Neneh Cherry – Blank Project (Smalltown Supersound)

Neneh Cherry - Blank Project

Tanto vale partire dal fondo, così che sia subito chiaro come la penso: fino a oggi, 9 maggio 2014, e avendone già ascoltati quei tre o quattrocento, album dell’anno. Senza discussioni. A mani basse. E un’altra cosa ancora mi preme ora puntualizzare, rispondendo preventivamente a quanti potrebbero chiedersi e chiedermi (qualcuno l’ha fatto in riferimento ad altri titoli) quale sia il senso di occuparsi a inizio maggio di un lavoro uscito a fine febbraio, in Internet. Non è ormai spaventosamente vecchio? Perché rinunciare a sfruttare la possibilità che dà il mezzo di elaborare un messaggio in tempo reale? Di pronunciarsi su un disco il giorno stesso in cui vede la luce ufficialmente (e sorvoliamo sul fatto che su carta sia da lungi invalsa la pessima abitudine di uscirsene ogni mese con recensioni di cose che non andranno nei negozi che il mese dopo, bruciandole). Vedete, il fatto è che questo non è un sito (con tutti gli obblighi del caso) ma un blog, e come tutti i blog vive degli umori di chi ne è il titolare. Ci sono album  di cui mi piglia l’estro di scrivere subito, perché mi hanno entusiasmato o (più spesso) l’opposto, e altri di cui comunque mi occupo con tempi da giornale, approfittando del fatto che qualcuno mi ha commissionato un pezzo e li devo dunque ascoltare in un dato modo. E poi capita anche l’album che non mi riesce di affrontare da nessuna parte e sul quale pure mi sarebbe andato di spendere qualche parola. Essendo l’individuo schifosamente pigro che sono, di norma va a finire che me lo godo per quanto possibile prima di archiviarlo e morta lì. Ma ogni tanto un disco rifiuta di ritirarsi in buon ordine. Ogni tanto un disco mi tira per la giacca e semplicemente esige ch’io dica la mia. Magari un disco così, di quelli – sempre più rari – capaci di sedurre subito senza poi abbandonare e anzi continuando a guadagnare punti ascolto dopo ascolto. Di fare categoria a sé. Di collocarsi immediatamente in una dimensione classica e insieme di sapere parlare alla contemporaneità. In senso stretto questo disco da Neneh Cherry lo abbiamo aspettato diciotto anni. E che saranno mai, al confronto, due mesi e mezzo?

Formalmente quarto album in studio da solista della figliastra del mio secondo trombettista preferito di sempre, “Blank Project” ha il suo più diretto antecedente in realtà non nel lontanissimo e non completamente soddisfacente “Man” (disco con due colpe soprattutto: una 7 Seconds troppo più incisiva del resto e il dovere fare i conti con predecessori abbaglianti quali “Raw Like Sushi” e “Homebrew”) quanto piuttosto nell’assai più recente, del 2012, “The Cherry Thing”. Frutto di una collaborazione paritaria fra Neneh e il trio di avant-jazz The Thing, quel lavoro la vedeva ricollegarsi ad austere ma swinganti, romantiche quanto spigolose avventure giovanili post-punk chiamate Rip Rig & Panic e Float Up CP, piuttosto che all’irresistibile crossover di pop e hip hop, errebì e dance declinato con rimarchevole e meritato successo all’incrocio fra anni ’80 e ’90. Nessuna Buffalo Stance qui alle viste, al limite ma proprio al limite mezza individuabile in una Out Of The Black petulante, infantilmente estatica. Ma il brano che per primo si imprime nella memoria è pure il primo, e direi l’unico, a defilarsi a fronte di un resto di programma che senza fine affascina con l’asciuttezza delle sue architetture: da una Across The Water per sola voce e batteria a orologeria a una Everything con base ansiogena e voce “solo” urgente, da una traccia omonima di pulsante tribalismo a una Dossier squisitamente indecisa fra il junglesco e il tecnoide, passando per l’ipnosi soul scorticata via Tricky primevo di Spit Three Times e l’atmosfericissimo down-downtempo 422. Ha prodotto Kieran Hebden, in arte Four Tet, e si merita una chiamata al proscenio a parte, un applauso tutto per sé.

6 commenti

Archiviato in recensioni

6 risposte a “Neneh Cherry – Blank Project (Smalltown Supersound)

  1. d’accordissimo,su Four Tet e sulla bellezza di questo disco, ma per i suoni l’applauso va ripartito tra lui e i Rocketnumbernine secondo me

  2. Gian Luigi Bona

    Gran disco, sono contento che piace anche al Venerato 😎

  3. Stefano di Nanto

    Ho visto che esiste un cd di remixes di The Cherry Thing. Fuffa o vale la pena almeno di ascoltarlo ?

Rispondi a Stefano di Nanto Cancella risposta

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.