Paul McCartney prima di Paul, più di Paul: Emitt Rhodes, enfant prodige

Paul McCartney prima di Paul e più di Paul, Emitt Rhodes, che nel 1969 investe i proventi di un paio di singoletti e un 33 giri dei disciolti Merry-Go-Round in un quattro piste Ampex, tre microfoni e un mixerino Shure e installa il tutto nel garage dei genitori a Hawthorne, suburbia di Los Angeles. Con ben altri mezzi economici a disposizione, il Baronetto si costruirà un analogo studio casalingo da lì a qualche mese e vi registrerà – in quasi perfetta solitudine, con un piccolo aiuto giusto della moglie Linda – il debutto da solista. Autarchia che farà scalpore. La sua l’enfant prodige Emitt (classe 1950! diciassettenne e già un veterano all’epoca della prima frequentazione delle classifiche) dovrà viceversa celarla per via di regolamenti sindacali che in California impongono che i dischi delle major vengano realizzati in sale di incisione professionali. In realtà quello che nell’autunno 1970 diventa il suo omonimo esordio non è che il demo che gli ha guadagnato il contratto per la ABC/Dunhill trasferito su un otto piste, con quattro aggiunte di parti vocali. Un altro illustre ossessionato dai Beatles quale Todd Rundgren prenderà nota.

Un noto sito definisce l’unico LP dei Merry-Go-Round una costola di “Magical Mystery Tour”. “Emitt Rhodes” si sceglie in quello stesso catalogo riferimenti più illustri, presentandosi con due pezzi favolosi come With My Face On The Floor e Somebody Made For Me che potrebbero provenire dal “White Album” e facendo andare loro dietro una scheggia da “Sgt. Pepper’s” chiamata She’s Such A Beauty. Non è che il primo quarto di un programma che nel prosieguo sa anche emanciparsi dagli evidenti numi tutelari, nel folk alla Donovan di Lullaby come nel rock alla Who della hit Fresh As A Daisy o nella ballata che anticipa certo Elton John Live Till You Die. Un numero 29 nella graduatoria di “Billboard” ingolosisce la Dunhill, che stoltamente chiede all’autore di sfornare seguiti al ritmo folle di uno ogni sei mesi. Per un po’ Rhodes più o meno ottempera – infilando uno via l’altro gli ineguali ma a tratti brillanti “Mirror”, “The American Dream” e “Farewell To Paradise” – e poi basta. Si ritira dalle scene e per il pop è una tragedia con come unico eguale il disapparire di Brian Wilson.

Pubblicato per la prima volta su “Blow Up”, n.184, settembre 2013.

4 commenti

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4 risposte a “Paul McCartney prima di Paul, più di Paul: Emitt Rhodes, enfant prodige

  1. Oliviero Marchesi

    Grazie per aver ricordato questo capolavoro di un artista grandissimo e sfortunato, Venerato Maestro! P. S. Cosa pensi di “Rainbow Ends”, l’album che un Emitt Rhodes redivivo ha fatto uscire nel 2016 dopo quarantatré anni di silenzio? P.P.S. Hai visto (io no, e sono molto curioso di vederlo) “The One Man Beatles”, il documentario che il regista italiano Cosimo Misseri ha dedicato a Emitt qualche anno fa? E se l’hai visto ti chiedo: com’è? La bellezza del documentario è all’altezza del Documentato?

    • marktherock

      un disco meraviglioso, davvero Sir Paul si sarà mangiato il cappello come Rockerduck a vedere che le stesse cose che faceva lui, con esagerata dovizia di mezzi, il timido Emitt le faceva chiuso in un garage!! E quelli dopo, sarò di parte, valgono meno ma poco poco poco meno PS: invadendo il campo del VM, dico che ‘The One Man Beatles’ è commovente da quanto è bello…

    • Ascoltai “Rainbow Ends” un po’ frettolosamente e non ne ho copia fisica. Mi sembrò discreto, ma magari andrebbe riascoltato, in questa vita o in una delle prossime. Quanto a “The One Man Beatles”, no, non ho mai avuto occasione di vederlo.

  2. Mi unisco agli elogi per i dischi successivi. Un genio, costui.

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