). Musica Leggera e’ stato un esempio ambizioso di come si puo’ applicare il modello Uncut /Mojo alla musica italiana. Secondo me e’ fallito perché non c’è spazio per questo tipo di proposta di qualità su un genere solo (oltretutto sbilanciandosi eccessivamente sulla leggera meno legata al rock e quindi su un pubblico di lettori inesistente, 60/70enni che se leggevano qualcosa hanno smesso prima della nascita di Ciao 2001…). In Italia la stampa e’ sempre stata così: sprazzi di idee brillanti e grande approssimazione editoriale e imprenditoriale.
Anche perché viene da chiedersi che fine abbiano fatto tali grandi nuovi artisti nelle classifiche di fine anno (Edda compreso)…
grazie Orgio, mi sento meno solo 🙂
Consolati, dal basso delle mie migliaia di lp/cd (e non considero i files) non so neppure io chi siano questi fine before you came, ma del resto si acquista un giornale anche per essere informati su qualcosa di nuovo, o no? detto questo ribadisco che poi, almeno nel mio caso, mi sono scelto delle “spiritual guidances”, quei tre quattro giornalisti con i quali ho sviluppato un “idem sentire” (citazione bossiana) e che, quando mi propongono qualcosa di “nuovo” la mettono giù in un modo da stimolarne l’ascolto.
ciao
PS Ho finito di leggre l’extra e l’ho trovato moscio, sarà autosuggestione?
Del Mucchio di oggi si possono criticare tanti aspetti, e se volete comincio io. Ma sostenere che è diventato un giornale autoreferenziale che parla solo a un circolo di iniziati, per un paio di copertine dedicate a gruppi italiani non così conosciuti, non sta né in cielo né in terra. Nel 2012 sono state date copertine a Cat Power, Brian Eno, Howe Gelb, Afterhours, Mumford & Sons…tutti nomi esoterici, tutta roba di nicchia, eh? Cristo, abbiamo messo Saviano (SAVIANO!) in copertina, per attirare un altro tipo di lettori (naturalmente beccandoci le critiche dei soliti rompicoglioni ideologizzati a oltranza) e non chiuderci in un ghetto da nerd musicofili. Ma basta con sta storia delle copertine, su. Che poi, proprio perché si vende sempre di meno (tutti), allora tanto vale puntare su nomi più giovani che possono per miracolo richiamare qualcuno sotto i 45 anni. Ovvio che anch’io avrei dedicato la copertina a Strummer per il decennale della morte, è anche vero – come dice Daniela Federico sul forum – che nessuno in redazione l’ha proposta. Io che vivo di musica e che ci lavoro, i Blue Willa sapevo a malapena chi fossero, e quell’articolo perlomeno mi ha incuriosito. Non è quello che dovrebbe fare un giornale? Se il tanto mitizzato Mucchio degli anni 80 avesse dedicato una copertina a band sconosciute tipo, che so, i Feelies o i Mudhoney, mi immagino le platee di fan del Boss e del bluegrass minacciare di non fare più l’abbonamento. Dove si va a finire di questo passo, eh? Magari persino a parlare di rap, eh?? E sempre a proposito degli anni 80, io sono convinto che una delle sciagure attuali del Mucchio sia la persistenza dell’identificazione con quel tipo di giornale “irriverente, scomodo, ribelle ecc.” che i lettori più vecchi si illudono di trovare ancora. Abbiamo visto cosa si nascondeva dietro a tutta quell”irriverenza” (anche se c’è qualcuno che arriva persino a rimpiangere Max) e a quel finto ribellismo: c’erano pressapochismo, qualunquismo, volgarità, ignoranza e profonda disonestà intellettuale. Personalmente tutte quelle menate sulla “tribù del Mucchio”, Belushi spiritual guidance, il grande capo dakota, Springsteen, il rock stradaiolo e le blue highway non me le sono mai comprate: è sempre stato l’aspetto più provinciale e retrogrado del Mucchio, ed è per questo che all’epoca preferivo di gran lunga Rockerilla (e ovviamente Velvet). Rimpiangere quel tipo di giornale non ha nessun senso, e dire che il giornale attuale “ha perso l’anima” è profondamente ingeneroso con chi ci scrive (soprattutto i più giovani).
