Willie Hutch, al top

“A whole lot of a woman”: così qualcuno definisce a un certo punto del film, datato 1974, la Foxy Brown del titolo. “A whole lot of a songwriter” potrebbe essere un degno epitaffio per Willie Hutch, venuto prematuramente a mancare (non aveva che sessant’anni) nel 2005: uomo dietro il successo dei 5th Dimension nei tardi ’60, titolare sul finire di quel decennio di due LP per la RCA (l’esordio “Soul Power” da consigliare ai cultori di Otis Redding) poco prima di buttare giù al volo il testo per uno dei più grandi successi dei Jackson 5 (I’ll Be There) e altrettanto al volo venire messo sotto contratto da Berry Gordy. Accasatosi alla Motown oltre a diventarne uno degli autori (fra quanti usufruivano dei suoi servigi Michael Jackson, Smokey Robinson e Marvin Gaye) pubblicava diversi altri 33 giri, di valore e successo altalenanti. Due articoli si elevano in ogni caso sui restanti di due spanne: “The Mack”, del 1973, e questo “Foxy Brown”. Entrambi colonne sonore di pellicole del filone blaxploitation e sia l’uno che l’altro infinitamente superiori a film in cui risultavano mattatori più che sfondo. Come i due capolavori del filone musicale associato a quello cinematografico, “Shaft” di Isaac Hayes e “Superfly” di Curtis Mayfield, sono dischi che vivono di vita propria a tal punto che considerarli semplici colonne sonore risulta improprio. E per valore cedono le armi di poco ai classici appena citati.

Preda ambitissima di dj e produttori hip hop per un’assenza dal mercato ultraventennale in qualunque forma, addirittura riedito legalmente in vinile per la prima volta giusto nel 2018, inopinatamente “Foxy Brown” gode subito di una nuova ristampa su Motown/Universal. Più che altro ne godrà un ascoltatore catapultato in piena azione dall’iniziale, travolgente Chase e per la restante trentina di minuti diversamente sollecitato e solleticato da funk ebbri di wah wah e orchestrazioni lascive, non di rado nello stesso brano. Fino a una conclusiva Whatever You Do (Do It Good) che avrebbe potuto scriverla James Brown, titolo incluso.

Pubblicato per la prima volta su “Audio Review”, n.410, giugno 2019.

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