C’era da aspettarselo. Nel 2017 con “Phases” Angel Olsen compiva un’operazione che poteva apparire prematura per una musicista con una carriera principiata a inizio decennio: svuotava un po’ di cassetti e in tanti si chiedevano se non intendesse così mettere un punto e a capo, facendo ordine e spazio per una fase nuova. Non che in precedenza fosse mai stata ferma, eh? Si presentava al proscenio con gli esitanti demo per voce e chitarra acustica di “Strange Cacti”, trasformava il suo folk in folk-rock, mostrando nel contempo una chiara crescita sia da autrice che da interprete, già con il successivo e ancora semi-clandestino “Half Way Home” e con “Burn Your Fire For Your Witness” (primo suo album a entrare nella classifica di “Billboard”) lo variegava e personalizzava, fra echi di Velvet Underground e scorci di neo-psichedelia. Laddove “My Woman” per una metà era il suo lavoro più “pop” e per l’altra il più ardito, congiura di opposti capaci di coesistere. C’era da aspettarselo. Disco dopo disco, la Olsen è andata ispessendo e raffinando il suo sound. A questo giro non si limita a porgersi “full band”, ricorre a un’orchestra di quattordici elementi.
È un mondo nuovo (solo Summer, con le sue chitarre cristalline, troverebbe facile collocazione nel precedente catalogo di Americana invero “alternative”) e coraggioso, che a molti cultori della prim’ora potrebbe non piacere ma ne sedurrà altri. Con le sue orchestrazioni dense (non bastassero archi e fiati pure mellotron e synth) ma funzionali e sempre capaci di fermarsi prima della fatidica nota di troppo. Disco da godere come assieme ma con momenti di memorabilità assoluta nella suadente New Love, in una Spring scanzonata in questo contesto, quasi beatlesiana, e nel gran finale, hollywoodiano-sinfonico, di Chance.
Pubblicato per la prima volta su “Audio Review”, n.414, novembre 2019.
A me ha lasciato un’impressione del tipo “bello, ma non ci vivrei”. Un po’ troppo costruito, cioè. La ragazza la preferisco stilosa ma più spartana. Comunque lanciatissima nel suolo di indie-star e buon per lei. https://turrefazioni.wordpress.com/2016/12/19/retronow-un-angel-olsen-alla-mia-tavola/