Arde la X nel cielo notturno sopra la città degli angeli e tre decenni e mezzo dopo continuano a bruciare le canzoni di John Doe ed Exena Cervenka, splendida coppia di Natural Born Rockers, e dei sodali Billy Zoom (uno che aveva suonato con Gene Vincent e ha sempre fatto di tutto per ricordarcelo) e Don J. Bonebrake. James Ellroy ha spesso dichiarato di detestare il rock’n’roll, ma i versi crudi che aprono la canzone che battezza il disco – “Lei dovette lasciare Los Angeles/Aveva cominciato a odiare ogni negraccio ed ebreo/Doveva andarsene” – potrebbero uscire da un suo libro. Così i personaggi di Johny Hit And Run Paulene, così una Nausea che con Sartre non ha nulla a che vedere e molto invece con una vita nei bassifondi dove Bukowski incontra Jim Morrison. Non più di questa terra il Re Lucertola, catapultati dalle cantine alla minuscola celebrità locale dei club sul Sunset Strip, i debuttanti X facevano comunella con uno dei Doors superstiti, l’uomo del Farfisa, Ray Manzarek. Seppero vicendevolmente scegliersi bene (tant’è che Manzarek, che nel frattempo ci ha purtroppo pure lui lasciati, produrrà anche i successivi “Wild Gift”, “Under The Big Black Sun” e “More Fun In The New World”). Le sue tastiere liquide e cigolanti insieme si insinuano con scaltra parsimonia in un tessuto di riff e singhiozzi e martellamenti punkabilly di fenomenale efficacia. Soul Kitchen, già dei Doors, e la succitata Nausea e The World’s A Mess, It’s In My Kiss – che dei Doors avrebbero potuto essere: rispettivamente un’altra When The Music’s Over e una seconda Light My Fire – pagano i debiti. Il resto è Elvis risorto fuorilegge e tatuato, “L.O.V.E.” sulle nocche di una mano, “H.A.T.E.” sull’altra. Come dire: il punk e le sue radici.
Fiammeggianti come la croce di cui sopra e come non mai nella ristampa esclusiva appena approntata dalla Music On Vinyl per il trentacinquennale di un album immancabile in qualunque lista seria del miglior rock di sempre, ivi comprese le più conservatrici. Prime mille copie in vinile rosso.
Pubblicato per la prima volta su “Audio Review”, n.364, giugno 2015.
Capolavoro. Punto.
E anche il disco non è male.
segnalo che il nuovo disco degli X (il primo dopo 33 anni, ma il primo dopo 35 anni con la formazione tipo: sì, c’è Billy Zoom!) è dannatamente, incredibilmente, commoventemente bello. Al punto che, produzione a parte, quasi tutti i pezzi potrebbero far parte della medesima fuori iconoclasta di un ‘Wild Gift’ o di un ‘Under the Big Black Sun’
E pazienza se per ora è solo disponibile immaterialmente via bandcamp…