Scusami se insisto: ma se tutti vendono meno, e se il Mucchio rischia il decesso, mi spieghi come si fa a mettere in copertina un gruppo che neanche tu che vivi di musica conosci?
Insomma, è come se l’Espresso mettesse in copertina il comitato di quartiere per il recupero della fauna selvatica della Borgata Finocchio a Roma. Sono convinto che venderebbe assai di meno di quello che vende (poco) già ora. O no? Mi pare una scelta giornalisticamente sbagliata. Ecco, tutto qui: sbagliata. E che dà l’idea di un taglio editoriale bizzarro, per non dire altro. E, aggiungo, irritante.
Perché non si tratta di mettere qualche volta nick cave o cat power: si tratta di taglio editoriale, un messaggio complessivo che si dà gradualmente nel tempo, la costruzione di un’immagine che include lettori potenziali o tende a escluderli. E che si aggiusta a mano a mano che gli anni passano e i gusti fatalmente si modificano. Il tutto a partire dalle copertine ovviamente (e a seguire anche dal contenuto, altrettanto ovviamente).
E non sto rimpiangendo gli anni ’80: all’epoca ero troppo ragazzino e compravo, timidamente, al massimo Rockstar o Ciao 2001.Il Mucchio non sapevo neanche esistesse.
Su Uncut, per dire (è solo un esempio: qui nessuno vuole la traduzione italiana del giornale di Allan Jones, tipo classic Rock in versione spaghetti), trovo quello che mi aspetto (la cover story) e quello che non conosco e che perciò stesso mi incuriosisce.
Rispetto naturalmente le scelte del Mucchio, ma come lettore mi chiamo fuori. Che poi anche Blow Up non sia in questo senso molto diversa, è altra storia. A questo punto sganciare i 6 euro mensili diventa questione di una o due firme cui si dà la massima fiducia. E aver perso Cilìa è sicuramente un peccato.
Il mio, sia chiaro, è solo un parere modestissimo e personalissimo: posso anche sbagliarmi e auguro lunga vita a un giornale cui rimango comunque affezionato.
Sulla questione copertine mi va di discutere. A parte Saviano (che personalmente ho condiviso) ed Afterhours, le altre si’, sono tutte di nicchia. Cat Power quanto vende in Italia? Brian Eno lo citano e lo conoscono tutti, ma a parte il disco con David Byrnevdi 31 anni fa venduto nei megastore a 5€ a quanti interessa oggi? Howe Gelb poi e’ l’emblema dei bellissimi perdenti che piacciono ai giornalisti ma che in 30 anni non si sono mai creati un vero pubblico. I Mumfird and sons sono un fenomeno in GB e Usa ma da noi e’ sempre nicchia.
Insomma, sembra che al Mucchio non riusciate a capire l’incongruenza di un giornale che fa un appello drammatico come quello di 1 anno fa, incassa 2000 abbonamenti e poi va avanti a fare le copertine con Howe Gelb come se andasse tutto bene…
E da vecchio fan di Velvet, Belushi spiritual guidance, Springsteen e le blue highways c’erano anche la’…
il tuo giornale preferito allora è certamente Jam
Ehi, piano con le offese…
Non si può pretendere che ti sia letto circa 100 commenti, pero’ sono io quello che ha lanciato il sasso dell’Uncut italiano. Quindi la mia rivista preferita e’: Uncut (since 2001).
Comunque si’, le copertine di Jam sono meglio di quelle del Mucchio, il contenuto assolutamente no.
