Perché il mio primo libro autoprodotto è un’esclusiva Amazon (e lo saranno anche i successivi)

Come spiegato nell’introduzione a Venerato Maestro Oppure (se non lo avete acquistato, potete recuperarla qui), quando il 31 dicembre 2011 diedi vita a questo blog l’idea era di mettere un piede in Rete per instaurare un dialogo diretto con chi ancora mi leggeva sulle riviste e insieme ricordare la mia esistenza a chi, pur restando appassionato di musica, le riviste non le comprava più, o solo occasionalmente, o non quelle su cui scrivevo/scrivo io. Una platea che si rivelò discretamente folta (parla chiaro in tal senso un contatore che certifica a oggi quasi due milioni di pagine viste e questo senza includere le centinaia di abbonati che ricevono i post via mail) e cui cominciai a offrire gratuitamente una piccola percentuale dei miei immensi archivi. Mi cito: “Era pubblicità a costo zero a parte il tempo dedicatogli, era un regalare con l’idea che un giorno da quell’archivio avrei potuto cavarci dei libri. Essere finalmente l’editore di me stesso…”. Fu pure a ragione di questo progetto in nuce (di più al riguardo nell’introduzione alla seconda antologia, che conto di fare uscire in novembre) che i miei rapporti con la Stemax, che all’epoca mandava in edicola il mensile “Il Mucchio” e vari supplementi fra cui il semestrale “Extra”, da già non idilliaci quali erano si fecero pessimi. Accadde quando colei che si era issata ai vertici della cosiddetta (molto cosiddetta) cooperativa ventilò una ristampa in formato digitale di tutti i numeri di “Extra”. Ipotizzando un prezzo di vendita ridicolo e chiarendo che non pensava minimamente a compensare – neppure con una cifra simbolica! – gli autori che pure, ai sensi delle vigenti normative in materia, detenevano ogni diritto su quei materiali. Per una parte rilevantissima il mio catalogo di articoli lunghi si sarebbe così trovato a non valere più nulla. Non la presi bene, ma – ripeto – è vicenda che affronterò più estesamente in altra sede e giusto perché non lo si può evitare, senza trarne piacere alcuno e men che meno con intenti vendicativi, giacché il tempo è stato galantuomo e la farina del diavolo è andata in crusca.

Tornando all’argomento del titolo… Quando nacque il blog stampare in proprio aveva ancora costi, se non proibitivi, alti e in ogni caso non alla portata delle mie tasche. In compenso l’eBook era in piena fioritura, i più ipotizzavano addirittura che avrebbe relegato il libro su carta in una sorta di riserva indiana simile a quella in cui era stato confinato il disco in vinile (e invece…), ed era dunque a quel formato a esborso zero che pensavo. Solo che sono uno che impiega ere geologiche a mettersi in moto (per dire: quando iniziai a vagheggiare venerato-maestro-oppure.com doveva essere il 2005). Solo che volevo vedere se sul serio l’eBook si sarebbe preso la più parte del mercato librario e i dati italiani lasciavano molti dubbi al riguardo. Solo che i casi della vita a un certo punto si sono messi di mezzo e ho dovuto preoccuparmi di ben altro dal novembre 2015 all’estate 2016. Solo che nel frattempo i costi tipografici di un’autoproduzione erano scesi tantissimo e maturava sempre più forte in me la convinzione (i fatti l’hanno suffragata) che la stragrande maggioranza della platea cui mi rivolgo sia affezionata alla carta e consideri l’eBook al massimo un (più economico) ripiego. Nel 2018 prendevo allora a considerare seriamente la possibilità di fondare una casa editrice. Per autopubblicarmi, per cominciare. Con il sogno, se fosse andata bene, di offrire in un secondo momento ad alcune persone che stimo la possibilità di aggregarsi, ricevendo per farlo royalties di alcuni ordini di grandezza più alte di quelle che offre (quando le offre) l’editoria ufficiale. E fu a quel punto che fra il progettare e il fare si misero di mezzo burocrazia e balzelli. Si trattava (ovvio!) di fondare una società, una s.a.s. per la precisione, che può anche avere un unico socio ma nel mio caso ne avrebbe avuti due. Le società si fondano davanti a un notaio ed ecco il primo costo. Modesto e una tantum, giusto qualche centinaio di euro. La contabilità della società sarebbe stata delle più semplici ma per non correre rischi è sempre meglio affidarsi a un commercialista, giusto? Aggiungete un 5-600 euro all’anno. Ci si può stare ancora. Poi però mettetene 3.500 che vanno versati forfettariamente all’INPS se anche non hai avuto un centesimo di guadagno. E dal primo centesimo di guadagno i soci pagano l’Irpef. Come è giusto sia, ma forse un po’ troppo rispetto a quello che sarebbe giusto per chi vorrebbe provare a fare impresa. Sommate i costi di stampa da anticipare alla tipografia e poi e anzi soprattutto considerate che i libri occupano spazio e a un certo punto devi per forza affittarlo, a meno di non ristampare mai quando una tiratura va esaurita oppure, se non va esaurita, se vuoi tenerti delle copie per quelli che potrebbero chiedertele a distanza di anni. Mettici il dovere preparare un pacco (non ho mai considerato – MAI – una distribuzione in libreria: sommare quel costo ai già menzionati per una casa editrice minuscola significa condannarsi alla morte per fame e punto) e fare la coda in posta ogni volta che ricevi un ordine. Insomma: una fatica pazzesca per andare forse pari, con le vendite che ipotizzavo tenendomi saggiamente basso, dopo due anni, se non tre. Ne valeva la pena? Stavo scoraggiandomi.

