Archivi del mese: ottobre 2018

La Rivoluzione cattiva e favolosa dei Q65

Se dei primi Pretty Things si può dire che erano degli Stones più “cattivi”, di questo gruppo proveniente dall’Aia (la Liverpool olandese) si potrebbe affermare che dei Pretty Things stessi fu una versione più selvatica ed esplosiva: immaginate. E siccome sarebbe insano limitarsi a fare lavorare una fantasia sovraeccitata per toccare con orecchio procuratevi quest’album, datato 1966 e il primo dei ragazzi. Possibilmente nella versione digitale (Decca, 1988) che ai dodici brani del programma primigenio aggiunge sei essenziali bonus e più essenziali delle altre l’incantato folk-rock World Of Birds, una I Despise You di formidabile malevolenza e lo scodinzolante errebì You’re The Victor. Favolosi addendi a un disco colossale, dal lamento di The Life I Live al Willie Dixon pazzamente dilatato (mai così acido; dopo quello sulfureo di Spoonful) di Bring It On Home.

Pubblicato per la prima volta in Rock – 1000 dischi fondamentali, Giunti 2012. Ho appena appreso da Facebook che Joop Roelofs, che dei Q65 fu la chitarra ritmica, non è più fra noi. Ma per quanto mi riguarda c’è ancora e sempre ci sarà.

Lascia un commento

Archiviato in archivi, coccodrilli

L’esordio capolavoro di Otis Rush (29/4/1935-29/9/2018)

Quel che si dice un singolo d’esordio eccezionale: nel 1956 il ventiduenne Otis Rush, cantante e chitarrista di Philadelphia trapiantato a Chicago, pubblica per la locale Cobra la sua versione (l’autore partecipa alla registrazione) di I Can’t Quit You Baby di Willie Dixon. Interpretato a piena gola, caratterizzato da un sound amplificato a massimo volume, potente e lancinante, il brano è una hit istantanea e la sua influenza si riverbererà su tutto il blues elettrico, fino alle sue propaggini britanniche e alla mutazione in hard, attuata dai Led Zeppelin in un primo LP in cui il pezzo è ripreso. Quel che si dice un album d’esordio eccezionale: Rush, che dopo la chiusura della Cobra (periodo ottimamente fotografato nella raccolta “Double Trouble”, Charly, 1992) non ha realizzato che qualche sparso 45 giri, riesce soltanto nel 1969 a tagliare il traguardo del primo LP, ma quando ci arriva è una corte di musicisti fenomenali a prenderlo per mano. Licenziato dalla newyorkese Cotillion (una succursale della Atlantic), registrato in Alabama nei leggendari studi Muscle Shoals, “Mourning In The Morning” è prodotto da Mike Bloomfield e Nick Gravenites e nella parata di turnisti di lusso che vi sfila spicca Duane Allman. Bistrattato all’epoca, appare oggi un capolavoro del blues più felicemente contaminato da soul e funk.

Pubblicato per la prima volta su “Extra”, n.21, primavera 2006.

Lascia un commento

Archiviato in archivi, coccodrilli