Forse nemmeno se prendessero il Venerato…
le copertine di Jam fanno schifo, come mi hanno fatto schifo le copertine celebrative del Mucchio di questo o quello, Giorgio Gaber su tutte.
poi ecco, al mio commento mancava una faccina tipo questa 🙂
Ma ti pare, anch’io ero ironico… E mi ostino a non usare le faccine… Non mi piacciono, pero’ ho la pretesa che gli altri capiscano quando sono serio e quando scherzo… Un vero atteggiamento da mucchiofilo retrogrado degli anni ’80…
Velvet è la rivista di cui ho il ricordo migliore tra le tantissime che ho letto e se tornasse in edicola domani sarebbe forse l’unica che comprerei regolarmente.
@Andrea Peviani: credo che Classix e Classix Metal viaggino sulle 15.000, ma non vorrei dire corbellerie; di certo, però, più di 5.000. L’operazione ha senso se porta qualcosa di nuovo, o perlomeno riempie un vuoto: Classix l’ha fatto, perché nessun altro prima aveva pensato di importare e adattare alla realtà italiana (che è quella che è) il concetto di riviste “revivaliste per statuto”.
Sul Mucchio, forse ha ragione Bordone, che certo conosce meglio di tutti le dinamiche interne, ma mi permetto di insistere sulla sensazione di disagio che l’edizione odierna (di questa, infatti, ho esperienza) crea o può creare nel lettore anche smaliziato, musicalmente onnivoro e aperto.
Propongo la seguente soluzione: fusione di Blow Up e Mucchio Selvaggio. Nuovo nome: Wild Blow. Affidamento a Stefani di una rubrica sul sesso estremo a pagamento. Uscita in abbinamento a DiPiù per il primo anno di vita. Copertine estratte a caso. Comitato di redazione composto da Sandro Mayer, Mauro Zambellini, Eddy Cilia, Federico Guglielmi e Kharima El Maroug. Redazione presso il PepeNero di Riccione. Spiritual Guidance Dan Aykroyd.
🙂 Magari qualcosina venderebbe pure…
Questo blog e’ bellissimo
Direi che Carlo (Bordone) ha detto al meglio quel che avrei voluto/potuto dire io, non ho bisogno di aggiungere altro. Sta tutto lì. Per Eddy: capisco e rispetto la tua posizione, pur non restando d’accordo – e ovviamente le battute sono battute, nella realtà dei fatti per me Blow Up merita di campare cent’anni. Anche più del Mucchio, sì, perché negli anni nel Mucchio sono state dissipate risorse in modo oltraggioso, senza che praticamente nulla arrivasse in mano nostra, di noi che facciamo il giornale concretamente. Ma ora cosa si può fare? Si prende quel che c’è. E quel che c’è almeno si sta barcamenando per tenere in piedi la baracca, sfrondando di tutti gli sprechi. Con una discontinuità rispetto alle precedenti gestioni che è, mi pare, netta. Troppo tardi? Troppo facile scoprire ora quanto è dura la verità, dopo anni di note spese a cazzo e cavalli resi senatori? Sì. Ma ci sono alternative? Almeno mi accontento dell’avvenuta presa di coscienza. Era meglio investire su un sito piuttosto che su un rinnovo grafico i pochi soldi che c’erano e non c’erano? A posteriori, forse sì. Forse, e a posteriori. Non è escluso che se avessimo fatto così ora saremmo qua a lamentarci della grafica vetusta e dei soldi spesi per quel pozzo-senza-fondo che è internet, che si che “non porta guadagno, è un gioco in perdita, nessuno mai guadagna col web”. In realtà scelte di questo tipo hanno un effetto nell’arco di un triennio e non di un anno solo, per giunta nell’anno in cui la crisi colpisce duro.
Ma al di là di tutto questo: Eddy, rifletti sul fatto che sottoscrivere il “volenterosi anonimi” rispetto a chi scrive ora sul giornale (facendo i distinguo sulla Durastanti, vabbé: ma chi sono gli altri?) e parlare con sprezzo di “vendite zero” del Mucchio (ma gli altri, ad eccezione del Buscadero, vendono pure di meno) sono, ecco, cadute di stile. Tanto per riprendere il titolo del post.