Poi, grazie a un collega che non ringrazierò mai abbastanza, ho scoperto che da qualche tempo Amazon offre la possibilità di pubblicare in proprio non solo eBook ma pure libri “veri”, con la formula del “print on demand”. Fornisci un pdf e, ogni volta che qualcuno lo ordina, una singola copia viene stampata e spedita. Stabilisci tu (entro determinati parametri) il prezzo, Amazon sottrae un costo di stampa prefissato e la sua quota di guadagno e ti versa, mensilmente e al netto delle tasse, il resto. Una volta all’anno ti rilascia la relativa certificazione fiscale. Rischio di impresa: zero. Non puoi perderci altro che il tempo che ci hai dedicato. Che avreste fatto al posto mio? Avreste avviato l’insensato ambaradan di cui sopra pur di non mettervi, per così dire, in società con Jeff Bezos? Cosa che avrei in ogni caso fatto a suo tempo, non essendoci alternativa vera, se avessi cominciato a pubblicare eBook. Che NESSUNO distribuisce in proprio.

Capisco che a qualcuno non piaccia il sistema Amazon. Capisco benissimo chi i libri preferisce acquistarli in libreria, visto che è così anche per il sottoscritto. Ma Venerato Maestro Oppure non sarebbe comunque mai andato in libreria. Senza Amazon, me lo sarei pubblicato e distribuito da solo, salvo magari poi constatare che il gioco non valeva la candela e allora non avrebbe avuto i successori che invece avrà. Grazie ad Amazon, piaccia o meno. Di nuovo: che avreste fatto al posto mio?

21 commenti

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21 risposte a “Perché il mio primo libro autoprodotto è un’esclusiva Amazon (e lo saranno anche i successivi)

  1. Chiarissimo. Una sola curiosità: cercare un editore (chessó, Giunti) era fuori discussione?
    In bocca al lupo per l’avventura editoriale. Spero di leggere molte altre antologie targate Cilía.

    • Diciamo che, si fosse trattato di un libro solo, e nello specifico di questo, credo che non avrei faticato a trovare un editore. Ma proprio per niente. Però nessuno, va da sè, sarebbe stato disponibile a pubblicarne quattro, cinque, dieci nell’arco di due, tre, cinque anni. In ogni caso: non avrei avuto convenienza io.

  2. Mario78

    D’accordissimo. Quello che non sopporto è chi ragiona per principio. Ti ci devi trovare dentro le situazioni, capirle a fondo e poi scegliere, con cognizione di causa, la tua strada. Altrimenti il rischio è quello di giudicare solo per partito preso, non considerando che le cose sono, in genere, complesse, e non hanno un’unica soluzione che si adatti a tutti.
    Piuttosto…qualche giorno fa è venuto a mancare uno dei più grandi e sottovalutati chitarristi di sempre. È bruciato troppo in fretta, ma è l’autore di un album che dire capolavoro è poco, quel “then play on” dei fu valorosi Fleetwood Mac. Spero che su queste pagine dedicherai qualche approfondimento sull’uomo. Grazie per la tua scelta e continua così.

    • Ho appreso un po’ in ritardo della scomparsa di Peter Green e avrei avuto un unico testo (e molto breve) da ripubblicare per ricordarlo. Magari un giorno spenderò qualche parola in più per quell’incatalogabile capolavoro che è “The End Of The Game”.

  3. ciao Eddy, tutto molto chiaro e indiscutibile (nel senso, è una tua scelta e non vedo per quale motivo non rispettarla).. una cosa ti chiedo.. io ho autopubblicato solo un libro finora, raccogliendo una serie di miei articoli che erano usciti per una rubrica che ho tenuta sul Guerin Sportivo, poi integrati con altri nuovi di zecca… per farlo mi affidai a youcanprint e, dalla descrizione della tua esperienza con Amazon, mi pare di non rilevare alcuna differenza… la mia esperienza è stata molto buona, ho avuto le mie soddisfazioni, ho venduto le mie copie, sia ebook (ammetto che volevo provare), sia cartaceo e, non lo credevo, è proprio la versione cartacea ad essere andata meglio… curiosità mia è perchè hai scelto amazon? ti sei fidato di questa persona o non ti soddisfacevano altre piattaforme? ciao e in bocca al lupo

    • Ho scelto Amazon perché offre agli autori le condizioni migliori e inoltre occupa la quota di mercato di gran lunga più rilevante. Tanto che non vale la pena, secondo me, di essere presente anche altrove e mi riferisco qui solo alla versione eBook (non mi risulta, per dire, che IBS offra un servizio analogo di “print on demand”: sbaglio?).

