Mentre scrivo mancano una decina di giorni all’uscita nei negozi del nono album degli Wilco, pubblicazione fissata per il 21 agosto, e ciò nonostante qualunque sito e diverse testate su carta già lo hanno recensito. Colpa della solita fregola ad arrivare primi che il Web ha reso endemica? Fatto è che non solo la stampa ma pure qualunque appassionato di una band fra le più cruciali degli ultimi vent’anni “Star Wars” lo ha ormai ascoltato e riascoltato, digerito, fors’anche dimenticato. Colpa dei soliti pirati che diffondono gratis l’opera di chiunque? Macché. I colpevoli di questa situazione sono… gli Wilco, che già nel 2011 avevano messo in streaming sul loro sito “The Whole Love”, prima di distribuirlo fisicamente, e stavolta sono andati oltre, offrendo “Star Wars” dal 16 luglio in download, sempre gratuito. Se commercialmente una simile strategia possa pagare, lo si vedrà a breve.
Per intanto si può annotare che un’uscita così dimessa toglie dalle spalle del disco aspettative forse eccessive dovute al successo della prima uscita da solista, lo scorso anno, del leader Jeff Tweedy. L’impressione è che a considerarlo un’operina di transizione sia per primo un gruppo riuscito nel tempo nel miracolo di gettare un ponte fra l’alt-country e il post-rock, coprendo più o meno tutto quanto stava nel mezzo. Parlano chiaro in tal senso già un minutaggio modesto e la breve traccia in apertura che suona come degli studenti alle prese con l’ABC dei Sonic Youth. Il che non toglie che gli Wilco restino gli Wilco e anche in una versione tanto dimessa riescano a piazzare qualche brano superbo. Ad esempio i Velvet campagnoli di The Joke Explained, la scintillante ballata Taste The Ceiling, una Cold Slope degna dei migliori T.Rex, o i Beatles in acido di Magnetized.
Pubblicato per la prima volta su “Audio Review”, n.367, settembre 2015.