Cadute di cui non hai assolutamente bisogno. Sperando e contando di leggerti sulle pagine di Blow Up o di altri fino a che campo. Tanto la Juve in B me la sono già vista, quindi un desiderio esistenziale è già stato esaudito, posso passare al prossimo.
Mai nella storia del “Mucchio” cavallo venne fatto senatore. Semmai giumenta divenne senatrice e qualche maligno (non io, chiaramente) potrebbe anche opinare che in tal senso fra le due gestioni vi sia stata una certa continuità. Dove di sicuro c’è stata continuità è nell’amministrazione: chi amministrava in era Stefani è la medesima persona che amministra oggi. Magari qualche responsabilità per gli anni degli stipendi (a qualcuno; non ai giornalisti) e soprattutto dei bonus a livello “Espresso” con vendite tipo “Il bollettino della comunità maltese in Val Pusteria” (a scanso di equivoci: sto parlando soprattutto degli ultimi tempi del settimanale) dovrebbe assumersela.
Ho citato Claudia Durastanti perché era stata chiamata in causa lei. Se a essere tirata in ballo fosse stata Chiara Colli, avrei espresso pari apprezzamento per Chiara Colli. Lo stesso per Carlo Babando. Una squadra può anche essere zeppa di campioni affermati e giovani promesse, ma se l’allenatore non ha nemmeno ben presente che il pallone è quella sfera tonda lì che si prende a calci… be’, si fa in fretta a finire in zona retrocessione.
A proposito… quando l’Hellas Verona sarà in finale di Champions ricordami che il biglietto te lo devo pagare io.
Mi si rizzano i capelli in testa nel seguire questo post. Non so cosa darei per sapere chi prendeva gli stipendi (se non erano i giornalisti) e i bonus a livello L’Espresso !!!
Ma come, Cliff? Mi vuoi dire che sei uno dei pochissimi in Italia a non avere letto “Wiki Thing”, mirabolante autobiografia del peraltro astemio Superciuk di Certaldo?
Copio e incollo (sebbene non con la Sua maestrìa) da pagina 209:
“…avevo saputo da Aurelia Spezzano che c’era la possibilità concreta di ottenere dei finanziamenti da parte dello Stato costituendo una “cooperativa di giornalisti”. Addirittura il 50% del fatturato?!? A me (che non sapevo neanche cosa fosse lo scoperto in banca) parve una favola. Feci quindi una nuova società sotto forma cooperativa che editò il giornale, affittandolo dalla Lakota. La chiamai “Stemax”… …quasi tutte le Cooperative di questo genere (con forse l’unica eccezione del “Manifesto”) sono in effetti delle SRL truccate. Ci sono uno o due proprietari e sette amici o famigliari che non contano niente ma servono solo a fare numero. Vero è che le Cooperative non possono rendere utili ma ognuno può pagarsi lo stipendio che vuole e per pagare meno tasse possibili si caricano sull’azienda auto di lusso, case e ogni genere di benefit, compreso varie assicurazioni.La prima cosa da fare è comprarsi un ufficio e darlo in affitto (ovviamente solo sulla carta) alla Cooperativa: praticamente la Cooperativa paga il mutuo e dopo tot anni ti ritrovi casa gratis.”
E questo fu giusto l’inizio della magnifica saga…
Chi è l’astemio Superciuk di Certaldo ? È Wiky Thing cos’è ? Ma sopratutto non è che questo tizio rovina la fama del vero Superciuk che ruba ai poveri per dare ai ricchi ?
Azzardo: è Stefani il Superciuk di Certaldo ? Stefani e il suo libro ? Non l’hoetto perché non ero sicuro cosa fosse vero e cosa no.
