I migliori album del 2018 (11): Cypress Hill – Elephants On Acid (BMG)

A farsi aspettare troppo può capitare che il mondo si dimentichi di te e questo sembrerebbe essere capitato ai Cypress Hill, all’esordio per una BMG evidentemente convinta che fosse ancora spendibile un nome che negli anni ’90, e in particolare nella prima metà (“Black Sunday”, secondo album nonché capolavoro della posse losangelena, nel 1993 era un numero 1 USA), muoveva milioni di copie. Magari pensavano pure che gli otto anni di attesa seguiti a “Rise Up”, unico lavoro su EMI dopo sette e svariate raccolte per la Columbia, avessero scaldato a dovere un pubblico che invece, a quanto pare, non c’è più. Se il lontano predecessore era comunque entrato nei Top 20 di “Billboard”, “Elephants On Acid” si è fermato esattamente cento posizioni più giù e, ad appena un mese dall’uscita, addirittura già è fuori dai Top 200. E se vi dicessi che è la cosa migliore pubblicata da costoro dal 1995, quando davano alle stampe “Temples Of Boom”? Ve lo dico. Dopo un primo ascolto che mi ha lasciato a bocca aperta, un secondo che mi ha confermato che non stavo prendendo un abbaglio, un terzo che, se possibile, ha anche accresciuto l’entusiasmo, un quarto che…

È un discone che funziona come assieme, trip ultralisergico come da titolo – mai stati così psichedelici i Cypress Hill, il loro funk possente, torpido e innervato di latinismi disposto piuttosto a commerci con l’hard – dalla cui trama legata da innumerevoli interludi emergono nondimeno alcuni brani di incisività clamorosa. Subito Band Of Gypsies, delirio arabeggiante a un passo dal raï, più avanti una Oh Na Na che è il più sfacciato e giocoso inno alla marijuana che sia sentito dai tempi dei Fugs, una petulantissima Locos, una Reefer Man innervata di soul. Davvero non mi capacito che il mondo sia rimasto indifferente.

Pubblicato per la prima volta su “Audio Review”, n.404, dicembre 2018.

1 Commento

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Una risposta a “I migliori album del 2018 (11): Cypress Hill – Elephants On Acid (BMG)

  1. Provo a dare una spiegazione all’indifferenza che ha accolto questo disco: l’hip hop si muove continuamente in ragione delle innovazioni tecnologiche, e cerca costantemente la coolness, e dunque ciò che non è l’ultima moda del genere non è cool, e i Cypress Hill pacificamente non lo sono; inoltre, attualmente il rap è dappertutto, quindi gli ascoltatori sono distratti; ultima cosa, il pubblico dell’hip hop non è uno che si fidelizza (a parte un ristrettissimo zoccolo duro), perché in massima parte coincide con il pubblico generalista, che è quello che può garantire a un musicista il successo quello vero ma che è completamente inaffidabile quando si tratta di restare sintonizzato.
    Lasciamo quindi che questo bel disco dei Cypress Hill se lo godano coloro per i quali i Cypress Hill significano qualcosa 🙂

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