È un uomo affidabile, Robyn Hitchcock. Puoi anche perderlo di vista, ma stai sereno che quando lo ritroverai sarà come lo avevi lasciato e ti chiederai come hai potuto fare a meno di quel suo pop chitarristico quintessenzialmente British nella sua eccentricità. Folk, folk-rock e acid folk, un po’ Dylan, un po’ Ray Davies in versione surrealista e un po’ tanto Syd Barrett, ma un Barrett cresciuto a Byrds e in epoca punk e sbocciato in piena new wave. Lo scorso anno mi imbattevo in “Love From London” e, per quanto mi paresse sotto media per il nostro eroe, mi pigliava la voglia matta di recuperare la manciata di titoli mancanti di un artista di cui negli ’80 attendevo le uscite con un fervore quasi religioso. E così facevo, ricavandone piccoli e grandi piaceri. Bello ascoltare ora “The Man Upstairs” e constatare che può invece essere collocato nella produzione maggiore del cantautore londinese.
È un uomo con un sacco di amici famosi più di lui, rimasto solo un culto anche quando per qualche tempo soggiornava in area major, Robyn Hitchcock: Jonathan Demme, John Paul Jones, Johnny Marr, Nick Lowe, Peter Buck, per non citarne che alcuni. Ed è stato uno di costoro, quella leggenda di Joe Boyd, a curare la regia di un lavoro singolare nel suo dividersi a metà fra brani autografi e cover. È una rilettura vivace e sobria insieme di The Ghost in You degli Psychedelic Furs a inaugurare il programma e prima di arrivare in fondo ci si godono rivisitati “alla Hitchcock” Roxy Music, Grant-Lee Phillips, I Was A King e persino i Doors (una The Crystal Ship alquanto fedele). Tutto bello e intrigante, ma il gradino più alto del podio se lo contendono due originali: lo psych-folk da camera Trouble In Your Blood e una romanticissima e mezza in francese Comme toujours.
Pubblicato per la prima volta su “Audio Review”, n.355, settembre 2014.
Ne ho parlato sul forum del sito di Guglielmi: lo trovo la cosa migliore di Robyn da un ventennio in qua, senza nulla togliere al resto 🙂