“Statene certi, di Mitty Collier sentirete ancora parlare”: così tal Grower Lewis del “Fort Worth Star Telegram” (!) si congeda dal lettore delle note di copertina di questo “Shades Of A Genius”, album che la Chess dava alle stampe presumibilmente nel 1965 e dico presumibilmente perché una data non l’ho trovata da nessuna parte e l’ho dovuta dedurre in base alla presenza o all’assenza in scaletta di singoli di cui ho viceversa rintracciato l’anno di pubblicazione. A tal punto si sa poco di Mitty Collier, che pure nel circuito della musica sacra è ancora attiva, oggi sessantaquattrenne: e dovreste avere già inteso che quelle di Lewis furono delle “ultime parole famose”, che dopo l’uscita del suo primo LP la signora letteralmente spariva dalle mappe del soul, salvo ritornarci decenni dopo nei risvolti più nascosti, quelli frequentati da superintenditori che sussurrano con fare cospiratorio di vinili che si scambiano alle fiere, o su eBay, a colpi di decine quando non di centinaia di dollari. Non ve la regalano davvero, i dischi Speakers Corner – si sa – costano assai, ma sarà meno doloroso per le vostre tasche procurarvi questa fresca ristampa, dai suoni calorosi e sufficientemente dettagliati per quanto coperti da una patina di antico, che non cercare di rintracciare una copia originale magari frusciante. E alla vostra anima farà più che bene, benissimo.
La Collier oggi non solo canta il gospel ma è il pastore di una congregazione (sede all’8201 di South Dobson Avenue, dovesse capitarvi di passare dalle parti di Chicago) e chissà che cosa pensa, se la censura o la perdona o la fa sorridere, della ragazzina che fu, che coglieva il suo più grande successo con la vivace e sentimentale insieme I Had A Talk With My Man Last Night, nell’autunno del 1964. Profano l’argomento, ma la musica? Ripresa pari pari dal classico di James Cleveland (regolarmente accreditato come autore) I Had A Talk With God Last Night. Vi è scappata la risata, eh? Il trucco, riuscito benissimo, veniva replicato da lì a pochi mesi con una No Cross, No Crown trasformata in No Faith, No Love. Era il terzo singolo di fila nei primi trenta della classifica R&B per la fanciulla ma non ce ne saranno altri, giusto qualche successo locale, prima del passaggio a una minuscola etichetta di Atlanta e dell’abbandono, nel 1972, della scena secolare. Entrambi i brani figurano in “Shades Of A Genius”, dalla cui scaletta manca invece il primo dei tre 45 giri in questione, I’m Your Part Time Love. Vi regala in compenso altre dieci canzoni dagli arrangiamenti sofisticati ma senza eccessi e dalle interpretazioni dal viscerale al carezzevole, e fra esse diverse ottime riprese (da cui il titolo) del Genius per antonomasia del soul, Ray Charles: Come Back Baby, Drown In My Own Tears, Hallelujah (I Love Him So), Ain’t That Love. Altri bei momenti: il bluesone infiorettato di archi di I Gonna Get Away From It All; un’esuberante lettura della My Babe di Willie Dixon; una dolcissima Let Them Talk in cui la voce è abissale. È insomma un LP eccellente e all’ascolto non pare esagerata l’inclusione, da parte del mensile “Mojo”, qualche anno fa, in una lista di capolavori del soul di tutti i tempi.
Pubblicato per la prima volta su “Audio Review”, n.262, novembre 2005.
niente vinile, ahimè, purtroppo ho solo l’antologico “Shades of Mitty Collier” in cd. Solo?? Beh, ci sono tutti i singoli Chess dal 1961-1968, una goduria totale, assoluta, orgasmica (e quel numero di Mojo è più che una reliquia)