Sleater-Kinney – No Cities To Love (Sub Pop)

Sleater-Kinney - No Cities To Love

Questione di date d’uscita, naturalmente, giacché quello è stato concepito lungo un arco di tempo molto lungo e su un supporto fisico non sarebbe dovuto entrare in circolazione che verso la metà del corrente mese e questo pare fosse già sostanzialmente completo lo scorso febbraio e dunque avrebbe potuto benissimo vedere la luce entro l’anno (tant’è che accidentalmente – o forse no – la Sub Pop lo diffondeva in streaming per qualche ora il 22 di dicembre): fatto è che l’ultimo album importante pubblicato nel 2014, “Black Messiah”, ha finito per capeggiare la lista di fine anno del Vostro affezionato e il primo a raggiungere i negozi nel 2015 prenota, se non la vetta della prossima, con quegli undici mesi e undici giorni di anticipo, per certo uno dei primissimi posti. Ma magari anche il primo, eh? Su D’Angelo, l’ho scritto, non avrei scommesso un centesimo. Sulle Sleater-Kinney ero più possibilista. Quasi fiducioso. Ma un disco così? Nemmeno nei sogni più sfrenati.

Dieci anni senza Sleater-Kinney, dieci anni nei quali in realtà le Sleater-Kinney separatamente hanno combinato tanto – in assai diversi modi, che qui non ha importanza dettagliare – ed ecco, non è che avessero alcun bisogno vero di tornare a suonare tutte e tre assieme. E chi glielo faceva fare, considerato anche che si erano congedate con “The Woods”, per molti il migliore dei loro sette album? Tenendo conto di come e quanto in questo lungo iato la loro statura sia sempre cresciuta in prospettiva, il peso costantemente aumentato nelle storie del rock a cavallo fra il vecchio e il nuovo secolo. Sapere salutare con stile è importante. Capire che ciò che è stato non tornerà, di più. Come in ogni rimpatriata, tutto giocava contro Corin Tucker, Carrie Brownstein e Janet Weiss e nondimeno e un po’ paradossalmente, conoscendone l’intelligenza e l’integrità, erano esattamente le considerazioni suesposte a indurre a pronostici favorevoli. Pronti e via, “No Cities To Love” va oltre.

Come se non fossero mai andate via. Come se non fosse passato non dico un giorno dacché pubblicavano il lavoro precedente, ma al più quei tre anni che avevano rappresentato l’intervallo più ampio fra l’una e l’altra delle uscite maggiori. Nella consolidata tradizione della casa, le Sleater-Kinney risultano perfettamente riconoscibili, eppure in qualche misura diverse da come le si era conosciute fino al punto dato. Mai così memorabili, nel senso letterale del termine, prima d’ora e però senza nulla perdere in forza d’urto. Mai così immediate, a fronte di architetture che più le osservi dappresso e più lasciano senza fiato per la disinvolta complessità. Come dire, a questo giro: la perizia strumentale dei Minutemen e l’arguzia pop dei B-52’s. Come dire: di rado si è sentito un punk così funk e meriterà ricordare che trattasi di un trio due chitarre e batteria, senza il basso, assenza da sempre perfettamente dissimulata ma stavolta sul serio bisogna ascoltare per crederci, che non ci sia. Dieci canzoni (per poco più di trentadue minuti) che sono tutte potenziali singoli, “No Cities To Love” è una gioiosa macchina da guerra che non dà requie sino all’attacco sospeso del suggello Fade. Ma è una finta, siccome pure quello dopo un attimo trova slancio, marzialmente Banshees ed era un nome che già era venuto da chiamare in causa diversi brani prima, per una Surface Envy che favolosamente li incrocia con gli Wire. Disco da citare in toto, da una Price Tag che lo introduce nervosa e squillante a una Hey Darling che arriva a citare esplicitamente Lita Ford dopo che già Gimme Love aveva giocato a evocare il glam : e non lo si è sempre detto delle Sleater-Kinney che erano la versione post-grunge delle Runaways? Passando per una traccia omonima melodicamente degna dei Fleetwood Mac di “Rumours” e una A New Wave da “Best” dei Gang Of Four, per i Talking Heads primevi ma incattiviti di No Anthems e una Bury Our Friends che è la canzone migliore che i Franz Ferdinand non hanno mai scritto.

Non è dato sapere, non lo sanno probabilmente manco loro, se Corin, Carrie e Janet daranno continuità a questo ritorno. Per intanto: cogliete l’attimo.

1 Commento

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Una risposta a “Sleater-Kinney – No Cities To Love (Sub Pop)

  1. Preso ieri, decisamente molto bello

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