Una celebrazione di “Electric Ladyland”, a cinquant’anni dalla pubblicazione

Per certuni quest’ora e un quarto sistemata in origine su quattro facciate di vinile, e che oggi alloggia in un disco solo (la “Deluxe Edition” del quarantennale si straraccomanda nondimeno per l’aggiunta di un magistrale Making Of in DVD di circa un’ora e mezza), rappresenta lo zenit del chitarrista di Seattle. Per talaltri è un’opera sfilacciata, con momenti altissimi ma pure chiari indizi di decadenza. Non ci iscriviamo né a questo partito né a quello. Rispetto ai due primi LP “Electric Ladyland” non rappresenta un’involuzione bensì un’evoluzione, e non è un Hendrix né migliore né peggiore quanto piuttosto – restando riconoscibilissimo – diverso. Di seduzione meno immediata ma più premiante nel tempo. Qui più che nei predecessori a ogni passaggio noti particolari che ti erano sfuggiti. Ci sono brani che avrebbero potuto figurare in “Are You Experienced”: una Crosstown Traffic dall’irresistibile riffarama, la cover a rotta di collo di Come On di Earl King, una Voodoo Chile figlia di una Foxy Lady inseminata da una Purple Haze. Ce ne sono che agevolmente si sarebbero potuti mimetizzare fra le pieghe di “Axis: Bold As Love”: il cosmico/acquatico preludio di And The Gods Made Love, una souleggiante title track in cui il Nostro improvvisamente si ricorda di essere stato uno degli Isley Brothers, la poppissima (firma Noel Redding) Little Miss Strange. Ma la terza facciata, quasi una suite, si affaccia su dimensioni afrofuturibili che saranno quelle esplorate dal Davis e in parte dall’Herbie Hancock elettrici. Potrete incontrarci Sun Ra e trovarlo impegnato in una conversazione filosofica con George Clinton. E poi c’è la parabola biblica di All Along The Watchtower: una versione che Dylan apprezzerà così tanto che la canterà e la suonerà sempre, lui che l’aveva scritta, come stesse facendo una cover di Hendrix. E poi… E poi e anzi prima c’è House Burning Down. Vi piace l’odore del napalm la mattina?

L’ultimo album in studio che Hendrix completava in vita sarà il primo e unico ad andare al numero uno negli Stati Uniti.

Pubblicato per la prima volta in Rock – 1000 dischi fondamentali, Giunti, 2012. La copertina qui riprodotta è quella della “Deluxe Edition” citata in scheda e non l’originale, quella con le signorine ignude, per intenderci: scelta non filologica ma sfortunatamente resa obbligata dalla demenziale policy di Facebook in materia di nudo.

1 Commento

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Una risposta a “Una celebrazione di “Electric Ladyland”, a cinquant’anni dalla pubblicazione

  1. umile discepolo

    O tempora, o mores!

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