Nove anni per scrivere dieci canzoni e anzi nove, giacché Feels Like Home già figurava nel ’95 in “Faust”. L’album prima “vero” (in mezzo il consueto florilegio di colonne sonore) del Nostro è quel “Bad Love” che di canzoni inedite ne regalava dodici essendosi fatto attendere anni undici. Siamo in media. Lamentarsene? Non dinnanzi a dieci… scusate… nove canzoni nuove una più straordinaria dell’altra. Né vale annotare che in gioventù nello stesso arco di tempo intercorso fra “Land Of Dreams” e “Bad Love” Newman pubblicava i primi sei LP in studio e che, fra essi, su minimo quattro c’è l’unanimità nel dirli capolavori. È nell’ordine delle cose che la produzione di chi è da tanto sulle scene tenda a rarefarsi. È normale che chi sa di avere realizzato opere memorabili sia altresì conscio di come poco vi sia di più arduo dell’organizzare una replica di successo. Nondimeno chi scrive guarda alla carta di identità dell’artefice di “Harps And Angels” (e un po’ pure alla propria) e, vedendoci scritto 1943, si fa due conti e scopre di potersi aspettare ancora da Randy Newman, a questi ritmi, solo più una raccolta di canzoni o due. Comporre invece qualche colonna sonora in meno? Tantopiù dopo essersi tolto la soddisfazione di vincere – alla sedicesima candidatura! – un Oscar.
Che del suo essere mortale Newman sia consapevole è subito chiarito dal brano che, oltre a intitolare il disco, lo inaugura, sciorinando blues carico di swing o viceversa nel mentre racconta di un incontro per fortuna mancato con il Creatore. Nessuno scrive canzoni così oggi, ma d’altronde nessuno ha mai scritto canzoni come Randy Newman: spesso feroci sotto la patina giocosa di una musica che deve a New Orleans tutto quanto non deve alla tradizione più nobile di Hollywood. Fustigatore di costumi e politiche, moralista nel senso alto del termine e, proprio perché implacabile nella denuncia delle debolezze dell’umanità, capace di empatia autentica. È uno schifo di mondo, facciamo schifo noi ed è uno schifo di vita, ma per finire in una canzone di Randy Newman lo si può sopportare. Sia una struggente Loving You o un’ilare Laugh And Be Happy, un honky tonk metafisico quale A Few Words In Defence Of Our Country o una A Piece Of The Pie dritta da John Philip Sousa, il dixie Only A Girl come il talking-blues Potholes.
Pubblicato per la prima volta su “Extra”, n.31, estate 2009. Randy Newman compie oggi settantatré anni. “Harps And Angels” è tuttora (colonne sonore escluse) il suo ultimo album.