Il primo volo magico di Claudio Rocchi

Mi era già venuto in mente almeno un paio di volte di recuperare questo breve articolo, l’ultima a seguire il ripescaggio di un pezzo su Le Orme. Lo riprendo adesso con il senso di smarrimento che mi viene dall’avere appreso stamani, dalla pagina Facebook dell’artista milanese, della terribile malattia che lo ha colpito. Come accennavo in questa paginetta scritta per “Il Mucchio”, anni fa ebbi occasione di incrociarlo fugacemente, ricavandone l’impressione stupenda di un uomo che, già relativamente avanti con gli anni, conservava lo spirito e l’aspetto di un ragazzino. Richiestomi di definirlo con un aggettivo solo, lo avrei detto “solare”. Con due, avrei aggiunto “saggio”. Solarità e saggezza che con ogni evidenza conserva oggi nella disgrazia. A corto di parole che non rischino di sembrare vacue, retoriche, melense, non posso che augurargli due cose: di completare il progetto cui si sta dedicando; di restare sempre e comunque Claudio Rocchi.

Claudio Rocchi - Volo magico n.1

Parola di Claudio Rocchi, che in tal modo intitolava qualche tempo fa una sua raccolta di poesie: “Le sorprese non amano annunciarsi: sono un gruppo rock di fanciulle, suonano nude e sono bellissime”. Non dirò che mi abbia fatto lo stesso effetto entrare da uno dei miei spacciatori di dischi preferiti, intravvedere con la coda dell’occhio due copertine ben familiari sporgere dallo scaffale delle novità e con un unico fluido gesto catturarle entrambe ma… insomma… all’incirca. Certo, ragionandoci su la sorpresa era assai relativa e stupefacente era semmai che, da ormai diversi anni, due titoli classicissimi del pop italiano quali “Viaggio” e “Volo magico n.1” mancassero di nuovo dai cataloghi. E non è certo viceversa una sorpresa che chi infine li ha ristampati (la Sony) lo abbia fatto con così poco rispetto: d’accordo le copertine cartonate che provano a riprodurre – in piccolo – l’esperienza del 33 giri ma, 1), non si è rimasti fedeli agli originali (il retro della confezione dell’esordio era diverso, il davanti di quella del secondo album si apriva in mezzo e non di lato) e, 2), non ci si è degnati di mettere nemmeno due righe a corredo. L’andazzo del resto nel Bel Paese è da sempre questo, laddove altrove le più significative reliquie del passato (e a dire il vero non solo le più significative) vengono omaggiate con riedizioni sontuose, programmi raddoppiati, triplicati, quadruplicati e in allegato libretti che ci vogliono ore a leggerseli. Qui si passa alla cassa e amen e già è tanta grazia se almeno il remastering è stato fatto come si deve: e non è purtroppo questo il caso. Tant’è: le versioni precedenti in digitale non è che fossero impeccabili e i vinili degli anni ’70 rischiate di pagarli assai per poi scoprire che non suonano proprio meravigliosamente (del primo “Volo magico” avevo una ristampa economica che vendetti per disperazione). Tant’è: è d’uopo essere felici e auspicare che, anche con le medesime modalità, si provveda prossimamente a rimettere in circolazione, se non tutto il resto del vecchio repertorio Ariston del nostro eroe, quantomeno “La norma del cielo”, “Essenza” e “Il miele dei pianeti, le isole, le api”. Magari, chissà, propiziandone la scoperta da parte del Devendra Banhart di turno che potrebbe allora propagandare urbi et orbi che nell’Italietta che si inoltrava nei ’70 qualcuno declinava acid-folk stellare.

Esemplare unico, Claudio Rocchi, di enfant prodige capace di invecchiare con grazia (in tutti i sensi: incrociatolo nell’estate 2008 in forza di conoscenze comuni, mi trovavo di fronte un cinquantasettenne che di anni ne dimostrava sì e no quaranta) e dalla vicenda, tanto artistica che umana, talmente singolare che ci vorrebbero pagine e pagine a raccontarla. Qui ne ho a disposizione una, ne ho già utilizzato più di metà e mi limito dunque all’enfant. Al ragazzetto che quindici-sedicenne si ritrovava a suonare il basso con gli Stormy Six e diciottenne a esordire discograficamente con loro, giocando un ruolo chiave in un album dal titolo paradigmatico: “Le idee di oggi per la musica di domani”. Al diciannovenne che decideva di registrarselo in proprio un LP e sulle ragioni della separazione da una compagnia sempre più politicizzata la dirà lunga (per quanto con affetto) la canzone posta a suggello dell’album dopo (“L’unità”) degli Stormy Six: “Fratello, quando l’ultimo sfruttatore, l’ultimo corruttore, l’ultimo carrierista, l’ultimo ipocrita, l’ultimo borghese saranno scomparsi da questa terra, allora sarà giunto il vostro momento di parlarci d’amore”.

