Sono in una relazione complicata con gli Animal Collective. Nella prima metà dello scorso decennio nessun gruppo mi ha lasciato più stranito a fronte dell’unanime plauso della critica. A sconcertarmi non era che fossero i cocchi di “The Wire”, quanto che andassero forte pure presso testate tradizionaliste come “Mojo” e “Uncut”. Tutti pazzi per il loro mercuriale magma di folk e noise, minimalismo e raga, elettronica, “pop” stortissimo e psichedelia della più sversa immaginabile e io mi irritavo leggendo ancor più che ascoltando. Ho tenuto quei dischi, peraltro avuti gratis, solo per tema di commettere un errore capitale rivendendoli e, per legge di Murphy, non appena il flusso dei promo si è interrotto gli Animal Collective hanno cominciato a piacermi e i loro album mi è toccato comprarli. Però mantengo il punto e sostengo siano loro a essere cambiati, dando un senso a una scrittura di buon livello in “Strawberry Jam”, del 2007, e stellare nel capolavoro del 2009 “Merryweather Post Pavilion”, sorta di “Pet Sounds” per il secolo nuovo. Ma il lavoro che cominciava a farmi cambiare idea su costoro era “Person Pitch”, uscita in proprio datata sempre 2007 del batterista Panda Bear. Né mi dispiaceva nel 2011 “Tomboy”.
Quattro ulteriori anni dopo ritrovo Noah Lennox in forma almeno al pari apprezzabile e apparentemente d’ottimo umore. Diversamente da come farebbe pensare il titolo, poco di funereo in questo “Meets The Grim Preaper” una volta passato l’organo sotto una voce salmodiante dell’iniziale, acidula Sequential Circuits, e in compenso una quantità di melodie incisive, ritmiche mai così funky, un delirio di singolo come Boys Latin (yodel su una base electro!) e un’incantata, traslucida gemma chiamata Tropic Of Cancer: post-exotica che campiona Čajkovskij.
Pubblicato per la prima volta su “Audio Review”, n.360, febbraio 2015.
Bravo Venerato, volevo giusto chiederti un parere su questo disco !
Non ti ho mai sentito dire nulla sull’altro “figlio di madre natura”…che ne pensi di Ariel Pink?
Mai filato molto. Mai amato. In qualche frangente a malapena sopportato.
toh, pare di sentir me parlare di Panda Bear… 🙂