In un mondo in cui i singoli non esistono più (chiamano così il brano che, di norma solo in download o in streaming, anticipa un album; quello con il video su YouTube; più gli altri che seguono) per dei tradizionalisti come gli Allah-Las, innamorati persi di quegli anni ’80 che fingevano di essere gli anni ’60, la scelta della canzone apripista per un nuovo LP (sì, lo fanno uscire anche in CD, ma non ci sono dubbi su quale sia il supporto fonografico di elezione per una band formatasi letteralmente in un negozio di dischi: Amoeba, Los Angeles) è sempre molto ponderata. Simbolica più che altro, eh? Visto che poi i 45 giri li stampano, diversamente dai 33, in piccole tirature per i cultori che non vogliono perdersi un retro ovviamente inedito. Ora: non esistono ancora in formato fisico, ma per presentare il suo quarto album il quartetto californiano di “singoli” ne ha messi fuori per cominciare due. Operando scelte piuttosto… uh… singolari: su YouTube potete gustare una In The Air che ce li porge anglofili come non mai (principali referenti: i Kaleidoscope a lungo oscurissimi di “Tangerine Dream”, AD 1967); su Spotify hanno reso disponibile Prazer em te conhecer, che è tipo un George Harrison versione tropicalista e visto che c’erano avrebbero potuto optare per Royal Blues, che sono direttamente gli Os Mutantes. Quasi un ripensamento allora calare un terzo asso, Polar Onion, in cui li si riconosce subito: jingle-jangle adattato college rock, alla R.E.M. primevi.
E insomma gli Allah-Las ampliano i loro orizzonti ma nel complesso restano quella roba là, una scheggia di Paisley Underground nel cuore di questi aridi anni ’10. Una delle loro canzoni più belle di sempre la spiattellano subito: Holding Pattern, degna dei Byrds iperpsych di Mind Garden.
Pubblicato per la prima volta su “Audio Review”, n.414, novembre 2019.
Splendido! Anche se personalmente continuo a preferire “Worship the Sun”. Finalmente inizia il per me sacro rito delle playlists di fine anno. Colgo l’occasione per porgerti i miei migliori auguri di un felice 2020.
Anch’io aspettavo questo momento con ansia, Venerato Maestro!