Atteso in ogni senso l’album con il quale la ditta londinese Buxton & Ratcliffe celebra il ventennale: quasi cinque gli anni trascorsi dacché il coraggioso ma non del tutto riuscito “Zephyr” vedeva la luce. Ma d’altro canto meglio prendersela comoda che errare e stiamo parlando di gente che metteva all’incirca lo stesso tempo, un lustro, fra il primo EP e il debutto in lungo. Che invece che passare all’incasso in forza di un sound capace di raccogliere consensi trasversali preferiva consolidare prima la sua fama presso l’élite del pubblico della dance, strategia ripagata con gli interessi dal successo riscosso da “Remedy”, “Rooty” e “Kish Kash” – ’99, 2001 e 2003. Dei quali almeno i primi due, e in particolare il secondo, sono da annoverare (con Chemical Brothers, Daft Punk e pochi altri) fra i classici di un’elettronica di consumo tagliata per il dancefloor ma capace di farsi apprezzare dalla platea del rock e regalare soddisfazioni anche all’ascolto domestico.
Travagliata la genesi di “Junto”. Già nel 2011 alcune tracce pensate per farne parte apparivano nei dj set della coppia e l’anno dopo venivano anticipati alla stampa diversi titoli che avrebbero dovuto figurarvi e se ne dava l’uscita come imminente. Ma di quei brani parrebbe che solo un paio siano sopravvissuti a una selezione spietata, il resto sostituito da materiale ritenuto evidentemente più soddisfacente. Non sappiamo che ci siamo persi, ma quanto ci viene ora proposto passa con disinvoltura il controllo di qualità: dalla pura innodia disco con coro radente il gospel di Power To The People a una inopinatamente solenne Love Is At Your Side. Se il martellone Rock This Road è destinato a riempire piste, da seduti ci si gode di più una Something About You sexy, poi una Mermaid Of Salinas brazileira.
Pubblicato per la prima volta su “Audio Review”, n.355, settembre 2014.
Ricordo ancora lo stupore nel vedere quella sigla secondo me così bassamente commerciale recensita sull’allora sacro mucchio, ma poi il gorillone albino su fondo rosa divenne uno dei miei ascolti dell’anno insieme a White blood cells, amnesiac, is this it, love is here, all is dream, field songs, b.r.m.c. e, e oh, era iniziato mica male il millennio…
in effetti male no.. 😀
E se togliamo il 2000 dal decennio ’90 recuperiamo pure Kid A e 69 love songs, due dei miei album della vita. E il 2002 fu l’anno di neon golden e il 2003 di speakerboxx/the love below e the headphone masterpiece… Sì, avevamo cominciato proprio bene, ma poi che è successo?
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