Registrato in una singola notte, su un due piste: l’alta fedeltà è un’altra cosa, per quanto il suono abbia un bell’impatto, nitidezza e dinamica non da demo. Il rock’n’roll invece è, o dovrebbe essere, precisamente questa roba qui, o anche questa roba qui, o almeno qualche volta questa roba qui: pose da bullo, testosterone a mille, un riff contundente, un assolo tipo eiaculazione, basso e batteria a passo di carica. La prima canzone si chiama Hot For Teacher! e no, non è quella quasi omonima (un punto esclamativo in meno) e lunga quasi il doppio (4’44” contro 2’40”) che i Van Halen porteranno in classifica nel 1984, a dispetto del boicottaggio del famigerato PMRC. Tanti lettori avranno probabilmente presente il video, ilarmente esplicito. Temo siano invece pochini a conoscere la Hot For Teacher! quantomeno in un senso originale: che i Van Halen se ne fecero “ispirare”. Ma quanto si può essere sfigati? Il punk ti ha sorpreso alle spalle mentre eri ancora alle prese con il glam, il tuo pezzo più “famoso” è omonimo di un altro cento volte più popolare, nel tuo unico LP ci ha suonato uno dei Velvet Underground ma dei Velvet Underground senza più Lou Reed (gli appestati per antonomasia della storia del rock) e l’unico membro del gruppo che si avvicinerà a un qualche tipo di stardom lo farà da cantante – nel disco più brutto e meno venduto – del progetto solista del chitarrista di un’altra band di Boston. Accantonato poco dopo quando costui, tal Joe Perry, tornava alla base, tali Aerosmith. In realtà manco erano proprio di Boston, che fa comunque fico, i Thundertrain, bensì di un sobborgo il cui nome alle orecchie di un italiano suona piuttosto ridicolo: Natick. Dev’essere però una bella cittadina, a giudicare da quel paio di foto che ne corredano la scheda su Wikipedia. I Thundertrain naturalmente su Wikipedia non ci sono e ormai bisogna veramente essere dei signor Nessuno per non esserci. Loro, modestamente, lo nacquero. Lo sono rimasti.
Non fatevi fuorviare da titolo e copertina, da quel polso con le vene tagliate che lugubremente sporge dall’angolo in basso a sinistra: “Teenage Suicide” è un party record le cui nove tracce conoscono solo due marce, veloce e più veloce. Niente lenti qui sopra, niente ballate, niente canzoni d’amore. Hot For Teacher! inaugura e stabilisce il tono e c’è chi l’ha descritta come “due terzi di Slade e un terzo di Rolling Stones”, chi come gli Slade alle prese con Chuck Berry e insomma gli Slade sembrerebbero entrarci sempre. Io qui ce li sento sì e no – molto di più in quell’altro inno, Hell Tonite, che apre la seconda facciata. Per me invece Hot For Teacher! sono gli Aerosmith all’apice del festaiolo ma, ancora di più e quintessenzialmente, le New York Dolls: pensatela come una Personality Crisis più lubrica e meno isterica. La categoria è quella e quello il torto: che è brano di tale levatura che al confronto il resto del repertorio assemblato dal cantante Mach Bell, dai chitarristi e autori Steven Silva e Gene Provost, dal bassista Ric (fratello di Gene) e dal batterista Bobby Edwards (con un piccolo aiuto al piano ma soltanto in due pezzi da Willie “Loco” Alexander) non direi che scompaia ma certamente ne viene sminuito. Oltre che dalla già menzionata Hell Tonite il meglio del resto è rappresentato da una Let’Er Rip che non fa prigionieri, da una Cheater tesa e malevola prima di deflagrare teatrale, da una I Gotta Rock (suggello inciso in concerto) sulla quale la dice lunga il titolo. Ma soprattutto da Modern Girls, che se ce la immaginiamo da Meat Loaf diventa indigeribile Wagner’n’roll e una hit sicura ma così sottoprodotta risulta irresistibile.
Stampato in un numero di esemplari presumibilmente modesto da una piccola etichetta locale, “Teenage Suicide” non cambiava se non in peggio (portandoli con il suo insuccesso a sciogliersi) le fortune dei Thundertrain, eroi di un anno o due nel Massachusetts, perfetti sconosciuti altrove. È stato riedito in digitale un’unica volta, nel 2003, ma fossi in voi cercherei un originale in vinile, sfizio che non vi costerà più di una trentina di euro. Io la mia copia, completa di poster (mi raccomando!), non l’ho pagata nulla. Me la regalò nel 1986 o forse nell’87 Federico Guglielmi (insieme a questo disco qui): piccola consolazione per non avere potuto approfittare, non trovandomi in loco, della gigantesca svendita fallimentare di un noto negozio romano.
Le svendite… roba bella. A quella che citi, del mitico “Consorti” (negozio enorme dove, negli anni ’70, andavo con gli amici ad ascoltare le novità… c’erano delle splendide cabine con due cuffie, davi al banco l’LP che volevi ascoltare, loro lo mettevano su e ti dicevano il numero della cabina).
Una cosa che mi ricordo comprai a quella svendita è l’unico album degli Alternate Learning, il gruppo pre-Game Theory di Scott Miller.