Disse una volta Elvis Costello che Morrissey è un asso nell’inventarsi titoli di canzoni stupendi, ma spesso si dimentica poi di scriverle le canzoni. Dice Alberto Piccinini che nell’arte dell’intervista è sin dai tempi degli Smiths il migliore della sua generazione e il sottointeso è che di abilità gli è rimasta quella. Dico io che sono d’accordo con entrambi e aggiungo che però le interviste sono diventate tirate rancorose difficili da seguire pure per il più acritico dei fan. Che in questo che è soltanto l’undicesimo album in quasi trent’anni persino i titoli paiono ora didascalici – All The Young People Must Fall In Love: una roba che anche musicalmente rende Give Peace A Chance un capolavoro di sottigliezza – e ora imbarazzanti. È il caso di un’incommentabile The Girl From Tel Aviv Who Wouldn’t Kneel, sporta su Buenos Aires per quanto attiene lo spartito più che sul Medio Oriente. Laddove almeno in Israel un’eco klezmer è in tema con l’argomento: contraltare delle rozze argomentazioni di un Roger Waters viceversa prossimo all’antisemitismo.
Nondimeno: nonostante il disagio indotto dalle prese di posizione politiche ed etiche del nostro uomo e dalle recenti imprese mediatiche, un po’ rockstar e un po’ zitella irrancidita, due predecessori di livello come “Years Of Refusal” (2009) e “World Peace Is None Of Your Business” (2014) inducevano un pregiudizio positivo riguardo quest’ultima fatica. Sfortunatamente provvede subito il glam sinfonico di My Love, I’d Do Anything For You a spazzarlo via, abominio peggiore perversamente sistemato in apertura di un lavoro che è pateracchio indigeribile di melodie inconsistenti e arrangiamenti debordanti. A voler proprio salvare qualcosa se ne cavano una I Wish You Lonely da Smiths in discoteca e la pianistica In Your Lap.
Pubblicato per la prima volta su “Audio Review”, n.394, dicembre 2017.
Addirittura Waters antisemita.
Ho scritto “prossimo” e credo di essere stato caritatevole al riguardo.
solo se si fa confusione tra antisraeliano e antisemita
A me è piaciuto: in effetti al primo ascolto senti tutti i difetti che hai sintetizzato, ma poi per me è venuta fuori l’originalità di canzoni che non aveva mai costruito così. Per questo lo preferisco a Years of refusal (che al contrario aveva canzoni un po’ troppo appiattite sui suoi standard) e a Kill uncle (che rimane secondo me il suo disco peggiore).
Antisemita, come no. Come lo è allora anche Brian ENO. Anche lei, suppongo, si sarà eccitato guardando il recente tiro a segno sui Palestinesi. Ci si lamenta della mancanza di riferimenti dei ggiovani, ma la generazione di scribacchini che sbraitava di rock e rivoluzione negli anni Ottanta s’imbratta ora della più insulsa fanghiglia post-ideologica.
Quanto segue potrebbe apparire fuori tema ma in realtà era una premonizione. Lei una volta scrisse una frase vergognosa e squallida su una presunta svolta troppo dance dei New Order. Una frase che mi è rimasta per sempre impressa nella memoria per la sua ottusa violenza – che c’erano diversi modi di vendersi il culo e che I N.O. avevano scelto quello peggiore, quelo di farlo all’angolo di una discoteca. L’immaginario turpe da appiccicare a vanvera per pura provocazione, cosa che la ha sempre contraddistinto, era già una conferma della sua etica traballante.
Impiccarmi a una cosa scritta oltre trent’anni fa e che magari potrei pure non condividere più né nei toni né nella sostanza (e difatti non la condivido e non certo da oggi: si cresce, si studia, si cambia) è esercizio miserevole, sebbene non quanto quello di attribuirmi felicità – anzi, no: eccitazione – di fronte alle tragiche immagini giunteci nelle ultime settimane dal Medio Oriente. Lei oltre che ideologico – altro che post! – è inqualificabile.
L’inqualificabile è certamente lei, banderuola senza ritegno e delatore di misera fattura. Si rilegga quello che ha scritto di Roger Waters (che nemmeno stimo più di tanto musicalmente, tra l’altro, ma almeno è una persona con una dignità): è la sua presunta carità ad essere spregevole. Tanto tra trent’anni farà un ulteriore mea culpa, ormai ci siamo abituati. Se poi si mette a discutere sulle iperbole, vuol dire che ho centrato il bersaglio. Lunga vita.
Ma quanto sei frustrato e fissato? E come mai hai cambiato nome e sei passato al lei, amico Sandro che commentavi tempo fa dal medesimo IP tirando in ballo altre cose scritte trent’anni or sono? Saluti.
Come dice il grande (sino all’83) Edoardo: “sono solo canzonette”, o no?