I migliori album del 2018 (10): Idles – Joy As An Act Of Resistance (Partisan)

Mark E. Smith ci ha lasciati ma vive e anche quest’anno nella lista di VMO fa la sua porca figura un disco che ai Fall deve un bel po’. Per il 2017 toccava ai Protomartyr e un sorriso mi si allarga indulgente sulle labbra nel momento in cui mi imbatto in un (evidentemente giovin; o almeno spero) recensore che paragona Joe Talbot, del gruppo di Bristol, a Joe Casey, di quello di Detroit. Saltando un passaggio e non credo che sia perché, per quanto risultino innegabili le affinità a chi ha orecchie per intendere e con quelle orecchie di dischi ne ha ascoltati un tot, non meno lampanti sono i tratti che distinguono gli Idles, e il loro leader, dai Mancuniani. Più schiettamente punk nell’accezione puramente musicale del termine, questi ragazzi al secondo album dopo quel “Brutalism” che, se solo non lo avessi ascoltato in ritardo, si sarebbe guadagnato anch’esso un posto nella lista prima di questa, per quanto nelle posizioni di rincalzo. Probabilmente digiuni di krautrock e di Captain Beefheart come di Peter Hammill quasi per certo ne sapranno, al più, per sentito dire. E poi – sarà forse soltanto questione di anni e allora riparliamone nel 2029 se ci saranno, se ci saremo; oppure di un’attitudine nei confronti della vita prodotto di una diversa sensibilità – Talbot non è l’instancabile fustigatore, il Moralista, che fu Mark E. Può cedere – e spesso e volentieri lo fa – al sarcasmo, ma lo sguardo che volge alle umane genti permane, di fondo, empatico. Non sanguiniamo tutti, se ci pungono? Non ridiamo, se ci fanno il solletico? Gli fosse capitata una simile disgrazia, dubito che il fu leader dei Fall avrebbe scritto una canzone per raccontare di una figlia nata (il più orribile degli ossimori) morta. È l’argomento di una June singolarmente sospesa e storta ed è un pezzo che non c’è bisogno di sapere di cosa parli per sorprendersi inquieti e immalinconiti. Io lo ignoravo, ai primi ascolti.

A parte il brano citato, e i depistanti primi 1’30” lamentosi (quando più avanti sarà pura innodia) dell’iniziale Colossus, e poco altro: un tripudio di tamburi guerrieri, chitarre affilate, voce dal petulante al declamante. Nel percorso che porta al conclusivo sfaldarsi di una Rottweiler invero adeguata al titolo, si elevano dall’alta media – secondo me – una Never Fight A Man With A Perm sull’orlo del grind, una Danny Nedelko che nel contesto suona pop, una Television dove i Fall incontrano (scusate la rima) i concittadini Joy Division. E Cry To Me: un Solomon Burke riletto come avrebbero potuto i Birthday Party.

2 commenti

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2 risposte a “I migliori album del 2018 (10): Idles – Joy As An Act Of Resistance (Partisan)

  1. molto bello, album suggestivo…

  2. Gianni Malotto

    Gran disco, a dispetto della vergognosa e superficiale recensione di pitchfork. Bravi Idles e bravo Eddy.

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