È in edicola dallo scorso sabato il numero 196 di “Blow Up”. Il mio principale contributo è stato la curatela (in collaborazione con Bizarre, Federico Guglielmi, Roberto Municchi e Fabio Polvani) della rubrica 20 Essentials dedicata all’hard rock britannico classico (1968-1976). Ho inoltre firmato recensioni e/o segnalazioni degli ultimi album di George Ezra, Phil Cody e Felice Brothers e di recenti ristampe di Chet Atkins, Fats Domino e Joe Meek.
sarebbe poco lecito chiedere l’elenco eddy ? 😀
No, dai, è una cosa che non si può leggere… sono sette euro e oltre alle quattordici pagine dell’hard ce ne stanno altre centocinquanta. Questo blog contiene ormai molte centinaia di articoli che ho regalato a chi mi legge. Il patto non scritto è che almeno ogni tanto compri una rivista alla quale collaboro e, in un futuro prossimo, sempre almeno ogni tanto acquisti un mio libro.
A mio favore, posso dire che possiedo il libro tuo e di federico, 1000 Dischi Fondamentali Rock xd (per altro bel libro, complimenti).
Apparte gli scherzi, hai proprio ragione, non è giusto chiedere una cosa del genere, faccio ammenda. Magari un bel pensierino sull’acquisto lo faccio…..
L’ultima volta che ho comprato “Blow Up” era proprio per un Top 20; sullo psychobilly, quella volta. Mi piacque ma trovai il resto della rivista totalmente irrilevante per me. Donde la decisione di evitare ulteriori acquisti. Non volermene, ma preferisco i tuoi libri (sperando ne escano di nuovi a breve).
Anche in questo caso la classifica mi intriga, ma meno, perché si può, con qualche approssimazione, indovinarne circa metà: Truth, Led Zeppelin II, Black Sabbath, Salisbury, Machine Head, Smokin’, Piledriver, Bad Company, Razamanaz, Sad Wings Of Destiny.
Comunque la curiosità resta, e non è detto che non cada anche stavolta nella “trappola”…. 🙂
Ne hai beccati pochini… eheheheheheh….
Beh, perché almeno per quanto riguarda Zeppelin, Purple e Sabbath la scelta è ampia e sostanzialmente discrezionale. Uno può scegliere, non so, “In Rock” e un altro “Machine Head” ed entrambe sono scelte legittime; idem per i primi due e il quarto Zeppelin e per i Sabbath fino a “Sabbath Bloody Sabbath”.
Comunque, a ripensarci (la lista era di getto) mancano due imprescindibili come “Rising” e “Jailbreak”.
Dannata curiosità! Sta vincendo lei di nuovo…:-)
Fermo restando che i gusti son gusti, mi chiedo però come mai tutto questo odio nei confronti di Blow Up che è in realtà la migliore rivista musicale italiana. E non solo perché le altre fanno schifo – ammesso che sia vero – ma proprio perchè è un capolavoro di rivista, l’unica che ha senso comprare oggi in Europa (assieme a The Wire) per via dei contenuti e per la sua non assimilabilità al web. Poi, se volete continuare a leggere di Springsteen, Nirvana, indie-rock ecc., fatti vostri (anche se vi avverto che da quasi due decenni c’è internet per questo).
I gusti son gusti, giustappunto. E io ho notato che, uscita dopo uscita, a fronte di un paio di articoli che mi interessano, la maggior parte degli argomenti non riveste per me particolare interesse; di qui la scelta. Ovviamente tu sei liberissimo di reputare altrimenti e conseguentemente agire: “do what thou wilt shall be all of the law”, come scriveva la primaria ispirazione di Springsteen; o forse mi confondo, ed era di Cobain.
Peccato non aver trovato gli Zior…ci contavo ;)) però in effetti le chicche ci sono, eccome
Ciao Eddy, una curiosità: ma Humble Pie e Faces non sono in lista perché non considerati propriamente Hard Rock a tutti gli effetti o perché privi di lavori all’altezza di entrare nei 20 essentials? Cmq splendida retrospettiva, ma c’erano pochi dubbi al riguardo, ora però ne vogliamo una sul noiserock usa 84-94!
La prima che hai detto. Sul noise eventualmente non sarà affar mio, ma per quanto riguarda l’hard è in arrivo una seconda puntata: stessi anni, diversa sponda dell’Atlantico.
In effetti l’Hard Rock americano a me è sempre sembrato materia oscura, quindi sono molto curioso (mi vengono in mente così, a buffo, solo Blue Oyster Cult, Montrose, Sir Lord Baltimore, Josefus, Grand Funk Railroad e basta, non considerando MC5, Amboy Dukes, Iron Butterfly e Blue Cheer che vedo più come precursori, chi più psichedelico chi più proto punk). Vamos!
Pensa che svariate enciclopedie inseriscono i Josefus nella psichedelia: io pure, sebbene in un ambito di confine tra generi come alcuni dei gruppi che citi come precursori.
Josefus secondo me possono pure starci nella lista del mese venturo. Sulla presenza dei Blue Cheer e soprattutto del Randy Holden di Population II un paio di euri mi sentirei di scommetterli… viceversa ZZ Top, no quote, nevvero?
Beh, secondo me la longa manus della psichedelia in America si è estesa per molto più tempo sul rock dei ’70 rispetto alla Gran Bretagna. I Josefus avevano una fortissima componente psichedelica, ma la durezza e la potenza del suono erano del tutto inedite (a parte, ovvio, i Blue Cheer). Cmq io ho sempre avuto la percezione che l’Hard Rock sia stato un affare prevalentemente britannico.
Ho acquistato blow up e letto lo speciale sull’hard rock. Complimenti a te eddy, e agli altri, ottimo speciale. Praticamente si parla dei dischi migliori, ma anche dei più influenti e/o significativi del genere. Attendo quello sull’ hard americano