Eddai Eddy, dimmelo…
Ecco lo sapevo che se leggevo quel libro mi incazzavo. Un filo di vergogna no ?
A suo modo (per la piccola parte non direttamente copiaincollata da Wikipedia e nonostante qualche migliaio di refusi e una lingua non esattamente manzoniana) è un libro straordinario, per l’assoluto candore (altri userebbero magari un altro termine) con il quale il protagonista si racconta.
In effetti io sarei uno di quelli che userebbero altri termini. Anzi, tre: culo, faccia, come il. Non esattamente in questo ordine.
Affare fatto!
Sono un lettore del Mucchio dal primo numero, ovviamente dispiaciuto per la “dipartita” di Eddy e ho letto con curiosita’ tutti gli interventi…volevo esprimere alcune considerazioni. Innanzi tutto devo dire che sono abbonato da tanti anni e continuero’ ad esserlo, per il momento, anche se nemmeno io mi riconosco piu’ molto nella rivista…cioe’ secondo me classic rock non basta a salvare la baracca, il mucchio dovrebbe essere molto piu’ (classic) rock oriented, a partire dalle copertine certamente ma anche per i contenuti…e’ giusto un occhio alle novita’ o dare spazio a generi che con il rock hanno ben poco a che fare (vero Damir?), ma come ha detto qualcuno le novita’ stesse devono ricevere lo spazio che si meritano di avere…quando nel 2012 (questo e’ solo un esempio) esce un disco di Bob Dylan, e si parla di un grandissimo disco, il Mucchio non puo’ cavarsela con una semplice recensione…almeno il Mucchio che ero abituato a conoscere…e’ doveroso tentare di intercettare nuovi lettori piu’ giovani ma non dimentichiamoci che gli ultraquarantacinquenni (ai quali io appartengo) che hanno seguito la rivista sin dagli albori e continuano a sostenerla, se non altro per affezione, sono lo zoccolo duro, ma prima o poi potrebbero anche stufarsi della celebrazione del nulla assoluto…
Per la cronaca: Classix vende 15.000 copie. Ogni sei numeri.
Nobody’s fault but mine.
You Can’t Always Get What You Want… 🙂
Ma puoi scoprire “che hai ciò di cui hai bisogno”.Un altro giornale ?
più che dinosauro, viene dato anche a Neil Young e ciò mi inorgoglisce, penso di scrivere e parlare delle cose che mi piacciono e di cui sono a conoscenza. Questo non vuol dire che non ascolto anche il resto ma con tutti i tuttologhi che ci sono in giro preferisco rimanere nell’orto che coltivo con passione da tanti anni senza preoccuparmi delle sfide tra modernità e tempo perchè come dice John Hiatt “solo la canzone sopravvive”. E non sono solo canzonette.
Sante parole
Ciao Mauro, ben arrivato…parole sante, comunque, che tutti dovrebbero avere ben impresse. Senza la presunzione di essere gli unici depositari del sacro sapere.
Sei Zambo? Te lo chiedo vista la replica di Paolo Stradi e visto un IP che rende assolutamente plausibile l’ipotesi. Se sì, palesati pure tranquillamente, qui la gente che con la musica ha sempre avuto un rapporto ONESTO è più che benvenuta. E sappi che ogni tanto una sbirciatina dalle tue parti la do anch’io.