Sempre avuto tendenze mistiche, il Rocchi, e quando dopo un decennio di corteggiamenti aderirà agli Hare Krishna (di cui finirà per divenire una figura di primissimo piano) diversamente che nel caso dell’amico Paolo Tofani (degli Area) nessuno se ne stupirà. In “Viaggio” (Ariston, 1970), opera scarnissima con il titolare alla chitarra e al pianoforte e il solo Mauro Pagani a dare una mano alternandosi fra flauto, violino e conga, il brano-fulcro si intitola Gesù Cristo (Tu con le mani) ed è una meditazione sul tema dell’unicità di Creatore e Creato. A fronte di ingenuità testuali post-beat (il “io voglio sposarti, io voglio dei figli da te” di Non è vero a seguire la fuga da casa di La tua prima luna) canzoni come Acqua o Questo mattino accendono illuminazioni di futuro. Pur esibendo melodie di incisività e limpidezza rimarchevoli, musicalmente il disco la trascendenza non la sfiora neppure. Altra faccenda il di un anno successivo “Volo magico n.1”, per il quale si può spendere a ragion veduta e cuor leggero una parola impegnativa come “capolavoro”. Merito di una delle tre composizioni più celebri dell’artista milanese, la miniatura incantata e incantevole di La realtà non esiste (le altre due – provenienti in realtà dalle medesime sedute d’incisione: L’arancia è un frutto d’acqua e Lascia Gesù – finiranno sulla seconda parte del Volo Magico, “La norma del cielo”), ma soprattutto di una prima facciata occupata per intero da una traccia omonima (una mezza dozzina i musicisti coinvolti e fra essi Alberto Camerini) in lisergico transito da un raga a un mantra, a disegni di folk pronti a mutarsi in un rock delle sfere se mai ve n’è stato uno. L’Alan Sorrenti a sua volta immenso di “Aria” prenderà probabilmente nota. “Musica è amore”, canta Claudio a un certo punto di quello che era il secondo lato, prima di congedarsi sull’aria stupenda di piano e mellotron di Tutto quello che ho da dire: non vi ricorda qualcun altro?

Pubblicato per la prima volta su “Il Mucchio”, n.684/685, luglio/agosto 2011.

10 commenti

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10 risposte a “Il primo volo magico di Claudio Rocchi

  1. Gian Luigi Bona

    Mi ha sempre dato fastidio vedere come sono enormemente più facili da reperire dischi di mezze seghe di artisti stranieri piuttosto che grandi opere di artisti italiani.

  2. Carlo Bordone

    disco bellissimo, Volo magico n.1, che purtroppo ho scoperto tardi a causa della mia congenita diffidenza nei confronti della musica italiana. ma sono contento comunque, è bello potersi stupire della bellezza anche quando non si è più ragazzi (e questo è un pensiero molto claudiorocchiano). mmi dispiace moltissimo per le sue condizioni di salute, che Shiva gli dia una mano.

  3. posilliposonica

    ” Non ti vedono neanche…li senti andar via…capisci di colpo
    che il loro discorso è diverso dal tuo”
    (La Tua Prima Luna)

  4. Gian Luigi Bona

    Eddy, mi hanno detto che hanno ristampato “Volo Magico n.1” in vinile. Sai se il suono è migliorato o se è decente ?

    • Non ne ho idea. Diciamo che difficilmente potrebbe essere peggio della famigerata ristampa Ariston a medio prezzo.

      • Marco Tagliabue

        E’ stato ristampato per il Record Store Day 2013, con una copertina apribile ‘normale’ al posto della caratteristica apertura centrale che aveva l’edizione originale. Io l’ho acquistato e, posto che non ho parametri di giudizio nè con la prima stampa nè con la ristampa Ariston, ho trovato il suono discreto ma certo non ottimale.

  5. Doc strangelove

    Everybody says music is love… Da ragazzo stavo quasi per entrare in Hare Krisna perché c’era lui… Sempre luminoso, anche nel male.

  6. Corrado

    Questa l’ho già raccontata a qualcuno, ma tant’è. Negli anni 80 c’è stato un momento in cui stavo impazzendo. I miei vinili di Rocchi erano ormai usurati, ma nessuno li ristampava almeno su CD. Non ricordo come, riuscii a mettermi in contatto con l’Ariston. Alla fine parlai con una signora che mi disse: ” I dischi di Rocchi non vengono ristampati in quanto non c’è richiesta e quindi mercato”. Chiesi se avessero almeno i masters di quei dischi. Lei disse di si, avrebbe pure potuti venderli. GULP!! Sparò un bel 200 milioni di lire, che ora con l’ euro sembrano noccioline, ma allora erano un pacco di soldi, soldi che io non avevo ma che ho sperato fino all’ultimo di riuscire a racimolare. Poi rinunciai. Fortunatamente, solo alcuni anni dopo furono ristampati su CD da altri. Diciamo che in fondo ho risparmiato dei soldini.

  7. stefano campodonico

    Non conoscevo la sua situazione e questo mi addolora molto. Ammetto di non conoscerlo molto come musicista, tranne appunto volo magico che era uno degli ascolti preferiti di mio fratello maggiore. L’ho invece conosciuto meglio in un programma radiofonico di una quindicina di anni fa in onda su radio2, starship mi pare si intitolasse, dove oltre a ottima musica (Byrds, Dead, Dylan ma anche Stone Roses) c’era parecchio spazio per argomenti di carattere spirituale sociale e politico.
    Davvero una bella persona!

  8. posilliposonica

    Claudio è finito.E questo è quanto.

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