Bruce Springsteen che apre per David Bromberg e sui manifesti c’è scritto Rick. Il debutto da solista di Lou Reed. Tom Miller non ancora Verlaine che cala il primo acido e lo racconta in un bigliettino a Richard Myers non ancora Hell. La nascita dei Neon Boys non ancora Television. I New York Dolls che sbagliano tutti gli attacchi dei pezzi in una sala gremita di discografici e nel set dopo fanno il concerto della vita. Il Mercer Art Center che una notte collassa e Alan Vega che guarda i resti della sala dove avevano appena suonato i Suicide e “c’era solo più il palco senza pareti attorno”. Johnny Thunders che prova l’eroina “e gli piacque parecchio”. Il free jazz che si reinventa nei loft. “Hommy” che rifà “Tommy” in salsa… salsa. La prima jam dell’hip hop, quando non era ancora hip hop. David Mancuso e le sue feste a inviti al Loft e quelle di Nicky Siano al Gallery. Bob Marley & The Wailers di spalla a Springsteen al Max’s Kansas City. Soul Makossa che impazza da ogni radio. La Woodstock della musica latina allo Yankee Stadium.
Queste sono solo alcune delle cose che succedono nelle prime quaranta pagine di un libro capace di andare ben oltre il mero saggio, ben oltre la cronaca, per farsi romanzo collettivo raccontando la New York dei “cinque anni che hanno rivoluzionato la musica”, come recita il sottotitolo e il lettore già avrà inteso che uno dei grandi meriti del volume è che quella musica la affronta a 360 gradi, nell’ampissimo arco compreso fra La Monte Young e lo Studio 54. Libro impossibilmente denso di ritratti, aneddoti ed epifanie, di collegamenti incredibilmente illuminanti (come quando a pagina 206 si mettono insieme il Philip Glass di “Einstein On The Beach” e i Ramones e il tutto ha un senso, eccome se ce l’ha). Libro assai ben scritto e pure assai ben tradotto, al netto di un paio di perdonabili sviste. Non avete mai letto nulla di simile su New York, statene certi. Forse, non avete mai letto nulla di simile sulla musica.
Pag.400. € 23. Traduzione di Michele Piumini.
Pubblicato per la prima volta su “Blow Up”, n.194-195, luglio/agosto 2014.
Letto. Fantastico! Ah dimenticavo, grazie alla tua recensione su BU…
Ottimo libro, davvero “denso”. Chiudendo un occhio su Moe Tucker, IL batterista dei VU.