      • Rocco

        Anche io ho pubblicato con Youcanprint, ti permette di essere presente su più piattaforme come IBS , amazon, libreria universitaria a livello di royalties bisognerebbe fare un confronto.

      • non risulta anche a me, ma ycp come dice anche Rocco ha una buona diffusione, non credo ci sia tutta questa differenza con amazon che, in ogni caso, quando lo scelsi, ancora non offriva la possibilità di pubblicare

      • In ogni caso, mi fa piacere che la tua esperienza stia andando bene ma sono convinto che non avresti avuto difficoltà a trovare un editore

  4. Salvatore Garofalo

    Hai fatto bene. Punto. E adesso vado ad ordinarlo!

  5. Alessandro Gandino

    Medesime valutazioni e stessa scelta. Aggiungo che se mi fossi appoggiato ad una piccola casa editrice indipendente, sarei stato costretto ad acquistare un considerevole numero di copie con una distribuzione non certo capillare. KDP Amazon si è rivelato un ottimo strumento.

  6. matteo

    ..there is no alternative..

  7. Monia Angeli

    Io, da libraia e avida consumatrice di libri dico “No: avrai guadagnato in soldi, ma hai perso una grande occasione”. Le librerie non lavorano con Amazon e di libri vendono quelli “veri”: dietro, come immagino saprai benissimo, c’è tutto un lavoro delle case editrici, dei promotori, della distribuzione e dei librai (che li consigliano e li vendono). A parer mio, optando per la scelta, rispettabilissima, che hai fatto, hai saltato tutta quella filiera che è fondamentale perché un libro circoli, perché, in definitiva, un libro ESISTA. Hai scelto la cosa, invece delle persone. Hai deciso di scavalcare il problema della cattiva gestione editoriale e della burocrazia italiana che, ovviamente, c’è ed è forte, invece di provare a combatterlo e tentare di risolverlo.
    Così facendo, sei destinato a perderti il contenitore giusto per il libro: tutto quel lavoro di scelta del tuo libro da parte del libraio che decide cosa tenere nel proprio negozio, di posizionamento all’interno della propria struttura, di promozione del libro stesso fatta attraverso l’esposizione negli scaffali e/o in vetrina, il consiglio al cliente, l’eventuale presentazione con pubblico.
    Non sono d’accordo e mi dispiace il tuo ragionamento, anche se lo comprendo: perché io, il tuo libro, l’avrei scelto e curato.

    • Ma sei seria? Ma il post lo hai letto per intero, ivi inclusa la parte in cui spiego perché in ogni caso i miei libri non sarebbero MAI passati dalle librerie? Cioè… IO avrei dovuto mettermi a combattere “il problema della cattiva gestione editoriale e della burocrazia italiana”? Conosco bene “tutto il lavoro delle case editrici, dei promotori, della distribuzione e dei librai” e sai perché lo conosco? Perché lo foraggio con il MIO di lavoro dal 1983 se si parla di riviste e dal 1990 se si parla di libri. Sai quanto mi rende un libro mio venduto direttamente da Amazon rispetto a quanto frutterebbe lo stesso volume affidato alla più seria e corretta delle case editrici (che peraltro lo metterebbe in vendita pure su Amazon, IBS, Feltrinelli etc etc etc)? Il sestuplo, a spanne. OK?

      • Monia Angeli

        Sono seria, e molto, ma vista la tua acredine e la tua mancanza di fiducia nei confronti della mia capacità interpretativa (se mi sono presa la briga di risponderti qui avrò letto… O no?) e, a questo punto, anche nei confronti del tuo libro, ti lascio a vendere su Amazon (che NON è una libreria).

  8. É una scelta condivisibile per certi aspetti per altri no, ad esempio il commento della lettrice del blog che fa la libraia. Che dire? Ai posteri…

    🙂

    • Monia Angeli

      Poi sul FB in cui è stato postato l’articolo (su cui non posso commentare, visto che mi è stato negato l’accesso) si dice che non si sono lette le motivazioni del vendere il libro solo su Amazon: io le ho lette molto bene, ma ciò non mi impedisce di non essere d’accordo.

  9. Monia Angeli

    Non parlo del tuo profilo, Eddy: il post l’ho letto su quello di Tony Face.

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