La prima volta che scrissi del disco che, potendone salvare uno e uno soltanto, porterei con me sulla classica isola deserta: “Forever Changes”.
La prima volta che scrissi del disco che, potendone salvare uno e uno soltanto, porterei con me sulla classica isola deserta: “Forever Changes”.
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In questo momento sull’isola deserta, meglio ancora proprio nel deserto, ci porterei “The black light” dei Calexico. Fabulous!
Mia recensione d’epoca scritta per “Audio Review”. Voto 8,5.
CALEXICO
The Black Light
City Slang/EFA 08707-2
Prezzo L. 37.000 / AAD
La ragione sociale è seminuova ma i titolari sono tutt’altro che dei pivellini: Joey Burns (basso) e John Convertino (batteria) sono difatti un po’ gli Sly & Robbie, vale a dire la sezione ritmica più richiesta, di quel settore del rock americano che pratica un recupero creativo, mediato in primis da psichedelia e post-punk, delle cosiddette “radici”. Li si è ammirati all’opera in primis con i Giant Sand, ma anche con Barbara Manning, con Bill Janovitz dei Buffalo Tom, con Lisa Germano, con Vic Chestnutt. Li credevo brillanti gregari e basta e nulla, dacché il precedente “Spoke” dalle nostre parti quasi non si era visto, mi aveva preparato allo splendore abbacinante di questa Luce Nera: una delle cose migliori offerteci nella prima metà del ’98 dalla musica a stelle e strisce.
E’ stato amore travolgente subito, fin dall’attacco dell’iniziale “Gypsy Curse”, uno strumentale che media surf, tex-mex e echi di Grecia (penso, per dire, a una “Miserlou”). Cominciate l’ascolto da lì e proseguite con la terza traccia, “The Ride (Pt II)”, sensazionale incrocio fra l’Ennio Morricone formato western e Stan Ridgway. Puntate poi “Minas De Cobre (For Better Metal)”, dove all’incipit chitarristico cooderiano fa seguito il dilagare di un’orchestrina mariachi. Tornate quindi all’inizio e gustatevi tutti di seguito diciassette brani che inventano un country-rock inaudito, colonna sonora di una frontiera fra Stati Uniti e Messico metafisica oltre che reale, frequentata da Link Wray come da Ry Cooder, fra un trip lisergico, una siesta, un rito voodoo.
Sottoscrivo ogni parola. Soprattutto “amore travolgente” 🙂 Sono passati già quindici anni? Miiiii!!!! Comunque il disco non è invecchiato nemmeno di un minuto.
Orgoglioso di condividere con Eddy lo stesso “e ne rimarrà uno solo” disco!
A Loredana comunque grande appoggio sulla scelta del meraviglioso capolavoro dei Calexico