È un bel salto quello dalla Burger, minuscola casa discografica californiana che pubblica in prevalenza cassette (!), alla Anti-, per antonomasia l’etichetta “per artisti” sin da quando Brett Gurewitz nel 1999 decideva di investire un po’ dei soldini guadagnati con il punk-rock offrendo un tetto a Tom Waits. A lui tanto per cominciare. Vero che nel catalogo Burger, numericamente cospicuo all’estremo, fra tanti sconosciuti figurano anche un tot di stelle e stelline più o meno alternative, ma sono camei, via. Vuoi mettere la solidità di quell’altro di catalogo? Vuoi mettere la potenza distributiva e promozionale? È un bel salto, ma Curtis Harding lo compie con stile e rilassatezza. Come facendo finta di niente. Come sapendo che con la musica che fa, così lontana da quella roba che oggi chiamano R&B (e che cazzo! pure in quest’album non si trova un po’ di auto-tune manco a pagarlo!), le possibilità di diventare una star restano comunque bassine. O no? Perché, dai, magari alla Anti- la prossima volta si fanno furbi e da un disco così, anziché cavare mezzo singolo (e solo per le radio) tipo Need Your Love – che è una bomba di pezzo, ma è passato mezzo secolo dacché le classifiche premiavano Wilson Pickett -, ne tirano fuori uno intero e ci puntano sopra forte: o Till The End, sexy in maniera sbarazzina, o una Ghost Of You in ginocchio da te. Ma anche Wednesday Morning Atonement – orchestrazione avvolgente e chitarra ustionante – sarebbe andata bene, eh? Non potrebbe essere che un po’ di spazio per un nuovo Lenny Kravitz – ma meno fighetto: prodotto da Danger Mouse e con i Black Lips a fiancheggiarlo – ci sia? Per intanto, perché non si sa mai, Curtis si porta avanti con il lavoro e di nuovo in copertina si fa immortalare a torso nudo.
Album tosto ed elegante come nel 2014 il debutto “Soul Power”, sostanzialmente con gli stessi suoni (o un minimo più rifiniti) ma con quel piccolo passo avanti a livello di scrittura che fa la differenza. Sarebbero più o meno tutte da citare le undici canzoni che vi sfilano. Per provare a convincervi punto forte ancora sul morbido funk della title track, su una Go As You Are da manuale della blaxploitation, sullo psychedelic soul As I Am.
Gli ultimi anni sono stati ottimi per Soul e Funk, questo disco è strepitoso e vorrei ricordare almeno anche Don Bryant, Martha High e Nicole Willis. Purtroppo devo ricordare anche la chiusura di una bella trasmissione come Latitudine Soul.
Dillo a me che ero in pista per scriverne i testi, di “Latitudine Soul”.
Ma porca di quella Eva !!!!
Aggiungo a questi consigli Soul run di Tanika Charles, il disco dello scorso anno che ho ascoltato di più del genere se si escludono Kelela e Sampha per le sonorità più moderne.
Di Curtis Harding ho un ottimo ricordo dell’album d’esordio