È fuori da alcune settimane l’ultimo album (secondo alla testa dei Guantanamo School Of Medicine) di Jello Biafra. Non riserva sorprese, “White People & The Damage Done”, se non si considera tale che il suo artefice sia ancora del tutto credibile, il cinquantacinquesimo compleanno alle viste, nel ruolo di punk rocker politicamente impegnato e, per dirla con nonno Iggy, “with a heart full of napalm”. In uno dei momenti più controversi di una vita controversa dedicavo all’ex-cantante dei Dead Kennedys, sulle colonne di “Rumore”, questo breve articolo.
Corte federale americana condanna gruppo punk in una causa intentata dalla polizia
ore 18.05, 4 aprile 1997, Philadelphia – Un giudice federale ha riconosciuto un indennizzo di 2,2 milioni di dollari a un poliziotto e al suo sindacato in una causa da essi intentata contro un complesso punk-rock dal nome volgare per l’uso indebito di una foto del suddetto ufficiale sulla copertina di un album contenente testi ostili alle forze dell’ordine.
Michael Smerconish, legale della polizia di Philadelphia, ha dichiarato che la sentenza colpisce i Crucifucks e la loro etichetta, la Alternative Tentacles, di proprietà dell’ex-Dead Kennedys Jello Biafra. Il gruppo era stato citato per lo sfruttamento di un’immagine facente parte in origine di una campagna pro-polizia. La foto ritrae un poliziotto di Philadelphia, James Whalen, mentre giace, fingendosi morto, davanti a una macchina di pattuglia. L’album contiene canzoni che incitano a uccidere i poliziotti.
“Spero di prendermi quanto possiede questa gente fino all’ultimo centesimo rimasto in fondo al borsellino, se possibile”, è stata la reazione di Richard Costello, leader del sindacato di polizia, al verdetto. Costello ha detto che il denaro sarà speso per l’istruzione dei figli di poliziotti caduti in servizio. Whalen, al termine di un’udienza la scorsa settimana, aveva dal canto suo affermato di essere rimasto sconvolto dall’uso della foto e che sperava che questo caso lanciasse un chiaro messaggio alle case discografiche. La Alternative Tentacles, interpellata riguardo alla sentenza, ha rimandato chi chiamava al suo avvocato, che non si è però fatto vivo. (Agenzia Reuter)
I FOUGHT THE LAW… AND THE LAW WON
Nel 1987 la New Rose, etichetta parigina ormai da tempo defunta, celebrò il centesimo numero del suo catalogo con un doppio LP in cui gli artisti della sua scuderia si cimentavano con riletture di brani altrui. Parteciparono anche i Dead Kennedys, con una versione della I Fought The Law di Sonny Curtis, resa famosa dapprima da Bobby Fuller, quindi dai Clash, fedele all’originale solo musicalmente, dacché il testo (l’unico riportato sul foglio interno) era stato completamente riscritto per l’occasione, prendendo spunto dal caso di Dan White, un ex-poliziotto di San Francisco che aveva assassinato il sindaco di quella città e un noto attivista gay ed era poi stato incredibilmente mandato libero da un tribunale sul quale la polizia aveva esercitato pesanti pressioni. Biafra vestiva i panni di White e cantava, rovesciando il ritornello di Curtis, “ho combattuto la legge… e ho vinto”. Una parabola tipicamente americana narrata con piglio sardonico da uno che di grane con la (in)giustizia a stelle e strisce se ne intende: quando “Play New Rose For Me” raggiunse i negozi era ancora in corso la celeberrima causa per il poster di Geiger allegato al terzo LP dei Kennedy Morti, “Frankenchrist”, e accusato di essere pornografico. Grazie anche all’azione di un comitato, il “No More Censorship”, che si fece promotore di raccolte di firme e di fondi per le spese processuali, Dead Kennedys e Alternative Tentacles furono assolti. Per i primi fu una vittoria di Pirro: la forzata inattività a seguito delle traversie giudiziarie (in precedenza il gruppo era già rimasto a lungo fermo per una controversia con il suo manager) li portò allo scioglimento. Un bene, forse, poiché la loro parabola creativa pareva da tempo in irrimediabile discesa. A trarre giovamento dalla sofferta vittoria fu la casa discografica fondata nell’81 da Eric Boucher, meglio noto come Jello Biafra, proprio per dare una stampa americana al primo album dei Dead Kennedys, dopo che era sembrato evidente che nemmeno le indipendenti volevano avere nulla a che fare con un gruppo dal nome tanto provocatorio.
