The Shins – Heartworms (Columbia)

“Abbiamo delle chitarre/abbiamo delle tastiere/e io so scrivere melodie orecchiabili/diamoci da fare”, canta James Mercer in Half A Million, settima traccia di undici del quinto album di quello che era il suo gruppo e oggi è il paravento dietro cui si cela un solista. E come riassunto è perfetto per una carriera venticinquennale, cominciata alla testa dei Flake Music prima che questi si trasformassero in Shins per tramite di un altro esercizio di sottrazione, fuori tutti i musicisti che lo affiancavano tranne uno. Non faceva invece superstiti il nostro uomo nel 2009 quando, a due anni dall’uscita di “Wincing The Night Away”, clamorosamente secondo nella graduatoria di “Billboard”, accompagnava alla porta l’intera band. Senza pagare dazio commercialmente nel 2012 con “Port Of Morrow”, un numero 3 USA, ma artisticamente un po’ sì. O forse era solo questione di ispirazione meno felice del solito, non della situazione diversa data dal non dovere più interagire (pur essendo sempre stato l’autore unico del repertorio) con altri. Cinque anni trascorsi allevando figlie, cui è dedicata l’iniziale, ritmata e solare, Name For You, e lavorando al progetto parallelo Broken Bells devono avere alleggerito – e che anche costoro, un duo con Danger Mouse, abbiano avuto successo avrà contribuito – la pressione. O, di nuovo, è soltanto una faccenda di verve ritrovata.

Già al numero due della classifica Adult Alternative la summenzionata Name For You e con minimo altri due possibili singoli di successo nel synth-pop Cherry Hearts e nella già citata Half A Million (da qualche parte fra Cars e Weezer), “Heartworms” terrà alto il conto corrente di Mercer e per intanto ne riporta in quota la reputazione. Qui una delle sue canzoni più belle di sempre: il country-Britpop (ebbene sì) Mildenhall.

Pubblicato per la prima volta su “Audio Review”, n.386, aprile 2017.

1 Commento

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Una risposta a “The Shins – Heartworms (Columbia)

  1. marktherock

    sottoscrivo parola per parola, anzi rilancio: al momento, (mio) probabile disco pop dell’anno 2017, e pazienza se la concorrenza al momento è quella che è, ovvero piuttosto latitante. Bentornato, Mr. Mercer

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