Questo articolo che scrissi nel 2012 in occasione dell’uscita di una monumentale antologia dell’ultimo dei Re del blues era già da parte nei cassetti di VMO. Contavo di recuperarlo il prossimo 16 settembre, per augurare buon novantesimo compleanno a un grandissimo. Spiace anticipare, ma non si ha da essere tristi per uno che ha vissuto così bene, così intensamente, così a lungo.
L’ultimo autentico re del blues, di cognome e di fatto, festeggia gli ottantasette anni con un favoloso decuplo e sì, avete letto bene. Del resto, sempre stato uno da grandi numeri colui che vedeva la luce il 16 settembre 1925 in quella Itta Bena, Mississippi, che trovando un posto nel 2000 in O Brother, Where Art Thou si ammanterà ulteriormente di Mito: non paga di avere dato i natali, oltre che al chitarrista più popolare della storia della musica cosiddetta “del diavolo”, a un altro paio di eccellenti musicisti nel medesimo ambito, Luther “Guitar Junior” Johnson e Smoky Babe, al romanziere Lewis Nordan e a un politico tanto amato quanto controverso quale Marion Barry. Pur’egli un campione di longevità. A Itta Bena (2208 abitanti al censimento del 2000!) forgiano evidentemente solo gente con la testa dura e lavoratori impareggiabili. Stupore quando in prossimità del settantesimo compleanno B.B. annunciava che avrebbe ridotto l’attività live: da quei trecento spettacoli all’anno (record certificato del 1956: 342; schiatta, James Brown!) ad appena duecento. Risolini quando a una conferenza stampa convocata per promuovere un tour, ed era già ultraottuagenario, un giornalista gli faceva notare che risaliva all’anno prima un suo giro di concerti in cui dava l’addio alle scene e lui ineffabile replicava di non avere mai detto che il “Farewell Tour” sarebbe stato il suo ultimo. Però il tempo passa pure per il nostro eroe, che lo scorso anno si è esibito in pubblico “solo” quel centinaio di volte e chissà quanto dispiace a uno che, intervistato in occasione dell’uscita della raccolta di duetti “80” (indovinate quale compleanno festeggiava), alla domanda sul perché alla sua bella età si ostinasse a predicare le dodici battute in giro per il mondo (un altro suo record: si è esibito in novanta diversi paesi) rispondeva che, che diamine, non è che si possa passare la vita pescando, dopo un po’ ci si annoia. E, aggiungeva facendo l’occhiolino, ho notato sin dacché ero giovane che in ogni città in cui suono per qualche giorno, prima e dopo, vendo molti più dischi.
Quanti ne abbia venduti in una carriera che sotto questo profilo iniziava nel 1949, con un singolo dedicato all’allora moglie Martha, non è dato sapere. Una delle poche statistiche sicure su un artista con all’attivo molte decine di album è che, fra il 1951 e l’ormai lontano ’85, i suoi titoli entrati nella classifica R&B di “Billboard” ammontavano a settantaquattro. Il punto è: diversi dei più grandi successi sono più recenti. Conquistata una fama diffusa negli anni ’50 e più o meno conservatala nei primi ’60, all’altezza della pubblicazione del classicissimo “Live At The Regal” il nostro eroe già pareva destinato a un’onesta sopravvivenza in un circuito revivalistico, ma non sarà così. Commercialmente i tardi anni ’60 saranno più felici della prima metà del decennio, gli anni ’70 più dei tardi ’60, gli ’80 più dei ’70, i ’90 più degli ’80 e sarà datato addirittura 2000 il suo lavoro in assoluto di maggiore successo, “Riding With The King”, in collaborazione con il più devoto dei discepoli, Eric Clapton, e per quarantatré settimane filate in classifica negli USA. Fra l’altro: disco ben più che meramente dignitoso e ciò che distingue B.B. dal quasi coetaneo Chuck Berry è che se entrambi sono ancora in circolazione le ultime incisioni del secondo risalgono a oltre tre decenni fa laddove la produzione del Re del blues si è mantenuta relativamente fitta e soprattutto di livello.
Fa ridere dirlo, chiamare riassunto una collezione di ben dieci CD, ma questo è il lussuoso “Ladies And Gentlemen… B.B. King”, box distribuito Universal di cui è annunciata pure una versione ridotta di quattro dischetti: fenomenale carrellata che non ignora risvolto alcuno di una vicenda artistica unica e che delinea alla perfezione uno stile inconfondibile. Tondo ed ecumenico, rilassato e gigione, con sfumature di jazz, di soul e di pop, e che nel suo declinare blues evidenzia, accanto al tradizionale porgersi dolente, un’inesausta gioia di vivere. Sapete ora cosa regalare o farvi regalare per le prossime feste.
Pubblicato per la prima volta su “Il Mucchio”, n.699, ottobre 2012.
So long BB, mi hai regalato anni di piacevoli ascolti e concerti sempre entusiasmanti, grazie per essere stato così a lungo con noi.
Grandissimo BB, mi piaceva il tuo stile. Grazie per i tanti giorni e per le tante notti passate ad ascoltarti. Ci hai dato tanti momenti belli, mi hai consolato nei momenti brutti e c’eri in quelli allegri.
Quando un artista passa tra noi lascia parti che resteranno indelebili.
Riposati finalmente
L’ha ribloggato su sergiofalcone.