Grace in stato di grazia Jones

Grace Jones - Nightclubbing

Ma quanto era figa Grace Jones e non mi sto riferendo a una bellezza statuaria che ho sempre trovato un po’ intimidente, respingente persino. È di musica che parlo, del trittico – “Warm Leatherette”, “Nightclubbing”, “Living My Life” – pubblicato fra l’80 e l’82 dalla Island. Immortalato, con la fondamentale regia di Chris Blackwell e Alex Sadkin e il non meno cruciale apporto di una house band guidata dalla sezione ritmica per antonomasia, Sly & Robbie, in quei Compass Point di Nassau, Bahamas, da allora celeberrimi (ci ha registrato chiunque, dagli Stones a Marley, dai Talking Heads agli U2, ma è grazie a Grace Jones che sono famosi). Ecco. Dopo quel trittico qualunque modella (ogni riferimento a Carla Bruni è puramente casuale) avrebbe dovuto pensarci cento volte prima di accostarsi a un microfono: giacché lo standard che stabiliva di perfetto connubio fra coolness dell’immagine e solidità del repertorio è pressoché impossibile da eguagliare e rende impietoso ogni confronto. E della fenomenale trilogia “Nightclubbing” – ristampato in una “Deluxe Edition” esagerata, con settantasette minuti di bonus costituiti in massima parte da versioni lunghe e remix (per non parlare della versione blu-ray e di quella in vinile) – rappresentava in ogni senso il momento centrale. Il più alto.

Qui – nelle nove tracce e nei trentanove minuti del programma originale, fra i Flash And The Pan in paradiso (ché l’originale non vale un decimo della rilettura) di Walking In The Rain e la Marianne Faithfull girata white soul di I’ve Done It Again – l’esemplificazione perfetta di uno stile unico, ritmi dal reggae al funk in una cornice di algida new wave. Meglio la Nightclubbing di Grace di quella di Iggy, manco a parlarne di confrontare la sua Demolition Man con quella dei Police.

Pubblicato per la prima volta su “Audio Review”, n.351, maggio 2014. La signora oggi compie gli anni e no, non chiedetemi quanti.

1 Commento

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Una risposta a “Grace in stato di grazia Jones

  1. Gian Luigi Bona

    Disco molto bello che all’epoca mi lasciò abbastanza sbalordito visto che veniva da un artista nota per la sua versione disco de “La Vie En Rose”. Per fortuna il mio amore per quel genere non genere che era la New Wave mi aveva tolto i paraocchi che impestavano molti in Italia e non mi sono perso un disco veramente valido come questo.
    Disco che ascolto ancora oggi, va detto.
    La sua “I’ve Done It Again” è sensualissima ed evoca spiagge tropicali, “I’ve Seen That Face Before” è inquietante e sexy contemporaneamente e insomma… se ne potrebbe parlare a lungo ma l’unica è ascoltarlo in una bella serata calda magari in un periodo in cui siete stufi di sentire “Oh Yeah” alla radio e capite che è ora di tornare a caccia…

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