Chissà se diventerà mai profeta in patria, Luca Sapio, e chissà se in fondo gliene importa qualcosa o possono bastargli soddisfazioni morali quali avere potuto intervistare per Rai Radio 2, in una trasmissione tutta sua, un tot di piccole leggende della musica black. Lui bianco per caso segnalatosi due anni fa, con lo strepitoso esordio “Who Knows”, come uno dei migliori esponenti a livello mondiale di un soul revival che anche dopo la prematura dipartita di Amy Winehouse non accenna a sfiorire. A proposito: come già per il predecessore a firmare la regia di “Everyday Is Gonna Be The Day” (suoi pure gli arrangiamenti) è Thomas “TNT” Brenneck, che con la Amy ci lavorò. Registrato, dal vivo e in analogico, a New York e in larga parte negli studi della specialista Daptone e non sono insomma solo i tedeschi o gli svizzeri a non chiedere il passaporto al nostro uomo, manco agli americani passa per la mente. Il soul o ce l’hai dentro o non potrai mai interpretarlo in maniera plausibile. Luca Sapio ce l’ha.
Produzione calorosa che spalma magistralmente sopra tutto o quasi una patina vintage senza però mai cercare un artefatto effetto da autentici anni ’60, l’album mette in programma un’unica quanto clamorosa cover ed è un blues di Tarheel Slim (Dark Shadows, scelta più che da intenditori) riletto come avrebbe potuto un James Carr e solo un cantante grande e spericolato azzarderebbe tanto. Autografi i nove brani rimanenti, certificazione di una scrittura che vale interpretazioni e suoni: si tratti di una Someone pregna di gospel e aromatizzata jazz che rimanda a un Bobby Bland o del funky ruspante All Around Me, di una marziale traccia omonima o di una I Am So Tired da qualche parte fra Al Green e Solomon Burke.
Pubblicato per la prima volta su “Audio Review”, n.358, dicembre 2014.
Letta la segnalazione del Venerato sono andato a recuperare alcuni brani di Luca Sapio su YouTube e, ragazzi, per chi ama il sapore del vecchio soul la musica di questo artista e’ veramente imperdibile….una vera chicca.