Da quel momento in avanti la Alternative, non più soltanto al servizio di Biafra e soci, è divenuta una delle migliori etichette punk al mondo, ove per punk si intende, oltre che uno stile musicale, un’attitudine mentale. Soprattutto un’attitudine mentale. Dalla qual cosa si possono inferire le ragioni del boicottaggio operato nei suoi confronti, da quattro o cinque anni in qua, dagli irosi predicatori di “Maximum Rock’n’Roll”, fondamentalisti del punk che legandosi alla lettera di un suono ne hanno condannato a morte l’essenza spirituale. Mentre Jello Biafra dava una possibilità di incidere a musicisti più o meno validi ma sempre refrattari ai cliché e si segnalava, con interviste e una serie di dischi solo parlati, come uno dei critici più lucidi delle storture della società occidentale, costoro non trovavano di meglio da fare che scomunicare i gruppi messi sotto contratto dalle major e pontificare su cosa sia punk e cosa no. Ma, come osservava il Nostro in una recente intervista, “puoi discutere se gli Offspring si siano o no venduti quando hanno firmato per la Sony sin quando ti manca il fiato, ma ciò non darà da mangiare al senzatetto che hai sull’uscio di casa”.
Chissà cosa diranno i Tim Yohannan ora che un processo farsa sobillato da uno dei dipartimenti di polizia più discussi degli Stati Uniti (a suo carico il massacro del Move e il caso Mumia Abu-Jamal) è forse riuscito, con un vero e proprio blitz (due mesi appena), in un’impresa a suo tempo fallita dal potentissimo PMRC: mettere a tacere Mr. Boucher. La Alternative difficilmente sarà in grado di assorbire un simile colpo e dunque la possibilità che il nuovo LP dei Lard sia l’ultimo a portare il suo marchio va giudicata tutt’altro che remota. Tutto ciò mentre il proprietario dell’etichetta rap più importante d’America finisce in carcere, con la prospettiva di passarci nove anni. Una coincidenza?
Il meglio del catalogo Alternative Tentacles
DEAD KENNEDYS “Fresh Fruit For Rotting Vegetables” (Virus 1, 1981) – Una delle pietre miliari della storia del punk. Le auto in fiamme in copertina bruciarono la notte della sentenza White. Canzoni come Kill The Poor, California Über Alles e Holiday In Cambodia bruciano oggi come allora.
BEATNIGS “The Beatnigs” (Virus 65, 1988) – Fra Last Poets e clangori industrial, il disco che presentò al mondo il fulgido talento di Michael Franti, poi alla testa di Disposable Heroes Of Hiphoprisy e Spearhead.
JELLO BIAFRA & D.O.A. “Last Scream Of The Missing Neighbors” (Virus 78, 1989) – Un album cui conviene approcciarsi partendo dal fondo, dalla furiosa cavalcata di Full Metal Jackoff, e proseguendo con la formidabile versione del classico degli Animals We Gotta Get Out Of This Place. Potente e melodico.
ALICE DONUT “Mule” (Virus 82, 1990) – Decisamente brutti, probabilmente sporchi, cattivi non si sa, geniali senz’altro. Fra punk, Captain Beefheart e Black Sabbath. E ogni tanto ci scappa una ballata memorabile.
LARD “The Last Temptation Of Reid” (Virus 84, 1990) – Nonostante tre Ministry, compreso Al Jourgensen, in squadra oltre a Jello Biafra, non vi sono tracce né di musica industriale né di techno. Un po’ di metal, sì. Granitico.
JELLO BIAFRA & NOMEANSNO “The Sky Is Falling And I Want My Mommy” (Virus 85, 1991) – Il migliore LP cui abbia posto mano Biafra dopo “Fresh Fruit For Rotting Vegetables”. 37’17” senza una pausa di innodico punk che si concede occasionali flirt ora con il jazz, ora con un hard impregnato di acido.
NOMEANSNO “0+2=1” (Virus 98, 1991) – Se la matematica non è un’opinione, un capolavoro di hardcore evoluto. Dove di hardcore dunque non vi è che il piglio. Hard, reggae, funky, jazz, Devo: di tutto, di più, da questi magnifici Canadesi.
VV.AA. “Virus 100” (Virus 100, 1992) – Sedici gruppi alla prese con il catalogo Dead Kennedys. I migliori sono i Disposable Heroes che rifanno hip hop California Über Alles e Mojo Nixon che trasfigura country Winnebago Warrior. Se la cavano benissimo anche Alice Donut, Faith No More, Sepultura e Sister Double Happiness.
D.O.A. “The Dawning Of A New Error” (Virus 106, 1992) – I Clash del Canada, per qualcuno. Questa corposa raccolta affianca al loro LP migliore, “Let’s Wreck The Party” del 1985, brani usciti a 45 giri fra il ’78 e l’81.
ZENI GEVA “Desire For Agony” (Virus 135, 1994) – Una voce animalesca si agita nervosa su fondali che passano in moviola la lezione del Sabba Nero. Violenza di norma trattenuta e proprio per questo più minacciosa. Giapponesi e inquietanti.
Pubblicato per la prima volta su “Rumore”, n.65, giugno 1997.