A “Sgt.Pepper’s” i Beatles danno un seguito – un anno, cinque mesi e ventuno giorni dopo: un’eternità per come si è abituati nei ’60 e per gli stessi Fab Four, che avevano impiegato poco di più per pubblicare i loro primi quattro LP – con quello che da diversi punti di vista è il suo esatto opposto e per iniziare dalla confezione: minimalissima quanto quella del predecessore era stata affollata e colorata, tutta bianca e con il nome del gruppo che nemmeno è scritto sul davanti bensì impresso in rilievo, così che bisogna guardare proprio da vicino per capire che sì, è il nuovo album di John, Paul, George e Ringo. Ecco, il punto è esattamente questo: che il doppio bianco, come viene subito soprannominato, è sì il nono lavoro in studio dei Beatles – il più atteso ma in compenso pure il più generoso, con le sue quattro facciate per complessivi novantatré minuti di musica – ma contemporaneamente è anche l’inizio di quattro carriere solistiche che sfortunatamente, a metterle insieme, di musica altrettanto memorabile non ne regaleranno molta di più di quella che c’è qui. Tanto si era mostrata eccezionalmente coesa la banda del Sergente Pepe, pur suonando cento musiche diverse, tanto il “White Album” deflagra stili disordinatamente. Ne scoccano in ogni caso schegge di puro genio. Malissimo che vada, di straordinario mestiere.
Pubblicato per la prima volta in Rock – 1000 dischi fondamentali, Giunti 2012.
Per me è invecchiato meglio rispetto al Sergente Pepe ….
sottoscrivo DADA alla grande e sul Sgt Pepe mi dico in fondo in fondo che ha ragione qualla cariatide di Keith Richards
Oddio, il vecchio Keith (a proposito, auguri per ieri, sono 73!) c’è andato giù molto duro, ma noi lo perdoniamo.
Festeggiandone i 50… https://turrefazioni.wordpress.com/2018/11/24/classics-revisited-mezzo-secolo-bianco/