Stone Alone (quando Ron Wood era davvero “quello nuovo”)

Sono passati quei quarant’anni da quando si è unito alla banda – se in “Black And Blue”, del 1976, la sua chitarra risuona solo in tre brani già in “Some Girls” era l’alterego di Keith Richards che è tuttora – e Ron Wood (che prima era stato con il Jeff Beck Group e uno dei Faces e scusate se è poco) è ancora “quello nuovo” nei Rolling Stones. Sempre lo sarà ed è il prezzo che ha pagato a tale bellissima vita. Un altro è che in pochi si ricordano che vantava un cv già eccezionale quando divenne una Pietra Rotolante. A volte in pochissimi hanno poi comprato i suoi lavori da solista (sette quelli in studio) e l’unico che faceva eccezione era questo, il terzo e, essendo uscito nel 1979, il primo dacché era diventato uno degli Stones. Arrivava a un rispettabile numero 45 nella classifica di “Billboard”, potendo naturalmente beneficiare del baccano mediatico suscitato da quella ventina di concerti (uno – epocale – a Knebworth in apertura per i Led Zeppelin) suonati dalla band messa insieme per promuoverlo, i New Barbarians: Ron e Keith alle chitarre, Ian McLagan alle tastiere, Stanley Clarke al basso e Ziggy Modeliste alla batteria. A giudicare dalle numerose testimonianze pervenuteci, ufficiali e non, meglio dal vivo che in studio i materiali che compongono “Gimme Some Neck”.

Però, suvvia, il disco – fresco di ristampa su Speakers Corner in un’edizione che ne rende al meglio il sound scorticato ed energico (appena un filo di asciuttezza di troppo, a tratti, nella registrazione) – non è malaccio e probabilmente il suo migliore, alla pari con il debutto del ’74 “I’ve Got My Own Album To Do”. Si stagliano sopra la già ampissima sufficienza il blues vetusto Worry No More, un’irruenta e affilata Breakin’ My Heart e il rock’n’roll alla Chuck Berry F.U.C. Her. Più ancora Seven Days, un Bob Dylan al tempo inedito nella versione dell’autore, per l’ottima ragione che è della stessa stoffa da cui tagliò Changing Of The Guards.

Pubblicato per la prima volta su “Audio Review”, n.389, luglio 2017.

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