“Da qui a dieci anni starete ancora ascoltando quest’album straordinario ed è ciò che conta di più”: così il recensore di “Kerrang” nel 2000 su “Rated R” e appropriatamente la “Deluxe Edition” approntata dalla Interscope giusto per il decennale di quel disco riporta la citazione in seconda di copertina. Cinque album e ben tredici anni dopo rispetto all’uscita di uno degli ultimi classici del rock a fare sul serio epoca (per quanto ci sia chi gli preferisce il successivo “Songs For The Deaf”) ci si potrebbe allora legittimamente domandare: nel 2023 lo faremo ancora girare “…Like Clockwork”? Azzarderei di sì. Ma aggiungendo subito: probabilmente, con il medesimo sentimento di entusiasmo misto a perplessità che suscita oggi, quando dalla pubblicazione non sono passate che tre settimane ma gli ascolti accumulatisi già sono parecchi. Vana al momento la ricerca di una chiave di volta e di lettura, che probabilmente manca.
Tanti sei anni senza un disco di una delle poche sigle da prendere sul serio di questo secolo in cui il rock definitivamente si è fatto liturgia, non più religione, rappresentazione nel migliore dei casi e pantomima nel peggiore. Josh Homme è uno che tuttora ci crede. Josh Homme è uno che ha cultura e talento bastanti a sublimare una simile fede, scansandola dagli abissi della superstizione. Josh Homme forgia riff martellandoli su incudini di dei e sa all’occasione farci girare attorno melodie che a piantartele in testa con una sparachiodi non penetrerebbero più a fondo. Sa insomma scrivere pezzi memorabili e non è mai scontato che un gruppo con un grande suono abbia poi anche grandi canzoni. In “Rated R”, in “Songs For The Deaf”, c’erano queste e quello. Si potrebbe dire lo stesso di “…Like Clockwork”, ma precisando che del monolite stoner che cominciarono a cavare da granito e pietra lavica gli antesignani Kyuss non sussistono che ricordi, suggestioni, in capo e intorno a un prisma caleidoscopico. È tanto variegata questa nuova prova delle Regine – come se ci si fosse voluti rifare del tempo non certo perduto ma dedicato ad altre, meno cruciali se non dopolavoristiche, faccende – che qui e là, e soprattutto nella seconda metà di un non estesissimo (tre quarti d’ora) programma, la visione tende a farsi sfocata, il filo del discorso a smarrirsi.
All’ennesimo passaggio, un’illuminazione. Bisognerebbe fingere, per farsene infine conquistare senza più remore, che “…Like Clockwork” lo si stia ascoltando nel vecchio formato del long playing e apposta non ho scritto semplicemente “in vinile”, giacché una stampa in vinile esiste ma è un doppio da fare andare a 45 giri. Nell’era dell’LP le facciate sarebbero state invece solo due, con cinque pezzi cadauna, e sarebbero risultate perfettamente speculari. Al centro della prima, la ballata pianistica che evolve in morbido rock-blues The Vampyre Of Time And Money, con a precederla la collisione Screaming Trees/Soundgarden Keep Your Eyes Peeled e la squadrata I Sat By The Ocean e a seguirla il gotico/robotico glam della malignamente lasciva If I Had A Tail e un’incalzante e vorticosa My God Is The Sun, di muscolarità guerriera. Laddove sulla seconda all’implacabile funk-metal Smooth Sailing farebbero da corona dapprima il valzer nirvaniano Kalopsia e una Fairweather Friends più da Queen che da Queens Of The Stone Age e quindi una I Appear Missing smaccatamente beatlesiana (cfr. Sun King, su “Abbey Road”) e una traccia omonima persa dai Pink Floyd nelle terre di mezzo fra “Dark Side Of The Moon” e “Wish You Were Here”. E non pare pure a voi che così tutto avrebbe molto (ma molto) più senso?
Effettivamente perplesso sono perplesso ma ogni ascolto ne richiede un’altro subito per cui penso di sciogliere ogni perplessità al più presto.
All’inizio ero perplesso ma ascoltandolo mi piace sempre di più, naturalmente va comprato in vinile.
Questo album mi ha letteralmente stregato. Lo ascolto in continuazione, lo trovo meraviglioso. Non so se tra 10 anni lo ascoltero ancora… Azzardo un si… e credo di prenderci!
Assolutamente d’accordo con Davide. L’ho comprato su itunes e me lo accatterò anche in ciddì perchè è un disco bellissimo, che mi ha stregata
Bello, da gustare senza paragonarlo ai vecchi lavori, ma apprezzandolo come un’ opera fresca e divertente, meglio se in macchina, in autostrada sotto il sole. Mi piace.