Escluderei che sia la suggestione derivante dall’avere appena appreso della dipartita di Aretha Franklin a farmi pensare, nel torrido pomeriggio agostano in cui ascolto per la prima volta il nuovo Shemekia Copeland, che costei abbia confezionato una novella Respect, o quasi, a poco più di mezzo secolo dalla prima. Che resta naturalmente epocale come in nessun modo nessuna canzone potrebbe risultare oggi. Inimitabile e impareggiabile. E tuttavia, trasformando l’inno giovanile e giovanilista dei Kinks I’m Not Like Everybody Else, da sfrontato rock sull’orlo del garage che era, in un blues strascicato, Shemekia fa esattamente ciò che fece Lady Soul impadronendosi di un brano che già era un capolavoro nella versione di Otis Redding: lo rende un manifesto di orgoglio femminista e, va da sé, razziale. Basterebbe già a fare consigliare il nono lavoro in studio, in vent’anni, di questa non ancora quarantenne figlia d’arte ed ecco, pure ciò (l’essere figlia d’arte) condivide la signora con la più grande vocalist della storia della black music, oltre all’avere cominciato a calcare i palcoscenici impubere.
E a proposito di papà Johnny, chitarrista superbo che toccava l’apice di una carriera e una vita troppo brevi, a ragione di un difetto cardiaco congenito, con un disco (“Showdown”, 1987) in trio con Albert Collins e Robert Cray: la sua progenie prediletta lo omaggia rileggendo una Promised Myself da marinaio e da Stax (riecco Otis…) di epoca aurea. Altro apice di un album di sentimento, classe e anche varietà formidabili: negli interstizi delle classiche dodici battute vi convivono elettriche dal fluido allo stentoreo, scorci di gospel, accenni di bluegrass, un duetto con John Prine (Great Rain) e a suggello una ninnananna (Go To Sleepy Little Baby) sporta a cappella.
Pubblicato per la prima volta su “Audio Review”, n.402, ottobre 2018.
Bentornato Eddy. Buon 2019 e grazie in anticipo per la classifica, dalla quale so già che avrò molto se non tutto da imparare, visto che con ottime probabilità non si sovrapporrà in alcun modo alla mia; e questo per me è un bene, musicalmente forse il primo dell’anno. E quindi di nuovo grazie.
Sempre troppo buono. Grazie, e buon 2019, a te.
Sempre troppo poco, invece. 🙂
Grazie degli auguri.
Approfitto anche io per fare gli auguri a VMO ed a tutti coloro i quali leggono ( e magari commentano ) questo blog. Rock on !
Auguri, Venerato Maestro! E grazie per avermi fatto scoprire questa versione FANTASTICA di “I’m not like everybody else”.