E dopo tre-album-tre finalmente qualcuno mi concesse, sul numero di “Velvet” del giugno 1989, di scrivere un articolo sui Flaming Lips, gruppo di cui ero cultore oltranzista sin dalla ristampa su Pink Dust dell’altrimenti introvabile EP d’esordio. Alla critica statunitense e britannica ne serviranno ad ogni buon conto altri tre di album dei Nostri per accorgersi della loro esistenza. Mi perdonerà allora, il lettore odierno, un evidente errore in cui incappavo in un pezzo scritto con a disposizione fonti a dir poco lacunose.
I Flaming Lips di quegli anni sono stati uno dei più grandi gruppi di sempre ma, passata la sbornia popedelica di Yoshimi e dintorni, mi sembra stiano invecchiando assai bene…dischi come “Embryonic” e “…with Heady Friends”, a mio giudizio, li riportano quasi agli antichi fasti…
Come li giudichi? Riescono ancora ad emozionarti?
A mio modestissimo parere i dischi che hai citato sono ben superori sof/yoshini/embryonic è per me un ideale trittico da isola deserta, heady mi piace ma mi lascia perplesso, forse l’ho ascoltato poco. yoshimi è inoltre un bel disco per fare un po’ di rock’n roll coniugale, pensa un po’ te..
Rock’n’roll coniugale è la prima volta che la sento.
E non è male…
eh, e cos’altro era il rock’nroll nel gergo degli afroamericani? insomma, it’s only rock’roll but i like it, no?
Al di là del fatto che i loro album migliori siano degli anni ’90-inizio 2000, e non c’è neanche da discutere al riguardo, se è di affetto che si parla io resto più legato ai primi.
al cuor non si comanda..
Non ricordavo questo articolo, io mi avvicinai ai Flaming Lips l’anno dopo con In a priest…
Un altro bel successo della tua carriera e complimenti in particolare per quel passaggio profetico sul rock degli anni 90 che sarebbe nato da questo magma.
Io le amo tutte le fasi della loro carriera, e’ uno di quei casi in cui non saprei decidermi su quale sia l’album migliore.
me lo ricordo questo articolo.