Velvet Gallery (20)

Volumi come “Rock – I 500 dischi fondamentali” e “1000 dischi fondamentali” (in prima ristampa proprio in questi giorni) avevano il loro più lontano antesignano in una lista di 100 album pubblicata sui numeri 17 e 18 (febbraio e marzo 1990)  di “Velvet”. Avendo scelto i migliori album degli anni ’80, ci prendevamo gusto e nell’estate successiva pubblicavamo un supplemento – “Velvet Gallery”, appunto – nel quale mettevamo in fila 333 titoli per raccontare la storia del rock dai primordi a – per citare gli Hüsker Dü – quegli anni importanti. Mi fa molto piacere ripubblicare l’articolo (bello polemico) che introdusse la serie. Così tanti anni dopo si può dirlo: la firma in fondo era doppia per aggiungere un surplus di autorevolezza, ma nella sostanza lo scrissi io e come lo scrissi uscì, con giusto qualche rimaneggiamento.

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32 risposte a “Velvet Gallery (20)

  1. Fabrizio

    … la mia prima bibbia!

  2. Marco Tagliabue

    Anche per me fu la prima bibbia, del resto non erano ancora anni da 500, 600 o 1000 dischi da salvare: il rock non aveva ancora chiuso il suo cerchio, anche se già cominciavano a svolazzare i primi avvoltoi. A pensare a tutto quello che sarebbe venuto dopo, vien da ridere ancora più forte. Non ero un lettore abituale di Velvet, ma quel volume lo vidi in edicola e me lo portai subito a casa…e ancora adesso, nonostante le inevitabili rughe, fa sempre la sua porca figura…

  3. Eravate un Dream Team e qui hai giocato una delle partite della vita.
    Almeno da questo punto di vista da Velvet avete tratto qualcosa: l’esperienza dei 333 album vi ha fatto realizzare i 500 di Extra e adesso i 1000.

  4. Lucas

    ..l’ho tuttora qua con me in Costa Rica, custodito gelosamente insieme a quel numero di Subway con i migliori dischi consigliati del periodo 77/86 (che peró fece sólo Guglielmi, o sbaglio?)

  5. Orgio

    “E c’è molto più rock ‘n’ roll negli N.W.A. che in David Lee Roth”.
    Dev’essere la lezione ultima della rivolta di Los Angeles del 1992…

    • Giancarlo Turra

      verità di vangelo, e una previsione di grande lungimiranza, visto che nel 1989-90 ancora ci si guardava in cagnesco tra rockers duri e puri e rappers e danzatori.
      Che bello, poi, averli visti andar giù come cartongesso, quei muri, all’epoca. Una gioia che mi pare viva ancora adesso, quella di ascoltare “loveless” e “screamadelica” e “nervermind” e “blue lines” e “laughing stock” in un unico magico fluire.

  6. Giancarlo Turra

    Io lo sento ogni mattina. Un pò abbaia, e per il resto grugnisce, ma – come si suole dire – “that’s not the point”.

    • Orgio

      Esatto, non è il punto. Il punto è che uno che va in giro facendosi chiamare Cubetto di Ghiaccio difficilmente può essere più rock ‘n’ roll di uno che stipula un’assicurazione contro le cause per riconoscimento della paternità. A prescindere dai meriti musicali dell’uno e dell’altro (peraltro, tutti da ripartire).

  7. Orgio

    Ottima idea, non dimenticare di eat’em and smile. E poi l’orchidea, come certo sai, è l’equivalente femminile di ciò su cui poco sopra c’intrattenevamo, quindi tutto torna.
    Buon lavoro!

  8. Corrado Bernardi

    Caro Eddy, non puoi immaginare quante scoperte mi consentì la Velvet gallery e già prima quei due numeri di Velvet, anche se certamente sai che in tanti hanno goduto di quelle liste e di quei racconti.

    Qualcuno le ha anche sfruttate per editarne nuove.

    Queste nuove raccolte, 500… e poi 1000…, non so cosa aggiungeranno spero si integrino anche ai dischi del successivo trentennio.

    Me le potresti descrivere meglio, tu di persona?

    E con l’occasione, come va ora in Blow up?

    • “Blow Up” e a “Blow Up” tutto bene, grazie.
      La “Velvet Gallery” è stata come la gettata di cemento sulla quale, molti anni dopo, sono stati edificati i due volumi Giunti. Che molto hanno con essa in comune e probabilmente su altrettanti punti si distinguono. Inevitabilmente, visto che con il passare del tempo e l’accumularsi delle uscite criteri e punti di vista non possono che modificarsi, almeno parzialmente.

