He Can See For Miles (per quel vecchio punk di Pete Townshend)

Come ben sa il mio lettore di lungo corso (o anche solo chi mi ha conosciuto su VMO), ho una relazione complicata con Pete Townshend. Adoro “Who’s Next” e il “Live At Leeds”, metto sopra ogni altra cosa una manciata di singoli classici dei primi Who ma nel resto del repertorio salvo poco (ivi compresi lavori intoccabili nel comune sentire come “Tommy” e “Quadrophenia”, o anche “My Generation” l’album). E nondimeno nutro un’enorme stima e una grandissima simpatia per questo signore che scrisse di sperare di morire prima di diventare vecchio e compie oggi settant’anni.

The Who - Sell Out & By Numbers

La prima opera rock? Nel comune sentire è “Tommy”, errore perpetuato dalle storie più superficiali quando invece la precedettero di diversi mesi “S.F. Sorrow” dei Pretty Things e “Arthur” dei Kinks. E il primo concept? Che non è la stessa cosa ed è – ahem… – concetto decisamente più aleatorio. Pure lì gli Who perdevano la gara, anticipati dai Beatles di “Sgt. Pepper”, sempre che si sia d’accordo nell’includere tale titolo nella suddetta categoria. In ogni caso, o è quello o è “Sell Out”, dicembre 1967 per la maggior parte delle discografie, gennaio ’68 per la più autorevole che è lo Strong. Album bislacco, nato dall’idea di omaggiare e contemporaneamente prendere in giro le radio pirata che inondavano di rock la Gran Bretagna dai ponti di navi ormeggiate in acque extraterritoriali, con finti jingle e spot a separare/collegare le canzoni e un’epocale copertina nella quale i quattro ragazzi mod pubblicizzano prodotti quantomai improbabili. A rendere memorabile la confezione contribuiva la presenza di un fantasmagorico poster all’interno e sì, questa ben più che raddoppiata “Deluxe Edition” è deluxe quasi fino in fondo, visto che almeno alle prime copie è acclusa una riproduzione. Sfortunatamente in scala e ci sono casi in cui le dimensioni contano eccome.

Ma… il disco? Ammetto di averlo considerato per una vita il “Their Satanic Majesties Request” di Townshend e soci. Che, tradotto, vuol dire due gemme – la lisergica cavalcata di Armenia City In The Sky e l’anche più epica I Can See For Miles – e un contorno insignificante. Istanze revisioniste si erano però fatte strada già da qualche anno, dacché mi era toccato di riascoltarlo per scrivere su altre colonne di una sontuosa stampa in vinile e mi era parso meglio di quanto non ricordassi, divertente nell’assieme e con qualche altro titolo da incorniciare: una Mary Anne With The Shaky Hand con venature byrdsiane, il country-gospel di I Can’t Reach You, una Relax particolarmente inacidata. Non credo che andrò oltre. Non credo che sarò mai d’accordo con Dave Marsh che, in uno dei saggi che rendono ricco e gustoso il libretto, la spara subito enorme dicendolo “the greatest rock’n’roll album of its era”. Per favore! Come piacevole reperto archeologico qualche giro sullo stereo comunque se lo merita. Magari, paradossalmente, per gustarne la versione in mono sistemata sul secondo CD. Fra le bonus vere merita una segnalazione una rilettura di Nell’antro del re della montagna di Edvard Grieg distante anni luce dalle pompose fetenzie che produrranno da lì a qualche tempo prima i Nice, quindi Emerson Lake & Palmer, infine torme di ancora più insopportabili epigoni.

Pubblicato per la prima volta su “Il Mucchio”, n.657, aprile 2009.

Proprio vero che il male che l’uomo fa gli sopravvive e in materia di rock poche dimostrazioni possono dirsi in tal senso più eclatanti del fatto che, mentre (per dire) diversi Tim Buckley sono fuori catalogo da anni e innumerevoli classici della new wave non sono mai stati ristampati (mai), il disco più brutto degli Who (quando ancora erano gli Who: dal ’78 in poi non conta) sia sempre stato disponibile e dico sempre. Se volete, potete pure procurarvelo facilmente in vinile vergine, duecento grammi pressati alla perfezione dai soliti noti della Classic Records e ottimamente suonanti, con colori splendidi splendenti, una buona collocazione spaziale, le dinamiche giuste e tutto il resto. Peccato sia la musica in sé a far cacare, ma d’altro canto non è una legge di Murphy, ben nota agli audiofili, che sovente i dischi artisticamente peggiori sono quelli che suonano meglio? E viceversa.