Yes, i’m zambo e seguo con interesse la discussione, convinto però che in Italia una rivista come Uncut sarebbe praticamente impensabile visto la scarsa possibilità di avvicinare gli artisti per interviste e retroscena face to face come avviene in Uk e in Usa, oltre avere la possibilità di denaro per acquistare foto esclusive e altre amenità. Se qualcuno ci tenta però ben venga. Comunque Blow Up non è male
🙂 Impossibile darti torto sul fatto che un “Uncut” (fra molte virgolette) italiano non potrebbe mai aspirare al rapporto diretto e approfondito con gli artisti che ha l’originale: è un’evidenza sotto gli occhi di tutti. E nondimeno da molto tempo penso – e a maggior ragione posso sostenerlo ora che ho smesso di essere parte in causa – che un Extra” un po’ meno “Extra” e un po’ più… “Mucchio”, con una parte cospicua data a cinema e letteratura, trattati con lo stesso grado di approfondimento, potrebbe funzionare persino nel mercato miserrimo di oggi. Le risorse umane per farlo ci sarebbero e già con “solo” la musica “Extra” all’inizio (e poi per alcuni anni, e non stiamo parlando di chissà quanto tempo fa) fece numeri piuttosto interessanti. Vabbé… temo che resteranno soltanto simpatici discorsi fra appassionati & addetti ai lavori.
Una stretta di mano e un grazie per essere intervenuto.
Eddy quest’ultimo intervento te lo sposo in pieno, fosse stata questa la direzione presa dal mucchio mi sarei abbonato immediatamente.
Eddy direttore del Mucchio, segretario del PD, CT della Nazionale e Governatore della BCE
Si EXTRA degli inizi aveva, secondo me, le carte giuste per essre un Uncut italiano, l’ho sempre pensato e vedo che non sono il solo.
Nel frattempo, auguroni a tutti, che ne abbimo bisogno
Credo che se un editore appassionato e lungimirante leggesse tutti gli interventi ospitati in questo post troverebbe spunto e, soprattutto, le persone giuste per fare un giornale importante…
in tutto questo florilegio di interessanti notazioni,i motivi reali per i quali hai deciso di dire basta col Mucchio non vengono assolutamente fuori.se poi vuoi farci credere che è tutto legato a quel cacchio di box di sufjan stevens,beh ci prendi in giro.liberissimo di farlo ma boh,magari ci si aspetterebbe più chiarezza;sarebbe doverosa,anzi.
e anche il discorso delle politiche editoriali non condivisibili è chiaramente una scusa un pò pretestuosa.
Mi pare di avere già risposto, a questo e al tuo precedente intervento, nell’ultima replica a Vedder74. Quando scrivo che “sì, c’è dell’altro. Non è colpa solo del povero Sufjan Stevens (proverbiale goccia, certamente non pretesto) se si è arrivati a un divorzio che promette, minaccia di non essere per niente indolore”. Dirò tutto quello che ho da dire quando lo riterrò opportuno. Dopodiché, non si può convincere tutti, non si può piacere a tutti.
questo è chiaro.però a parere mio il tempo che passa non passa purtroppo in maniera neutra sulle cose in sospeso.io sono un tuo lettore affezionato anche quando non ti condivido.buon anno,comunque.
Buon anno, Eddy, ma che sia davvero buono.
Grazie per la recensione di Graham Parker and The Rumour appena letta su BU
Mi sono divorato tutti i commenti con in cuffia Keep the Fire Burning di Barbara Carr e Got What We Want dei Sights. Sì, del blues e del garage. Perchè no?
Fra sette giorni spengo le 52 candeline e vivo di musica ogni santo giorno, benché di mestiere faccia l’insegnante. Di inglese. Forse questo mi favorisce, ma gli abbonamenti a Living Blues, Blues Revue, American Songwriter e Relix (più il Buscadero e, per affetto storico, il Mucchio) mi danno una visione d’insieme su quello che voglio leggere e quello che voglio approfondire.
Se rimaniamo ancorati all’Italia c’è poco spazio per troppi pretendenti; se si esce dai confini, si seleziona e si prende il meglio (per i propri gusti). E poi All Music Guide, PopMatters e Rolling Stone (dinosauri: Springsteen disco dell’anno!) su internet. E, ancora, Slant, Paste, Blurtonline, Soul Tracks, Pitchfork (noooooooooo!!!!!!), ………
Un grazie a Cilìa per quanto (e come) ha scritto sul Mucchio. Lo continuerò a leggere volentieri qui. Però Zambo….
May the Good Lord shine a light on you (all).