      • Mirko Saltori

        Strano, un po’, quando ti chiedono come va ora a Blow Up, di Blow Up ecc. Perché è questione di percezioni cronologiche.
        Io ti lego principalmente a Blow Up, dato che lì ti lessi per la prima volta, un articolo su Albert Ayler fotocopiatomi da un amico nel, credo, 1996, o ’97. E poi altro, molto, in quegli anni, su BU. L’altro giorno ho riletto un’intervista tua (molto interessante) ai My Cat Is An Alien (pochi mesi fa in copertina su Wire).
        Mirko Saltori

      • Premesso l’ovvio, e cioè che con nessun altro giornale potrò mai avere il legame che ho avuto con “Il Mucchio” (e non se ne avrà certo a male SIB, visto che fu da lettore della suddetta testata che mi contattò), devo aggiungere che mi fa molto piacere che ogni tanto qualcuno si ricordi che io a “Blow Up” ci sono sempre stato. Ma sempre. Dal numero zero.

      • Eh Mirko dipende forse solo dalla tua età, non è quindi un merito per me averlo conosciuto prima nel Mucchio selvaggio; anzi forse la conoscenza maggiore delle recensioni di Eddy l’ho avuta in Velvet, che cominciai a comprare dal terzo numero, quello della Perestrika, un redazionale rivelatore della dipartita di tanti re-censori dal Mucchio che nessuna replica di Max ha mai potuto efficacemente contraddire… Tempi che ora sembrano antichi.
        Velvet per me è stata la testata più bella e interessante che abbia mai letto, anche più del Mucchio selvaggio ante Perestoika, soprattutto nella prima fase ma anche nelle successive.
        Eddy poi lo seguì un po’ anche in Rumore e in Blow up, persino in Audio review, di queste fui abbonato per alcuni anni, anche se Rumore mi pareva un po’ troppo settario e Blow un po’ troppo estroso, Audio review ovviamente era una rivista con altri argomenti portanti (anche l’area recensioni diventò sempre più importante), finché non scoprì del ritorno di Eddy e di Federico al Mucchio, molto tardivamente, nel momento di crisi.
        Si può dire che sono stato sempre dietro a voi, cari Eddy e Federico; solo in Velvet avevo anche altri riferimenti di critica musicale oltre a voi. Per il resto siete stati sempre voi…
        E’ vero Eddy tu ci sei sempre stato in Blow up, ma mi parevi in sordina, forse mi sbaglio; ma ora che, oltre a te, c’è anche Federico per pragmatismo tornerò a Blow up, vedremo poi se ci troverò anche passione …conto su di voi!

      • chissà com’è m’ venuto scritto du’ volte così male… Perestojka

      • Corrado Bernardi

        Condivido assolutamente l’opportunità che avete colto di modificare parzialmente le valutazioni in relazione al “passare del tempo” ed è anche stimolante.

        Vorrei però comprendere meglio due aspetti sulle nuove raccolte:
        se è vero quanto citato da Max Stefani in Wild Thing – “Giunti pubblicò ‘Rock 500 dischi fondamentali’… Le percentuali sulle vendite me le presi io che non avevo preso niente per le 4000 copie vendute di ‘Seppia’… Arriveranno in 8 anni circa 20mila euro.” – vuol dire che i benefici economici di tale raccolta sono andati tutti a Max? è così o faceva solo il “ganzo”?

        Posso quindi sperare che i guadagni di “1000 dischi fondamentali” vanno invece a te e Federico?

        Te lo chiedo perché non avendo ancora acquistato nessuna delle due, se le tue risposte sono sostanzialmente positive, propederò per l’acquisto della seconda; e chissà che qualcun altro non faccia lo stesso anche per questo motivo.

        Direi consumo etico (o come si direbbe in traduzione letterale dallo spagnolo) “consumo giusto”

      • No, non faceva il ganzo. Faceva il reo confesso. I proventi del libro dei 1000 dischi vanno invece agli autori.

      • Anonimo

        bene a sapersi Eddy

      • Siccome ero risultato anonimo e non lo volevo essere, ripeto:
        bene a sapersi Eddy 😉

  9. Mirko Saltori

    Ma, scusa l’ignoranza, e “Dynamo” di chi era? Che vita ebbe e che esperienza fu? Ci scrivevi tu, anche, no? E forse anche SIB?

    • Il nome di chi ne era proprietario oggi non direbbe nulla a nessuno (e nemmeno allora, a dire il vero). Non ho memoria di un passaggio di Bianchi da quelle parti, ma può anche essere. Io collaborai ai primi sedici numeri. Non mi pare che ne uscirono molti altri.

