Quel che si dice un singolo d’esordio eccezionale: nel 1956 il ventiduenne Otis Rush, cantante e chitarrista di Philadelphia trapiantato a Chicago, pubblica per la locale Cobra la sua versione (l’autore partecipa alla registrazione) di I Can’t Quit You Baby di Willie Dixon. Interpretato a piena gola, caratterizzato da un sound amplificato a massimo volume, potente e lancinante, il brano è una hit istantanea e la sua influenza si riverbererà su tutto il blues elettrico, fino alle sue propaggini britanniche e alla mutazione in hard, attuata dai Led Zeppelin in un primo LP in cui il pezzo è ripreso. Quel che si dice un album d’esordio eccezionale: Rush, che dopo la chiusura della Cobra (periodo ottimamente fotografato nella raccolta “Double Trouble”, Charly, 1992) non ha realizzato che qualche sparso 45 giri, riesce soltanto nel 1969 a tagliare il traguardo del primo LP, ma quando ci arriva è una corte di musicisti fenomenali a prenderlo per mano. Licenziato dalla newyorkese Cotillion (una succursale della Atlantic), registrato in Alabama nei leggendari studi Muscle Shoals, “Mourning In The Morning” è prodotto da Mike Bloomfield e Nick Gravenites e nella parata di turnisti di lusso che vi sfila spicca Duane Allman. Bistrattato all’epoca, appare oggi un capolavoro del blues più felicemente contaminato da soul e funk.
Pubblicato per la prima volta su “Extra”, n.21, primavera 2006.