Quasi un percorso netto quello che rendeva gli Hawkwind raccordo, via space rock, fra l’era della psichedelia e quella del punk. Dei primi otto album, sette in studio e l’epocale doppio live “Space Ritual”, il solo “Astounding Sounds, Amazing Music” faceva registrare, infedele al titolo, una battuta a vuoto. Fatta però pur sempre di una signora routine e a invertire la curva discendente pareva provvedesse subito lo splendido “Quark, Strangeness & Charm”, uscito in pieno ’77. Un po’ paradossale che proprio l’anno dei Clash e dei Pistols marchi invece, in una storia protrattasi in qualche modo fino ai giorni nostri, una cesura netta e mai ricomposta. Da lì in poi luogo comune vuole che poco o nulla sia all’altezza dell’era aurea nella produzione di una compagine martoriata da avvicendamenti continui, scismi, liti per il possesso della ragione sociale.
Premesso che in ogni luogo comune c’è sempre tanta verità, e non prima di avere appuntato come da “Levitation”, dell’80, scocchi ancora più di qualche lampo di ispirazione e gloria autentiche, bisogna rilevare con una certa sorpresa che dall’immersione nelle abbondanti quattro ore di “The Flicknife Years” si emerge tutt’altro che annoiati. Stranamente esilarati, anzi, e dire che dei cinque LP che ristampa collettivamente su altrettanti CD (aggiungendo a ciascuno una o più bonus) soltanto due costituiscono emanazione piena della casa madre e di questi il solo “Zones” va contato fra gli album “veri”, siccome già in origine “Out & Intake” era una collezione di tagli e ritagli. E il resto? Tre tomi di “Hawkwind, Friends & Relations” con dentro una quantità di sigle e sortite almeno formalmente solistiche. Va da sé che anche per via di un prezzo economico ma non economicissimo (qualcosa meno di cinquanta euro) il tascabile box può essere consigliato senza remore giusto a chi dei nostri eroi già possiede ogni conclamato caposaldo, ma i cultori per certo non ne resteranno insoddisfatti.
Pubblicato per la prima volta su “Blow Up”, n.197, ottobre 2014.