A volere salvare qualcosa di un album almeno onesto nel dichiarare fin dal titolo la sua ordinarietà ci sarebbero i testi: sempre che i patimenti di una star ricca e alcolizzata siano un argomento che trovate irresistibile e soprassedendo sull’incongruenza dell’affidare confessioni cuore in mano e lacrima sul ciglio alla voce di un altro. Cerco una-canzone-una che raggiunga la decenza e, colto da un impeto di bontà (siamo proprio sotto Natale nel momento in cui scrivo), la individuo in una folkeggiante Blue Red And Grey. Due? Esagerati… Facciamo l’errebì bianco sui generis di Slip Kid e pazienza se, maneggiando i medesimi materiali, da lì a non molto (“By Numbers” è del ’75) Ian Dury farà cento volte meglio. Ai rimanenti otto decimi di programma, fra ballate asfittiche e rock in tempo medio senza una melodia che li redima, riesce un miracolo: indurre a rivalutare “Tommy” e “Quadrophenia”.

Pubblicato per la prima volta su “Audio Review”, n.297, gennaio 2009.

8 commenti

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8 risposte a “He Can See For Miles (per quel vecchio punk di Pete Townshend)

  1. Sono decisamente più fan degli Who di te Venerato ma questi due dischi non li sopporto proprio. Non riesco a capire come e perché sono stati fatti uscire se non per motivi alimentari.
    Del resto dopo la morte di Keith Moon non sono più riuscito ad amare uno solo dei loro dischi e alla fine della storia concludo che il loro ultimo disco veramente bello è Who’s Next del 1971. Ma allora perché sono entrati e mai più usciti dalla storia del rock ?
    Direi per il loro incarnare sul palco la quintessenza del rock non solo come musica ma nella sua essenza più profonda e superficiale.
    Lascio trovare la risposta a chi è più bravo di me.

  2. Pensavo di dovermene vergognare e difficilmente lo dico in giro. Ma gli Who a me proprio non piacciono. Ho provato ad ascoltarli pensando fosse mio il limite. Vedo però che sono in buona compagnia 🙂

  3. Francesco

    A me squueeeeze box piace, ma questi dischi sono debolucci assai. Anche per me gli Who sono Who’s next e Leeds, qualcosina di quadrophenia, due- tre pezzi di who are you (nel 78-79 girava assai e fu il mio primo incontro con i who a casa di un amico, poii l’ho ridimensionato) e la grandiosa antologia, bellissima e imprescindibile di the kids are allright (bello anche il video)

  4. alfonso

    E infatti a me l’inserimento di Tommy e quadrophenia nei 1000 fondamentali era sembrato eccessivo. Però l’intero My Generation e Sell out a me piacciono. Diseguali sì, ma da buttare niente

    • Stanno in quel volume in forza di una rilevanza storica indubitabile. Quando metti mano a un’opera di quel tipo gusti e pregiudizi personali vanno, per quanto possibile, accantonati.

  5. Possono esistere dischi giudicati brutti che invece piacciono (a me piace ad esempio “Self Portrait” di Dylan) ed altri giudicati capolavori che non dicono niente….preferisco altri gruppi agli Who, però “Sell out” mi piace, mentre “By numbers” non l’ho mai sopportato.
    Comunque credo che il primo concept album rock sia stato “Freak out” di Zappa.

  6. husker

    Credo che l’evoluzione-involuzione degli Who dopo la morte di Moonie (anche se Face dances ha un paio di pezzi fenomenali), ma anche gli esiti spesso deludenti della produzione solista di Townshend, abbiano parecchio influito sulla valutazione prospettica della loro intera parabola. Però da qui a catalogare Tommy e Quadrophenia come due cose trascurabili, almeno dal mio punto di vista, ce ne passa parecchio….

  7. NeMo

    credo che sia molto diffusa questa curiosa cosa hai fatto notare a cui non avevo mai prestato molta attenzione ma che non è la prima volta che la sento e anche io la penso ugualmente, sono un gruppo raro nel generare sensazioni e considerazioni così diverse, ma essere pasticcioni e non con le idee molto chiare è una loro peculiarità che gli ha fatto fare quello che hanno fatto, perle esplosive come il loro migliore e più amato senza dubbio che è Who’s Next, e perle nella perla come Won’t get fooled again. e cose davvero un pò fioche stupidelle per quello che mi sarei aspettato da loro. per esempio i detesto Tommy, ma trovo pinball wizard una gemma unica.

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