      • el murro

        sulla presenza di SIB in Dynamo posso confermare io: fu all’incirca dai primi mesi del ’96 con articoli piuttosto corposi (ne ricordo su Steve Albini, su Mc 900ft. Jesus, sul post rock dell’asse Louisville-Chicago) e recensioni varie

  10. Gianandrea

    Quanto ricordi. Lo speciale di Velvet, 333 album rock l’ho intravisto nella vetrina di un edicola a Trieste. Visto che la copertina ritraeva i Doors ero convinto si trattasse di una fanzine dedicata al gruppo di Los Angeles, che in quel periodo stavo ascoltando assiduamente (avevo diciottanni).
    Quale meravigliosa sorpresa scoprire, invece, che quel giornale riservava un “pozzo colmo di meraviglie” tanto per citarne un passo. E che meraviglie, visto che per la prima volta in vita mia ho letto di Velvet Underground, Television, Husker Du e Stooges.
    Le recensioni che più mi hanno colpito, però, e che ancor oggi rileggo volentieri sono quella sui Clash di London Calling e quella, meravigliosa e struggente, di Closer. Quest’ultima mi ha fatto venir voglia di andare a comperare il disco di volata.
    Vi sono immensamente grato, soprattutto a te Eddy e a Federico Guglielmi, perchè con quello speciale di Velvet e con tutti i Vostri scritti e recensioni che ho letto da quel 1990 in poi, mi avete fatto crescere e stare bene, ma bene sul serio.

  11. Gianandrea Sirca

    Sono io che ringrazio Voi. Per diversi anni ho acquistato dei cd sulla base di quella lista e poi, successivamente, sulla lettura delle recensioni del libro della Giunti.
    Non sono riuscito ad acquistarli tutti, anche per una mera questione economica, ma soprattutto per una questione di tempo. Come giustamente avete osservato più e più volte, ci vuole tempo ad assimilarli tutti e per alcuni ci sono voluti anni (non so come faccia Scaruffi…). E’ strano che per ciascuno di noi, alcuni dischi risultino facili al primo ascolto ed altri meno. Credo sia principalmente una questione personale, di età e poi sicuramente una di tempi. Chi nel 1970 avrà ascoltato il disco dei Can, ad esempio, credo si sarà trovato davanti al dubbio amletico se fosse di fronte ad un capolavoro oppure ad una stramberia pura e semplice. Oggi quel disco stupisce molto meno, soprattutto se uno ha ascoltato prima i Suicide, i Modern Lovers, piuttosto che i vari Burial ecc.
    Diversamente, almeno per quanto riguarda me, alcuni gruppi, sono piaciuti subito, anzi li ho amati da subito. Parlo degli Stooges, dei Joy Division, Radio Birdman oppure anche Bowie e Springsteen. Prendiamo i Jane’s Addiction. Dal momento in cui ho ascoltato Nothing Shocking sono rimasto di sasso. Già al primo ascolto mi sembrava perfetto sotto ogni punto di vista, come se stessi conoscendo qualcosa di meraviglioso per la prima volta. Mi è ritornato alla mente quello che ha detto in un’intervista Ozzy Osbourne a proposito della prima volta che sentì i Beatles alla radio, anche se la frase mi sembra un po’ troppo poetica per il personaggio (presumo che chi l’ha tradotta abbia omesso qualche espressione colorita). Ad ogni modo diceva più o meno così: ”Uno pensa di conoscere tutti i colori dell’arcobaleno e poi arriva uno che te ne fa vedere uno di nuovo e rimani sconvolto”. Per me è stato proprio così.
    Eppure mi rimane un rimpianto, che quella sensazione non la proverò mai più, almeno per quel disco in particolare. Lo riascolterò sempre volentieri e mi piacerà sempre, ma il momento in cui l’ho inserito per la prima volta nel lettore è ormai svanito e non tornerà. Fortunatamente di dischi da scoprire ce ne sono a bizzeffe e con molta probabilità mi capiterà ancora, d’altronde, come avete detto Voi, è anche questo il motivo che continua a “spingerci ad ascoltarne di nuovi”.
    Vi ringrazio ancora e chiudo dicendovi solo una cosa. Mi spiace sentirvi delusi ed amareggiati, ma sono contento che esistano dei giornalisti come Voi perché se è vero che la musica in Italia è sottovalutata per vari aspetti, è altrettanto vero che chi ne sa, o crede di saperne come me, valuta altrettanto bene chi leggere per avere degli utili consigli oltre che recensioni obiettive e qualificate. Sono sicuro che se foste vissuti negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, o che ne so, anche in Germania, sareste diventati dei punti di riferimento per molte più persone, avreste avuto il Vostro show alla BBC come John Peel, ma nondimeno lo siete per parecchi qui da noi. Infatti, i Vostri libri o i Vostri blog lo testimoniamo. Non sono poche le pagine che vengono visitate ogni giorno. Inoltre, sono più che certo che il Vostro lavoro sia svolto con passione e un po’ vi invidio perché svolgere una professione che deriva dalle proprie passioni, beh, anche se ci sono momenti meno lieti, è una fortuna che pochi possono dire di avere.
    Col che Vi ringrazio ancora e Vi saluto.

    Gianandrea Sirca

  12. Gianandrea

    Mi spiace di non aver risposto prima.
    Ringrazio sentitamente per la risposta e per il bellissimo commento su facebook.

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