One Album Wonders: la breve saga degli Adverts

“Ultimate Edition”, strilla la copertina con una discutibile aggiunta diretta all’artwork originale, e non è che sia proprio così, siccome di edizione “definitiva” si sarebbe potuto parlare – presenti i due classici inopinatamente assenti nella prima epocale stampa; recuperati tutti i singoli; miracolosamente ritrovato e restaurato un estratto da uno spettacolo londinese di inizio ’78 – fossero state incluse anche alcune formidabili registrazioni per il programma del solito John Peel. Sarebbe allora però toccato confezionare un CD doppio e quando – 2002 – i signori di Devils Own Jukebox allestirono quello che è comunque il “Crossing The Red Sea” più esteso di sempre (fresco ora di rimessa in circolo da parte di Goodfellas) avevano già altri piani: rendere più appetibile la ristampa di “Cast Of Thousands”, che non arriverà che nel 2005, integrandola con un intero dischetto di “Complete Radio Sessions”. Impresa comunque disperata quella di fare desiderabile il secondo album del gruppo che fu di T.V. Smith e Gaye Advert. Quanto al primo, solo il lettore davvero giovanissimo può essere giustificato (e da adesso non più) per non averlo ancora in casa in una qualunque forma e dipende dalla scaletta della copia che si possiede il fare o meno un ulteriore investimento. Dipende da quanto ci si vuole bene.

L’unica ragione per la quale questo capolavoro dal titolo sottilmente oltraggioso non può essere proclamato l’apice del ’77 britannico è che, pur figlio in tutto e per tutto di quell’anno di rivolgimenti copernicani, vedeva la luce fuori tempo massimo, nel febbraio seguente. Un dettaglio, giacché nessuno incarnò lo spirito del punk più e meglio degli Adverts: quella sublime sfacciataggine che permetteva di riprendersi il rock non appena imbracciato uno strumento e imparati tre accordi – o anche uno, provocavano i nostri eroi in un’immortale One Chord Wonders. Perché si aveva qualcosa da dire e quindi il diritto di dirla. Non è però l’ardore (non solo) a rendere “Crossing The Red Sea” il monumento che è. È che a dispetto, o magari in forza, di abilità tecniche limitatissime ragazzi e ragazza vi mettevano in fila una canzone via l’altra di memorabilità e lirismo totali, fra ricordi di Ziggy Stardust e flash alla Clash, riff alla Stooges e melodie alla T.Rex.  Durava tre singoli e un LP il momento magico. All’altezza del successivo “Cast Of Thousands” (prodotto da un accolito di Mike Oldfield e che aggiungere?) già avevano imparato a suonare e disimparato – T.V. Smith – a scrivere.

Pubblicato per la prima volta su “Il Mucchio”, n.658, maggio 2009. “Crossing The Red Sea With The Adverts” usciva esattamente quarant’anni fa a oggi.

2 commenti

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2 risposte a “One Album Wonders: la breve saga degli Adverts

  1. Mauro

    Qual è l’altro classico assente nella prima stampa, dando per scontato che uno è Gary Gilmore’s Eyes?

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