Galeotto il tour con il quale l’anno scorso il trio di Boston promuoveva la riedizione Deluxe, nel venticinquennale della prima uscita, del suo album più classico, “Let Me Come Over”. A tal punto entusiaste le platee che si trovavano davanti, talmente tanto si divertivano loro che sì, Bill Janovitz, Chris Colbourn e Tom Maginnis pensavano bene che fosse il caso di aggiungere un capitolo ancora a questa loro strana seconda vita a puntate cominciata quando nel 2007 “Three Easy Pieces” interrompeva i nove anni di (comunque non completo) silenzio andati dietro a “Smitten”. Arrivati al fondo degli anni ’90, in capo a un decennio perlopiù esaltante, con l’ispirazione appassita e in crisi pure di pubblico, i Buffalo Tom ripartivano ritrovando la prima, rifioritura confermata nel 2011 da “Skins”. Possibile, auspicabile in tempi che paiono in ogni senso favorire le rimpatriate (il 2017 marchiato a fuoco dai ritorni di LCD Soundsystem e Slowdive) che “Quiet And Peace” aggiunga vento nelle vele della riscoperta critica istigata dalla ristampa di cui sopra. Inducendoli a rifare del gruppo un’occupazione a tempo pieno più che il piacevole hobby che è oggi.
È la loro prova migliore, se non da “Let Me Come Over”, da quel “Big Red Letter Day” che gli andava subito dietro cercando un punto di equilibrio fra la stagione del college rock e quella del grunge. Qui si resta nel giusto bilico fra l’innodia rock’n’roll di brani come All Be Gone, Lonely, Fast And Deep o Slow Down e sontuose ballate alla R.E.M. come Overtime, Roman Cars, Freckles (molto Bob Mould quest’ultima), o il valzer Hemlock. Inevitabilmente, una splendida resa di Only Living Boy In New York di Simon & Garfunkel rimanda ai Lemonheads che rifacevano Mrs. Robinson. Sarebbe un singolo perfetto.
Pubblicato per la prima volta su “Audio Review”, n.396, febbraio 2018.