The Feelies – In Between (Bar/None)

Rieccoli i Feelies, una volta di più e non si sa se considerare “In Between” seconda puntata della loro terza vita o un nuovo ritorno. In fondo, sei anni lo separano da “Here Before” così come sei anni erano stati messi fra l’epocale esordio “Crazy Rhythms”, 1980, e il seguito “The Good Earth”, altra casa discografica, altra formazione, altro sound e insomma visto da tutti come una reunion. Cui davano continuità “Only Life” nell’88 e “Time For A Witness” nel ’91 e poi basta, due decenni di silenzio. Avete contato? Fa sei album in trentasette anni, fra un ritiro e l’altro. Eppure è come se la band dei chitarristi Glenn Mercer e Bill Million non si fosse mai assentata, influenza costantemente avvertibile in quello che si chiamava college rock e oggi si etichetta indie, o alternative. Non che si segnalino gruppi fotocopia, ma la frenesia ritmica e le filastrocche in overdose di caffeina e con delirium tremens incorporato (copyright Carlo Bordone) del debutto degli allora ragazzi di Hoboken sono da lungi parte del canone del rock di cui sopra. Sì, i Feelies avrebbero potuto pubblicare solo “Crazy Rhythms” e un posto nella storia lo avrebbero avuto garantito. Però sarebbe stato un crimine privarci di successori straordinari di loro per come hanno ammodernato il suono jingle jangle.

Il veleno – squisito – di “In Between” sta tutto nella coda, nei 9’22” dal ronzante al rombante di una Reprise della traccia omonima e inaugurale. Prima ci si era mantenuti, pur fra qualche impennata acidula, complessivamente sul pastorale, sfoderando fra il resto passi c&w ed escursioni spagnoleggianti. Con a svettare, in un contesto generoso di seduzioni che si concedono appieno però soltanto dopo prolungata frequentazione, Flag Days e Time Will Tell, entrambe di loureediano afflato.

Pubblicato per la prima volta su “Audio Review”, n. 386, aprile 2017.

6 commenti

Archiviato in archivi, recensioni

6 risposte a “The Feelies – In Between (Bar/None)

  1. Francesco Manca

    Negli ultimi mesi è il gruppo che ha suonato più nel mio stereo, leggendo la tua recensione penso che “In Between” prolungherà il primato.

  2. Anonimo

    Top 10 per il 2017

  3. DaDa

    Si esce vivi (e vegeti) dagli anni ottanta. ….. Gruppo fondamentale.

  4. giuliano

    Tutta la discografia dei Feelies è più che degna, ma tra i capolavori, oltre a Crazy Rhythms, io metto anche il secondo, The Good Earth. Che a me piace anche di più rispetto a quell’esordio che ha fatto storia. Una band fantastica, che come poche da’ corpo e stile a quel mondo che chiamiamo rock indipendente, o alternativo.

    • DaDa

      Concordo pienamente. Crazy Rhythms è stato epocale, ma The Good Earth è un disco veramente affascinante. A livello di alcuni capolavori dei REM (Buck è alla produzione infatti). Tutta la produzione del gruppo non è mai meno che eccellente. Anche In Between, che mi sono preso grazie a questo articolo, è un piccolo gioiello.

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